L come libertà, L come laicità

L come libertà L, come laicità: non può esistere l’una senza l’altra. La laicità sta alla libertà come l’aria e l’acqua stanno alla vita. Laicità significa garanzia dell’autonomia di pensiero, di parola, di associazione. Uno Stato laico, di conseguenza, esclude qualsiasi egemonia culturale o di pensiero alla quale si è obbligati a conformarsi. La laicità perciò è il presupposto necessario all’indipendenza delle attività umane, che non debbono sottostare a regole calate dall’alto; la laicità garantisce la libertà di ricerca e di scelta, impedendo che gli orizzonti del sapere siano condizionati da ingerenze ideologiche e religiose, come da pregiudizi di classe o di razza. In questo la laicità non è antagonista di alcuna forma di religiosità al contrario, nel passato, ha spesso difeso chiese e clero da deformanti intrusioni politiche.

Scrive Claudio Magris: “Laicità significa tolleranza, dubbio rivolto pure alle proprie certezze, autoironia, demistificazione di tutti gli idoli, anche dei propri; capacità di credere fortemente in alcuni valori, sapendo che ne esistono altri, pur essi rispettabili. Laicità significa fare i conti con le scelte e con le rinunce implicite in ogni scelta, non confondere il pensiero e l’autentico sentimento […] con la convinzione fanatica e con le viscerali reazioni emotive. […] Laico è chi sa aderire ad un’idea senza restarne succube, impegnarsi politicamente conservando l’indipendenza critica, ridere e sorridere di ciò che ama continuando ad amarlo”.

La laicità non coincide, come scrive Calogero, con un sistema filosofico e non è una ideologia nel senso proprio del termine, ma è un metodo che consente la convivenza di posizioni di pensiero diverse, non è, dunque, un contenuto ma un contenitore capace, diceva Norberto Bobbio, di consentire “la sopravvivenza di tutte le culture” e di ogni credenza religiosa in un contesto di società aperta. Aggiungeva il Filosofo che il laico è capace di appassionarsi ai “valori caldi (amore, amicizia, poesia, fede, generoso progetto politico) ma [anche di] difende i valori freddi (la legge, la democrazia, le regole del gioco politico) che soli permettono a tutti di coltivare i propri valori caldi”.

Secondo Giulio Giorello in un siffatto quadro dovrebbero essere disposte “strutture protettive atte a garantire la tolleranza e a scoraggiare non solo l’intollerante ma qualsiasi “ingegnere di anime” che spinto da irrefrenabile “altruismo” voglia imporre le proprie ricette per plasmare l’uomo o la donna “nuovi” costringendoli a scegliere quello che lui giudica essere il bene […] a stabilire sanità e follia, a modellare mentalità, a frugare nelle coscienze”. Insomma, una società impostata su una visione laica, necessita di una continua attenzione e controllo, deve impedire ogni sopraffazione di pensiero ma al tempo stesso non può imporre, condannare, vietare, cadere nella trappola del reato di opinione. Affermava Luigi Einaudi: “È preferibile l’equilibrio ottenuto attraverso discussioni e lotte a quello imposto da una forza esteriore […] Nella lotta e nella discussione s’impara a misurare la forza dell’avversario, a conoscere le ragioni a penetrare nel funzionamento del congegno che fa vivere entrambi i contendenti”.

Il nemico giurato della laicità è il totalitarismo che tende a impadronirsi del potere politico e di perpetuarlo e, per realizzare tale progetto, mira a eliminare il diritto alla libertà e a imporre il pensiero unico. Purtroppo il totalitarismo si è evoluto e da iena o lupo quale era, è diventato un camaleonte, pronto a colorarsi di democrazia e libertà, per imporre la propria ideologia o anti-ideologia e a regnare così, con la propria tirannide, sull’arido deserto del conformismo del potere o del politicamente corretto.

Aggiornato il 20 gennaio 2020 alle ore 12:53