È tempo di farsi sentire

Con la giustificazione del virus, che sembra l’unico immortale dell’universo, nel senso cioè che o arriva il vaccino oppure saremo in eternità sotto botta, stanno accadendo troppe cose gravi e strane. Insomma che sia necessario avere accortezze l’abbiamo capito, come abbiamo capito che la cautela sia sempre buona consigliera e che le regole di igiene siano opportune e in certi casi ovvie, ma soprattutto abbiamo capito quanto sia in corso un’operazione colossale per farci cambiare vita. Ma quello che più sorprende è il fatto di come si voglia sovvertire per via del virus una serie di certezze che fino a ieri erano sostenute dagli stessi che oggi vogliono farci credere il contrario. Prendiamo il caso della didattica on line, ebbene sfidiamo chiunque a smentire che si sia sempre affermato il primato della scuola, dell’università e dell’insegnamento in presenza, relegando quello on line nelle classifiche minori, per farla breve i titoli acquisiti negli istituti e nelle accademie in rete hanno sempre avuto un peso diverso da quelle per così dire, classiche.

Tanto è vero che nei curricula conto è inserire una maturità, una laurea oppure un master on line e conto è quella di un corso di studi o di perfezionamento post laurea negli istituti tradizionali, fino a ieri era così, oggi invece vogliono convincerci del contrario. Vogliono inculcarci la convinzione che a partire dallo Smart working, learning, tutto sia migliore, come se a distanza si ottenessero risultati che in presenza sarebbero diversi o addirittura, visto che c’è il virus, pericolosi e incauti. Ma se questo non bastasse, per via del Covid-19, ci spingono a sostituire le banconote con il bancomat, la carta elettronica, perché l’animaletto si fissa sulle monete e circola con loro, come a dire che preferisca i bigliettoni al posto dei badge. Adesso si dirà che giustamente il frusciante passi di mano in mano e sia potenzialmente più rischioso, si tratta di un rischio antico tanto è vero che quelli coi capelli bianchi sono cresciuti con la raccomandazione di non mettersi le mani sulla bocca dopo aver maneggiato soldi, eppure siamo andati avanti e sopravvissuti a tante epidemie.

Oltretutto anche i bancomat e le carte di credito vengono porte per il pagamento a mille mani diverse e strisciano su mille Pos dove sono state strisciate una infinità di altre carte, come vengono ripiegate in mezzo al conto dove si ripiegano tutti gli altri. Insomma gli strumenti elettronici di pagamento non vivono sotto cellophane e sono di plastica che è un materiale dove il virus si appiccica volentieri, però questo governo e questa maggioranza che vuole colpire l’uso dei contanti le cerca tutte per validare le restrizioni. Ma andiamo oltre vogliono convincerci che sia giusto farci controllare minuto per minuto, come il calcio, e che ogni strumento per consentirlo sia benvenuto, tanto è vero che dalla app Immuni alla lista con tutti i nostri dati, alle certificazioni sugli spostamenti c’è in corso un festival di obbligazioni. Ma ancora peggio è l’idea di sparpagliare migliaia di controllori del popolo, di educatori per sorvegliare il nostro comportamento nel tempo libero, una roba tanto incredibile che lo stesso governo ha dovuto derubricare in forma di pony express volontario a disposizione dei comuni.

Come pensano di istituire una sorta di corso per bambini al distanziamento, al comportamento meno affettuoso, alla separazione, alla refezione, eppure a decine di milioni siamo cresciuti e vissuti al contrario, anche attraverso le esantematiche di turno quando non c’erano i vaccini. Insomma stiamo passando dall’invito, dal suggerimento sacrosanto, all’imposizione di uno stile, un modo, un pensiero, una linea di comportamento studiata a tavolino, una sorta di Stato etico che imponga quel che si deve e quel che non si deve. Ebbene se tutto ciò fosse stato votato da una coalizione che unita si fosse presentata alle urne per governare con un programma, pure pure, ma il peggio vuole che sia indicato da un esecutivo e da esperti ad hoc, che gli italiani non hanno né scelto né votato. Per farla breve qui non si tratta della serietà con la quale vada presa la minaccia del virus, con l’importanza di regole da seguire, con l’obbligo a stroncare gli imbecilli che sottovalutano il rischio, con le cautele in attesa del vaccino posto che altre cure stiano dando effetto, si tratta di volerci far cambiare vita e testa per sempre, tanto è vero che ovunque si diffonde l’assunto che nulla sarà più come prima.

Ma chi lo dice che nulla dovrà essere più come prima? Perché mai? E allora che ne facciamo dei college prestigiosi sul fiume Charlie, oppure i nostri campus universitari, quelli inglesi famosi per la socializzazione, lo studio, lo sport comune? Che ne facciamo delle zecche che stampano moneta e bigliettoni se ad usarli oltreché l’evasione si rischia la contaminazione, le chiudiamo, zero moneta? Che ne facciamo delle parrocchie, dei centri estivi, dei boy scout, se ai ragazzi si insegna a stare lontani li chiudiamo? Che ne facciamo degli uffici, dei palazzi, dei luoghi di lavoro, se tutto o quasi potrà farsi da casa e da remoto, li abbattiamo? E gli stadi, le discoteche, i teatri, i concerti, i trasporti, i ristoranti, le assemblee, tutto finito e pericoloso? Condannati alla mascherina, al metro e mezzo, al bacio tirato anziché dato, a girare anziché col portamonete col porta schede, a vederci dallo schermo piuttosto che di persona, a ballare per ologramma con la donna che ci piace? Insomma non scherziamo, qui si tratta di libertà, di habeas corpus, di diritti fondamentali, di sacralità delle garanzie costituzionali, si tratta dell’uomo e della donna, di scelte libere e private, altroché guardiani della civiltà, indirizzi etici, Grande fratello per tutto.

Questo clima non ci piace, questo governo nemmeno, questa tendenza alla paura neanche, non ci piace ciò che succede , dalle vergogne sulla giustizia che giudica la nostra vita, alle imposizioni assurde e antieconomiche, alle scelte sulla crisi che tutelano lo stato e colpiscono il privato, non ci piace il decreto strizzacervelli che non serve a rilanciare ma a discriminare, facciamoci sentire dunque, perché la soluzione in democrazia è di votare, di scegliere liberamente un programma e un’alleanza, di esercitare la sovranità popolare per autorizzare i partiti a governare, si chiama libertà di voto, democrazia  la cosa più giusta che ci sia.

Aggiornato il 26 maggio 2020 alle ore 14:03