L’invincibile burocrazia

lunedì 24 febbraio 2020


Una delle cose più comiche, ma insieme – come accade – più irritanti, per un italiano, è assistere allo spettacolo di politici di ogni colore, sia della maggioranza, sia dell’opposizione, che, nel corso di trasmissioni televisive molto seguite, ripetono, come fosse un “mantra”, che bisogna combattere contro la burocrazia.

La cosa fa ridere – ed insieme fa rabbia – perché costoro si comportano come se il mostro burocratico che soffoca l’Italia fosse dovuto a noi poveri cittadini, e non proprio a coloro che dagli schermi televisivi ne predicano il contenimento. Insomma, sembra quasi uno scherzo, una battuta di umor dubbiosamente comico.

E allora va detto chiaramente a tutti questi politici – di destra e di sinistra – che la fonte prima della burocrazia è la legge e che la legge, fino a prova contraria, la fanno coloro che poi si lamentano della burocrazia da essa stessa prodotta, e anche, naturalmente, dai successivi regolamenti di attuazione e dalle circolari ministeriali che disgraziatamente invadono gli uffici, creando più confusione che chiarezza.

Al punto che la nostra può essere anche chiamata la “Repubblica delle circolari”, alle quali il tipico funzionario amministrativo rimane aggrappato come il neonato al seno materno, dimenticando a volte che nell’eventuale discordanza – per nulla rara – fra legge e circolare, è la prima che deve prevalere e non certo la seconda. Provateci a convincerlo! Occorre una legione di avvocati, se va bene…

Ma chiediamoci: perché le norme di legge, dei regolamenti e le circolari (comicamente dette “esplicative”) contengono tante indicazioni del tutto folli, contraddittorie, assurde, contrarie al buon senso e che costituiscono un intralcio insormontabile per chi voglia semplicemente lavorare in santa pace?

Basti pensare, a titolo di esempio, a quel pensionato di Riccione che, nel 2013, si vide recapitare dal’Inps una richiesta di restituzione di 1 euro, indebitamene percepito nel periodo fra il 1996 e il 2000.

Ebbene, son convinto che il mostro burocratico venga creato appositamente, con due finalità specifiche.

La prima è quella di generare grande confusione sul da farsi, col risultato di permettere al dirigente di turno di fare praticamente ciò che vuole, senza preoccuparsi di ciò che gli altri pensino o facciano. E qui alligna la corruzione, perché ovviamente nel delirio di norme, di regole ed eccezioni e di contro-eccezioni, tutto rimane bloccato per un tempo indefinito, facendo lievitare la ferale tentazione di trovare una scorciatoia miracolosa, pagando e corrompendo il funzionario di turno, pur di trovare una via di uscita.

Raffaele Cantone, che fino a pochi mesi fa, era a capo della Autorità Anticorruzione, aveva spesso ripetuto che il modo più efficace per arginare la corruzione sta nella semplificazione burocratica delle procedure. E tuttavia, neppure lui fece qualcosa per semplificare la legge sugli appalti, un vero coacervo di previsioni e di contro-previsioni, nel cui ambito nessuno è mai certo di non sbagliare e che fatalmente conduce alla paralisi.

Il solo modo di dar corso alle opere pubbliche in Italia è oggi la radicale abolizione della legge sugli appalti, lasciando che ogni amministratore si regoli secondo le norme tecniche ed economiche necessarie e che poi venga chiamato a rispondere del suo operato in prima persona.

Ma so per certo che siccome questa strada sarebbe logica non sarà mai aperta e battuta, anche perché esiste una seconda finalità che il mostro burocratico persegue e che non va trascurata. Ed è che nella enorme confusione generata dalle incredibili pretese della burocrazia, il singolo amministratore si può permettere di esercitare un potere di freno o di accelerazione della procedura, scavalcando addirittura il politico, titolare del ruolo governativo, e allestendo una sorta di contro-potere da lui in prima persona gestito e del quale bisogna tener massimo conto se si voglia lavorare da parte di normalissimi imprenditori.

Insomma, la burocrazia propizia un contro-potere che rappresenta il vero potere, con cui occorre misurarsi.

Vi pare poco? A me no. A me pare un vero disastro.


di Vincenzo Vitale