I Benetton e la liturgia della ghigliottina

Il dado è ormai tratto e tutto lascia credere che l’ultimo scontro tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle all’interno del Governo si concluderà con la vittoria del movimento grillino e la revoca della concessione per le autostrade alla società Atlantia controllata dalla famiglia Benetton.

Nessuno è in grado di prevedere gli effetti economici e materiale di una decisione del genere. Le uniche certezze sembrano essere quelle che mettono in conto l’apertura di un contenzioso giudiziario destinato ad andare avanti per lungo tempo ed il passaggio della concessione tolta ad Atlantia all’Anas, azienda pubblica, che già gestisce la manutenzione di una estesa rete stradale e che verrebbe caricata del peso dell’intera rete autostradale nella speranza che possa reggere l’accumularsi di compiti così gravosi.

Ma a segnare in maniera indelebile questa complessa vicenda non c’è solo l’impossibilità di avanzare previsioni sul costo dei contenziosi e sulle capacità di Anas di sostituire efficacemente la società che nel bene e nel male ha gestito fino ad ora il sistema autostradale nazionale. A questa impossibilità si aggiunge quella di capire la ragione vera della scelta dei dirigenti del movimento grillino di uscire dalla vicenda potendo comunque esibire al proprio pubblico di sanculotti la testa mozzata dalla ghigliottina governativa della famiglia Benetton.

Che si tratti di una scelta identitaria da anticipo della campagna elettorale non solo delle Regionali ma anche delle Politiche future è fuor di dubbio. Un partito giustizialista ha bisogno di esibire teste mozzate per rimanere in sintonia con i propri sostenitori. E che c’è di meglio di quelle dei Benetton per compiere la liturgia fondante del Movimento? Già, ma perché il ruolo di Luigi XVI e di Maria Antonietta è stato assegnato alla famiglia veneta? Per fatti personali di cui non si è a conoscenza? Per semplice antipatia o perché nell’immaginario collettivo dei sanculotti grillini è bene rendere tangibile la regola egualitaria secondo cui anche i ricchi debbono piangere. Perché l’invidia sociale chiede le lacrime di chi ha grandi patrimoni che non possono in ogni caso sfuggire alla regola di essere il frutto di grandi illegalità.

Tocca ai Benetton, dunque, porgere le loro teste alla ghigliottina giudiziaria. Non per una ragione specifica ma per pregiudizio personale dei Mastro Titta della nostra epoca. Il che dovrebbe mettere tutti i cittadini in grande agitazione. I pregiudizi personali non rispondono a logiche razionali e, per questo, possono colpire tutti ogni qual volta i vertici reputino necessario ricorrere alla liturgia della ghigliottina.

Aggiornato il 13 luglio 2020 alle ore 10:16