La bomba dei cinesi di Prato

La comunità cinese della Toscana è composta da più di ventimila persone concentrate soprattutto a Prato. Di questa comunità, duemilacinquecento persone tra donne ed uomini si sono recati nel Paese d’origine in occasione del capodanno cinese ed ora si accingono a rientrare in Italia per riprendere le proprie normali attività lavorative.

Tutti gli italiani che tornano dalla Cina vengono sottoposti alla quarantena per evitare il diffondersi dell’epidemia del coronavirus. Le autorità di governo hanno trasformato i rientri, da quello del ragazzo a quelli dei passeggeri delle navi crociera, nell’occasione per mettere in mostra la propria capacità di saper salvaguardare la salute degli italiani.

Ma questa operazione d’immagine non sembra riguardare i cinesi della Toscana e di Prato. Questa comunità ha deciso autonomamente di puntare sull’autoquarantena per evitare il rischio di contagio. Ogni cinese di ritorno dalla Cina si chiuderà in casa per almeno due settimane e se per caso avvertirà dei sintomi rientranti in quelli del coronavirus dovrà avvisare o recarsi ad un apposito centro medico predisposto dalla locale Asl.

L’autoquarantena della comunità cinese costituisce un atto di responsabilità meritorio ed apprezzabile. Ma non sembra in grado di costituire una prevenzione accettabile ed efficace dell’epidemia. Per la semplice ragione che i cinesi rientrano nelle loro abitazioni e nelle loro aziende e non possono fare a meno di stare in contatto con i propri familiari e con gli addetti alle proprie attività. Esiste il concreto e drammatico pericolo, in altri termini, che il rientro in Italia dei cinesi toscani senza alcun controllo e misura preventiva delle autorità sanitarie nazionali possa far scattare una esplosione dalle dimensioni gigantesche ed incontrollabili dell’epidemia all’interno del nostro Paese.

Ma è possibile che un Governo così attento a mandare allo Spallanzani ogni italiano di rientro dalle zone a rischio con il concorso della massima enfasi mediatica, ignori totalmente il pericolo rappresentato dal rientro in Italia dei duemilacinquecento cinesi toscani?

Qualcuno avvisi Giuseppe Conte ed i suoi collaboratori che la diffusione del coronavirus è un rischio maggiore degli strappi di Matteo Renzi. E che preoccuparsi della salute dei cinesi italianizzati non è razzismo ma solo buon senso!

Aggiornato il 20 febbraio 2020 alle ore 10:36