Sciogliere il Csm non è una ritorsione

San Matteo diceva “Oportet ut scandala eveniant”, è opportuno che avvengano gli scandali, ma aggiungeva, anche: “Guai all’uomo, però, per causa del quale lo scandalo avviene”. L’effetto (asseritamente) catartico dello scandalo sembrerebbe indissolubilmente connesso al principio di responsabilità di colui (o coloro) che dello scandalo è (sono) responsabile. Esiste anche, però, la responsabilità oggettiva, quel principio in forza del quale le conseguenze di un fatto illecito ricadono su chi non è causa dello scandalo, ma risponde dell’evento anche se non ha contribuito, con dolo o colpa, a darvi causa. Infine – ma guarda un po’ il diritto, che, a volte, ci aiuta nell’analisi politica – esiste la responsabilità colposa per il fatto doloso altrui, che qui vorrei evocare nelle due forme di culpa in eligendo e culpa in vigilando.

Proviamo a trarne qualche indicazione:

  1. Lo scandalo che ha colpito la magistratura ci ha consentito, imposto, di confrontarci con una realtà molto amara, ma ci permette, impone, di rimediare.
  2. Conosciamo i nomi, o parte dei nomi, dei responsabili. Subiranno, se riconosciuti colpevoli, le conseguenze delle loro azioni.
  3. Non sarà esente da responsabilità chi, per negligenza, non ha impedito, avendone l’obbligo, che accadesse ciò che si è verificato.
  4. Il conto – quello politico – verrà presentato anche a chi non ha diretta responsabilità per i fatti accaduti.

L’ultimo punto, quello della responsabilità oggettiva, è quello che provocherà le discussioni più accese, perché a nessuno piace pagare il fio delle malefatte altrui senza colpa. Eppure, la validità della proposizione iniziale (è opportuno che avvengano gli scandali, perché ci consentono di rimediare) dipende tutto dalla corretta applicazione della responsabilità oggettiva, inaccettabile nel diritto penale, ma indispensabile nel mondo della politica. E qui, la responsabilità oggettiva si salda al senso di responsabilità di chi dovrebbe avvertire la necessità di fare un passo indietro, pur non essendo colpevole, ma per il bene di tutti. Sciogliere il Consiglio superiore della magistratura non è una ritorsione. È il primo passo verso la guarigione.

Aggiornato il 27 maggio 2020 alle ore 09:51