L’Italia ai tempi del Coronavirus

Dopo le altisonanti rassicurazioni sparse a piene mani soprattutto dal ministro della Salute, Roberto Speranza, e dal premier, Giuseppe Conte, alla fine il temibile Coronavirus ha fatto il suo sinistro ingresso in Italia, facendoci balzare al primo posto in Europa per numero contagi.

Dunque a nulla sono serviti i miracolistici provvedimenti adottati dall’Esecutivo in carica, compreso l’inutile esborso di 400mila euro di quattrini del contribuente per riportare a casa Niccolò, il 17enne che era rimasto bloccato in Cina con la febbre, ma che è poi risultato negativo ai test. Ma tanto è bastato al ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, per riprendersi la scena da protagonista nel nostro inguardabile teatrino dell’assurdo. Non pago di ciò, l’ex bibitaro dello Stadio San Paolo, nel corso di una conferenza stampa tenuta in Spagna, avrebbe inglesizzato il micidiale agente patogeno con un magnifico “coronavairus”, ignorando che il termine virus deriva direttamente dal latino.

Comunque sia, i fatti drammatici di questi ultimi giorni, in cui già si contano i primi morti, ci raccontato la solita storia di un Paese drammaticamente affetto da faciloneria, improvvisazione e cialtronaggine. Virus questi ultimi che vengono da molto lontano e il cui vaccino, ahinoi, non è stato ancora creato.

A tal proposito registriamo la dura presa di posizione del medico e accademico Roberto Burioni, da sempre in lotta contro gli irresponsabili ciarlatani che sparano a zero contro i vaccini in generale. “La notizia che speravamo di non dovervi dare è arrivata: il virus è in Italia. È arrivato come avevamo già previsto, dalla Cina”, ha esordito in un video il noto virologo. Prendendo poi di petto il modo con il quale è stata affrontata tale emergenza, ha aggiunto: “Tutto questo ci fa capire quanto fossero sbagliate alcune declamazioni tranquillizzanti di certa politica nei giorni scorsi. Non bisogna prendere alla carlona questa cosa. La quarantena di tutte le persone che tornano dalla Cina è l’unico modo di bloccare questo virus”.

Parole sagge e responsabili che contrastano con la linea eccessivamente rassicurante del Governo giallo-rosso. Da questo punto di vista si può comprendere la necessità di evitare che si scateni il panico nella popolazione. Tuttavia, così come ha poi esortato a fare lo stesso Burioni, non occorre esagerare in senso opposto facendoci abbassare la guardia. Bisogna invece adottare una seria linea di prudenza ed attenzione. “È un piccolo passo quello che il virus è riuscito a fare – ha concluso il celebre studioso – ma non dobbiamo concedergliene altri”.

Altrettanto lapidaria la critica di Walter Ricciardi, docente alla Cattolica e membro del Consiglio esecutivo dell’Organizzazione mondiale della sanità. In una intervista rilasciata a “La Stampa”, lo studioso sostiene che sul coronavirus “l’Italia ha commesso grossi passi falsi. Paghiamo il fatto di non aver messo in quarantena da subito gli sbarcati dalla Cina. Abbiamo chiuso i voli, una decisione che non ha base scientifica, e questo non ci ha permesso di tracciare gli arrivi, perché a quel punto si è potuto fare scalo e arrivare da altre località. Inoltre, quando vengono contagiati i medici significa che non si sono messe in campo le pratiche adatte, oltre al fatto che il virus è molto contagioso. Francia, Germania e Regno Unito, seguendo l’Oms, non hanno bloccato i voli diretti e hanno messo in quarantena i soggetti a rischio”.

Non credo che, di fronte ad un argomento così serio, si possa aggiungere altro. A questo punto ci aspettiamo più fatti e meno chiacchiere da chi è chiamato ad affrontare il problema sanitario. Un problema il quale, se dovesse ingigantirsi, potrebbe comportare gravissime ripercussioni economiche per un sistema già particolarmente fragile di suo. Ma questa, almeno per ora, è tutta un’altra storia.

Aggiornato il 24 febbraio 2020 alle ore 10:38