Provo un infinito senso di pena per Claudia Gerini, per Ambra Angiolini, per Heather Parisi ed anche per tutti coloro – e non sono certamente pochi – che si sono loro uniti per criticare aspramente Amadeus, presentatore di Sanremo, nel nome del “politicamente corretto”.

Si aggiunga la nota scrittrice Michela Murgia che, con amabile e raffinato stile letterario e personale, ha definito la presunta “gaffe” di Amadeus, come una “stronzata” e subito dopo come una “porcata” (riporto qui – e ne chiedo venia – i sofisticati e precisi termini da lei usati).

Ma cosa avrebbe combinato di tanto grave il presentatore?

Nel corso della presentazione alla stampa delle attrici che collaboreranno con lui, ha lodato la fidanzata del celebre motociclista Valentino RossiFrancesca Sofia Novello – non solo per l’avvenenza, la simpatia e la capacità, ma anche – udite!, udite! – per essere risuscita a restare “un passo indietro” rispetto all’attività del fidanzato, appunto motociclista noto in tutto il mondo e vincitore di numerosi trofei internazionali.

Apriti cielo! I custodi – autoproclamatisi tali – del “politicamente corretto” e in servizio permanente effettivo, hanno subito sguainato le loro armi comunicative, accusando Amadeus di “dichiarazioni sessiste” e chiedendo immediate scuse pubbliche e cenere sul capo: e fra costoro anche i nomi delle sopra citate.

Perché provo pena per tutti costoro?

Per il semplice motivo che mostrano di non capire nulla né del significato delle parole di Amadeus né di cosa sia in effetti il femminismo autentico che credono di servire, mentre sono loro medesimi asserviti ad un’idea di femminismo del tutto irreale in quanto ideologicamente segnata.

Va infatti notato, in via preliminare, che Amadeus, lodando la giovane per aver saputo stare “un passo indietro” – da buon tifoso interista – aveva probabilmente in mente il comportamento di Wanda Nara, moglie del centravanti dell’Inter Mauro Icardi, la quale, invece di stare un passo indietro rispetto al celebre marito, si è collocata sei o sette passi avanti, riuscendo a danneggiare in breve tempo non solo la carriera del marito – costretto prima a non giocare e poi al trasferimento lontano da Milano e non più convocato dalla nazionale argentina – ma anche lo spogliatoio e la squadra tutta dell’Inter, privata di un fortissimo attaccante e quotidianamente bersaglio diretto o indiretto di illazioni, maldicenze, ripicche, allusioni, insomma di un armamentario comunicativo che è l’esatto opposto della serenità che dovrebbe accompagnare una squadra impegnata in difficili competizioni nazionali e internazionali.

E ciò la gentile signora faceva per mesi dagli schermi televisivi, rilasciando dichiarazioni di vario genere, nel corso di una trasmissione sportiva alla quale era stata chiamata quale ospite fissa non per i propri (a me sconosciuti) meriti, ma in quanto moglie del centravanti dell’Inter. Costei, insomma, ha usato il ruolo del marito per procacciarsi una enorme visibilità personale, con i connessi effetti benefici sul conto corrente e sulle ulteriori presenze televisive, capaci di far schizzare alle stelle gli ascolti: questo, credo, il paradigma comportamentale che Amadeus intendeva stigmatizzare in modo indiretto lodando Francesca Sofia Novello.

Brava dunque costei perché non ha mai usato il ruolo del fidanzato – campione planetario – per cavarne un utile personale e senza specifici meriti propri. Brava perché appunto è rimasta “un passo indietro”. Brava perché è stata una vera donna, nel senso alto e nobile del termine, e non una spregiudicata cacciatrice di vantaggi personali e utilità varie, utilizzando la notorietà del fidanzato. E allora sarebbe bene che questi campioni del “politicamente corretto” – del quale davvero non se ne può più – imparassero a pensare prima di parlare e straparlare.

Se pensassero, capirebbero subito infatti che se occorre stare “un passo indietro”, non è per il sesso di appartenenza, ma per il ruolo che si ricopre: è così difficile da capire, anche per una scrittrice?

Prova ne sia che è possibile indicare molti casi assai noti in cui è l’uomo – e non la donna – a “stare un passo indietro”.

Si pensi a Filippo di Edimburgo che da oltre mezzo secolo sta diversi passi dietro alla regina Elisabetta; al marito di Angela Merkel, di cui non rammento neppure il nome; al fidanzato o marito – di cui personalmente nulla so – di cantanti come Laura Pausini, Mina, Ornella Vanoni, di notorietà universale.

Non solo. Anche nella vita di tutti noi, vale il principio per cui a dettare il “passo indietro” non è certo il sesso di appartenenza, ma il ruolo che si ricopre. Così, il marito di una preside starà un passo indietro rispetto ai Consigli di classe ove sia impegnata la moglie, evitando di ingerirsi negli scrutini che non lo riguardano; il fidanzato di una avvocatessa si guarderà bene dal seguire la propria fiamma in pubblica udienza, rilasciando poi pubblicamente critiche e giudizi; il fratello di una famosa nuotatrice si asterrà dal dispensare a destra e a manca consigli tecnici e suggerimenti sui metodi di allenamento suoi e delle sue compagne. Non mi sembra difficile da capire, anche per le scrittrici come la Murgia.

Quanto poi al femminismo, tutti costoro, non comprendendo di farsi semplici alfieri di una ideologia che, come tale, preconfeziona giudizi a prescindere dalla realtà, farebbero bene a studiare un poco.

Se studiassero, potrebbero apprendere che oltre un secolo fa Lou Salomé – intellettuale molto legata a Nietzsche prima e a Rilke dopo – fondò filosoficamente e culturalmente un autentico femminismo per nulla ideologico.

Secondo la Salomé – per ragioni sia biologiche che psicologiche – mentre l’uomo è tendenzialmente specializzato e perciò formato ed indirizzato verso una o più funzioni specifiche, la donna è tendenzialmente indifferenziata, e perciò si può raffigurare come una circonferenza che è insieme in sé completa ed infinita; mentre l’uomo non è autosufficiente, la donna è del tutto autonoma; mentre l’uomo trova il proprio baricentro fuori di sé – cioè nella donna – la donna è sempre “presso di sé”, che vale essere veramente liberi. Ne viene che per la prospettiva di Salomé – non ideologica – la donna deve guardarsi dall’imitare l’uomo, dal volersi modellare sulle caratteristiche di vita maschili, cercando di sviluppare invece le proprie specifiche e indifferenziate capacità, che sono superiori a quelle maschili.

Ecco perché Salomé, oggi, starebbe dalla parte di Amadeus: di gran lunga preferibile per lui invece che ottenere l’approvazione della Gerini, della Murgia e della loro ideologica ed immemore (di Salomé e del vero femminismo) compagnia.

Aggiornato il 20 gennaio 2020 alle ore 12:56