Caso Kirchner: dove sono le istituzioni italiane?

giovedì 13 febbraio 2020


“Italiani geneticamente mafiosi”: sono queste le parole della vice-presidente argentina, Cristina Fernández de Kirchner, che stanno facendo il giro del mondo. In Italia, la notizia è rimbalzata sulle agenzie di stampa solo nella serata di martedì 11 febbraio, ma le dichiarazioni sono precedenti. Risalgono infatti a sabato 8 febbraio e sono state pronunciate, guarda caso, a Cuba, durante la Fiera del libro in programma a L’Avana nella quale Kirchner figurava tra gli ospiti d’onore.

Mentre persino gli organizzatori dell’evento si dissociavano dalle esternazioni dell’icona femminile della sinistra sudamericana, in Argentina, dove oltre il 50 per cento della popolazione è di origine italiana, è scoppiato il putiferio, con la reazione furente di numerose associazioni che rappresentano la comunità italo-argentina.

Per far rientrare le accuse di “italofobia” che hanno travolto la Kirchner e chiudere il caso, quanto meno di fronte al Paese oltraggiato, al presidente argentino, Alberto Ángel Fernández, è bastato convocare l’ambasciatore italiano, Giuseppe Manzo, il quale si è accontentato di ascoltare il resoconto della recente visita a Roma del suo interlocutore.

Il 31 gennaio, Fernández ha infatti incontrato il trio Mattarella, Conte, Di Maio e a Manzo ha confermato l’intenzione di Buenos Aires di rafforzare le relazioni bilaterali così come emersa dai colloqui, sottolineando poi l’ovvio, con l’elogio del “contributo della comunità italiana e dei suoi valori allo sviluppo dell’Argentina”.

Caso chiuso dunque? Sembra di sì, complice il silenzio di Mattarella, Conte e Di Maio. In un altro Paese, invece, ancora dotato di un minimo di orgoglio e senso d’identità nazionale, il putiferio sarebbe stato solo agli inizi. Dsds – dssd

Se la grave offesa della Kirchner – che voci appena giunte dalla comunità italo-argentina definiscono “regina dei comunisti” – fosse stata rivolta alla Francia, ad esempio, Emmanuel Macron e il governo sarebbero scattati immediatamente e senza indugio a difesa dell’onore ferito. Per non parlare della Turchia, dove il Sultano Recep Tayyip Erdoğan avrebbe trovato la scusa buona per scatenare un’altra guerra.

All’Italia finita nelle mani di Sardine e compagni, non resta ormai nemmeno un sussulto di dignità a cui aggrapparsi.

Sarebbe stato dovere di Luigi Di Maio convocare l’ambasciatore argentino alla Farnesina, come d’uopo in ogni crisi diplomatica. Sarebbe stato dovere di Giuseppe Conte rilasciare quanto meno una nota di protesta e del Quirinale richiedere espressamente scuse ufficiali, a difesa della reputazione dell’Italia nel mondo.

Naturalmente, nulla di tutto questo. Mentre scriviamo, le istituzioni incaricate a rappresentare la comunità nazionale non hanno ancora emesso il benché minimo sospiro sulla vicenda, avallando in tal modo sia la sufficienza di Fernández che l’impunita arroganza della Kirchner di fronte alla comunità internazionale.

Le litanie che hanno accompagnato la commemorazione delle foibe dei giorni scorsi da parte anche della sinistra istituzionale e di governo, rivelano così tutta la loro ipocrisia e infondatezza. C’è da essere schifati, ma non stupiti: sappiamo che questa è la sinistra predominante in Italia e che sta agendo in solidarietà con la sinistra in Argentina.

La stragrande maggioranza degli italiani continua a soffrire per le mortificazioni costanti a cui identità, cultura, tradizioni, in sostanza l’Italia e la sua anima sono pervicacemente sottoposte nel regno del Pd in costruzione. Ed è per questo che le urne continueranno a restare chiuse.


di Souad Sbai