Venezia: il giorno dopo

mercoledì 13 novembre 2019


Sto leggendo l’ultimo libro di Mario Calabresi, “La mattina dopo”, nel quale l’autore, come dice il titolo, descrive ciò che si prova la mattina del giorno successivo a quello in cui si sono verificati fatti che sconvolgono la vita delle persone. Quella di Calabresi è una riflessione interessante, che narra le sensazioni – diverse, ovviamente – di ciascuno di noi, quando, a mente fredda e riposata ci confrontiamo con una realtà mutata, se non stravolta.

Come si sentono, oggi, i veneziani, dopo quello che è accaduto la scorsa notte? Dire “male” è riduttivo e parziale. Sconfortati per i danni subiti e che, con la solita operosità, ripareranno al più presto? Irritati per il disinteresse dello Stato, che non ha mai completato la faraonica e costosissima opera chiamata Mose? Delusi in anticipo dalle promesse vane dei prossimi giorni?

Sì e no. Io credo – per quel poco che li conosco – che si rimboccheranno le maniche, senza attendere aiuti che non arriveranno e ripuliranno tutto, a spese loro, dicendo a se stessi e agli altri “ne abbiamo passate di peggiori. San Marco ci aiuterà”.

Vero: ne hanno passate di peggiori e se la sono cavata da soli. La riflessione del mattino dopo è tutta qui: nel constatare che ciascuno di noi sceglie i simboli che lo rappresentano meglio e che gli consentono di contrapporre la propria forza anche alle peggiori avversità.


di Mauro Anetrini