Prodi a Berlusconi: Ego te absolvo

Il teologo Hans Urs Von Balthasar, ironicamente, si domandava: “Perché caricarsi del passato, se dobbiamo guardare il futuro?”. Una grande provocazione per la Chiesa, ma non per la politica. Romano Prodi, a la Repubblica delle idee, lancia un insolito masso nel mezzo del dibattito politico dichiarando che “Non è certo un tabù l’ingresso di Silvio Berlusconi e Forza Italia in maggioranza. La vecchiaia porta saggezza”. Quindi, l’ontologicamente “colpevole” Berlusconi, per un quarto di secolo individuato dalla sinistra, di cui il professore Prodi è stato mente e anima, come l’incarnazione del Male può riscattarsi dall’oscurità assurgendo all’iperuranio del Bene. Il fatto che il processo di assunzione nel cielo dei migliori si completi con un convinto sostegno di Forza Italia alla candidatura Prodi per il Quirinale è solo questione di dettaglio. O forse è indizio di un ritorno alla vendita delle indulgenze? Comunque, l’assoluzione morale di Berlusconi per la sinistra resta un grosso rospo da mandare giù. Ma nessun dramma, i compagni sanno come fare a metabolizzare l’indigeribile.

Sono riusciti a farsi piacere Friedrich Nietzsche con tutto il suo armamentario filosofico sull’Herrenmensch, figurarsi se non si fanno passare la puzza sotto al naso al solo sentire nominare quel simpaticone, reuccio della televisione commerciale. È il gioco degli specchi su cui riflettono l’immagine di sé la colpa, il pentimento e il perdono. Non c’è tra questi tre paradigmi legame che possa reggere una sequenza logico-dialettica, di tesi-antitesi-sintesi. E neppure esiste margine per la rimozione e la dimenticanza pur di agevolare il processo di redenzione: nessuno dei tre momenti può essere disertato. Insomma, non è roba da cattività in Cesano Boscone. Tuttavia, ci può essere altro che è cosa di cui i “buoni” progressisti sono maestri: la separazione del giudizio storico da quello teologico. Non si cancella il male che Berlusconi è stato ma, attraverso la via del perdono, in una dimensione di senso più alta anche Berlusconi può essere redento. L’espiazione generata dal pentimento, che nella materia vile si concretizza nel voto di Forza Italia a Prodi presidente della Repubblica, è azione propedeutica all’ottenimento del perdono definitivo. Che tradotto significa: una revisione in ottica positiva di alcuni momenti della sua attività di governo; il riconoscimento di talune primogeniture su idee e progetti che, col tempo, si sono rivelati giusti; una rivisitazione in chiave compassionevole dei suoi eccessi libertini; una poltrona da senatore a vita a titolo risarcitorio per tutte le schifezze giudiziarie subite.

Forse anche un film prodotto da un autore di tendenza che dia dell’uomo Berlusconi una rappresentazione meno bieca e sudicia di quelle generosamente elargite in passato da altri mirabili uomini di cinema. Si potrebbe anche esagerare prevedendo la comparsa in libreria di un pamphlet di riscoperta del personaggio pubblico e privato, vergato da Walter Veltroni. D’altro canto, chi più del politico-intellettuale, ispiratore di romanzi e di show televisivi, che ha elevato con una sua parola il bistrattato Alvaro Vitali, mitico “Pierino” dei film osé degli anni Settanta, agli altari del cinema impegnato, tra le icone “cult”, può legittimare il miracolo della palingenesi berlusconiana? Quale destino più desiderabile per il nuovamente Cavaliere che essere celebrato dalla sinistra al pari di Alvaro Vitali e di “Franco e Ciccio”? Ovvio che l’equazione del perdono non sia costruita sulle somiglianze. La colpa, come scrive Paola Ricci Sindoni, è “la libera degradazione della libertà umana, è la dignità che si dimette da se stessa”. Quanto è sceso in basso Berlusconi, agli occhi del “Bene” che splende a sinistra, nell’essersi messo con i sovranisti, l’incarnato del Male nella versione aggiornata? Ma l’uomo che si degrada è anche colui che si riabilita per effetto di quella speciale attitudine bivalente che il Dio della sinistra ha concesso alla sua creatura prediletta di poter fare il Bene con la medesima intensità con la quale può dare vita al Male.

Tuttavia, la sola potenzialità che l’individuo ripone nel libero arbitrio non basta a fare invertire il flusso dal negativo al positivo. Occorre comunque un aiuto esterno, un intervento salvifico della Divina Provvidenza progressista che rimescoli le carte del destino individuale del peccatore e lo affranchi dal peccato originale di aver sdoganato nel lessico corrente la parola “destra”. Berlusconi non potrebbe avviarsi alla redenzione senza che la parola salvifica di un Romano Prodi non gli spiani la strana al perdono attraverso il pentimento. Ora, di tutto questo manifestarsi del divino nella storia del personaggio Berlusconi che finora è stato umano, troppo umano, non possiamo che esserne compiaciuti. Nondimeno, qualche domanda piccola di uomini piccoli quali siamo sorge spontanea dall’oscurità irredimibile delle nostre coscienze pagane.

Ma il vecchio leone di Arcore, uso a tante guascone ribalderie in amore come in politica, pensa seriamente di dare ascolto a questa immondizia mentale? Come può assecondare, senza riderci su, una tale insopportabile, spocchiosa, manifestazione di superiorità morale condita da dosi industriali di ipocrisia e opportunismo? Davvero si farebbe giubilare da quel vecchio volpone di Romano Prodi, piegandosi ad appoggiare una maggioranza di governo comprensiva di Movimento Cinque Stelle e Partito Democratico? Si ricorda quando dei grillini diceva che non li avrebbe presi nelle sue aziende neanche a pulire i cessi? O quando lo stesso Prodi lo definiva “venditore di tappeti”? E poi, in cambio di cosa? Di una carezza di Prodi travestito da “papa buono”? Se il Cavaliere ha memoria dei vecchi tempi, ricordi quale destino Bettino Craxi pronosticava per le volpi, che anche in quel caso erano democristiane: la pellicceria.

Aggiornato il 13 luglio 2020 alle ore 10:16