Un gelido vento giacobino sferza la nazione

Oltre a quello meteorologico, un gelido vento giacobino sta sferzando la nazione. Come se non bastassero le impressionanti misure liberticide decise dal Governo per contrastare il Coronavirus, con le quali hanno di fatto chiuso il Paese, su vari canali televisivi vi è tutto un rincorrersi circa le ipotesi di ulteriori strette. Tant’è che ieri, a seguito di un Consiglio dei ministri durato un paio d’ore, ne sono arrivate altre, con le quali si inaspriscono le sanzioni pecuniarie per chi violerà le attuali disposizioni, con un ulteriore aggravamento nel caso di utilizzo di mezzi di trasporto. Inoltre, quasi che stessimo in un dramma del teatro dell’assurdo, si è previsto di comminare la chiusura da 5 a 30 giorni per le attività commerciali che non rispettino i divieti imposti. Situazione che gran parte di queste ultime già sono costrette a subire. Quindi non si comprende proprio, ma forse siamo troppo stupidi rispetto ai geni che occupano la stanza dei bottoni, dove sia la deterrenza di una tale norma.

Ed a metà tra le grida manzoniane e gli ukase di staliniana memoria, immancabile è giunta la solenne comunicazione su quanto deliberato del presidente del Consiglio in rigorosa modalità da remoto. Tutto questo in un desolante scenario dominato dal terror panico – che prima ancora delle misure decise dall’Esecutivo aveva già desertificato le nostre città – e scandito dai proclami di guerra di Giuseppe Conte. Ma attenzione, al di là di quando e come finirà un’emergenza sanitaria sempre più figlia di una ben nota italica improvvisazione, abbiamo il sospetto che il peggio debba ancora venire, sotto forma di una devastante crisi economica e finanziaria. Crisi che, come mi sforzo di ripetere da tempo, è fisiologico che colpisca più duramente i sistemi più fragili, tra cui per l’appunto il nostro. E se tanto mi dà tanto, visto il modo con cui a botte di decreto si è annichilita in breve un’intera collettività, portandola di fatto alla paralisi, non c’ è da stare molto tranquilli per il futuro di ciò che resta dei nostri risparmi.

A questo punto, non abbiamo alcuna garanzia che, nel caso si metta veramente male per la tenuta finanziaria dello Stato, non si decida di utilizzare gli stessi metodi spiccioli usati per l’emergenza sanitaria, decretando a raffica patrimoniali e prelevi forzosi sui beni mobiliari. D’altro canto, le prove generali le hanno fatte e il risultato, visto l’impressionante adeguamento di gran parte dell’élite politica, culturale ed economica all’attuale linea giacobina, appare ben poco rassicurante per i già molto alleggeriti portafogli degli italiani.

 

 

Aggiornato il 25 marzo 2020 alle ore 12:18