I danni causati dai talebani dell’informazione

Io spero che, quando si potrà tornare ad una relativa normalità, qualcuno si ricorderà del significativo contributo dato dall’Opinione al tema delle libertà conculcate per decreto, sulla scorta di una pandemia presentata da chi governa come se fosse la morte nera.

Tutto questo impegno, poi, diventa quasi un atto eroico se posto in relazione con l’imbarazzante linea editoriale, se così vogliamo definirla, che sta caratterizzando gran parte dell’informazione nazionale. Quella stessa informazione la quale, secondo una memorabile sentenza della Corte Suprema americana (a seguito di un famoso contenzioso giudiziario tra New York Times e Stati Uniti), “avrebbe dovuto essere al servizio dei governati e non dei governanti”, ma che in questo drammatico momento per il Paese ha scelto quasi all’unisono di sostenere in maniera del tutto acritica la linea liberticida dell’Esecutivo giallorosso. Altro che cane da guardia del potere, così come si dice soprattutto nei Paesi di cultura anglosassone, quindi!

Oramai, secondo una brillante definizione coniata da Nicola Porro, a battere la grancassa di quello che a mio avviso è il più colossale delirio autodistruttivo della storia repubblicana c’è quasi indisturbato “il giornale unico del coronavirus”.

Una schiera infinita di talebani convertiti alla religione dello “stare tutti a casa” che contribuisce da tempo a spargere alcuni virus assi più dannosi, almeno sul piano dei valori democratici, del Covid-19: quelli del terrorismo sanitario e della disinformazione.

Da settimane, infatti, la stampa nazionale sta dando un fondamentale contributo ad una doppia mistificazione. Da un lato si spacciano gli intollerabili arresti domiciliari di massa per misure di ragionevole distanziamento sociale, la cui abissale differenza la comprendono pure i sassi. Dall’altro lato ci si sforza in tutti i modi di supportare la tossica propaganda del comitato di salute pubblica al potere raccontando la favola, perché di questo si tratta, di un mondo circostante che in grande misura avrebbe adottato i nostri draconiani provvedimenti.

Ora, tutte le testimonianze raccolte soprattutto attraverso la rete, ultimo baluardo di resistenza nei confronti della psicopolizia che sta dominando in lungo e in largo l’Italia, ci dicono l’esatto contrario. Con vari livelli di contenimento e di chiusura, nel resto dei Paesi occidentali colpiti dalla pandemia nessun cittadino viene trattato come un criminale se esce di casa. A nessuno, come sta succedendo quotidianamente in Italia, può capitare di essere sanzionato, inseguito come un criminale e controllato con i droni e gli elicotteri, se acquista due bottiglie di vino, perché considerati beni non necessari da qualche poliziotto confuso, o se viene “pescato” a prendere il sole nel giardino di casa, così come più volte denunciato da tante atterrite vittime di codesta surreale caccia all’untore.

A tal proposito, a sostegno del mio assunto, vorrei segnalare il caso assai emblematico, e assolutamente rappresentativo dell’andazzo generale, di Claudio Pagliara, inviato Rai negli Usa. Ebbene, nel corso di Tg3 Linea Notte andato in onda martedì scorso, il nostro ha dato vita ad un breve e imbarazzante spettacolo di pura disinformazione. In collegamento dalla piazza più famosa di New York, Times Square, il bravo giornalista ha esordito con il consueto mantra, cercando di dimostrare con le immagini che anche la capitale mondiale della finanza avrebbe assunto lo stesso aspetto spettrale e desolato delle città italiane. Ma mentre intonava il suo peana di dolore, un paio di jogger sono transitati quasi sbeffeggiandolo sotto il suo naso, mentre alcuni ciclisti pedalavano in lontananza con totale nonchalance. Non c’era ovviamente la ressa dei giorni migliori, tuttavia le numerose coppiette rigorosamente senza mascherina in transito, piuttosto che altri gruppi più numerosi mostrati impietosamente in strada dalla telecamera, ha reso a dir poco imbarazzante il servizio del pur valido Pagliara. Egli in diretta ci stava fornendo la prova plastica di una informazione, in questo caso televisiva e pagata col canone di tutti, daltonica ad essere buoni. Una informazione al servizio di un improvvisato comitato pubblico di salvezza nazionale, a cui sono stati conferiti i pieni poteri, che non sembra ottenere i brillanti risultati promessi sul fronte sanitario e, proprio per questo, ne scarica il costo sull’intera cittadinanza, comprimendo in modo tanto irragionevole quanto sproporzionato gli inalienabili diritti costituzionali dei singoli e, piccolo dettaglio finale, portando in tal modo il Paese sull’orlo del fallimento economico e finanziario.

Ma per i talebani del giornale unico del coronavirus l’unica cosa importante e che tutti stiano barricati in casa. Viva l’Italia!

Aggiornato il 16 aprile 2020 alle ore 12:11