A settembre un’occasione unica

mercoledì 26 agosto 2020


Ammesso e non concesso che ci facciano votare - perché da un governo come questo, di abusivi, ignoranti e incoscienti nel senso letterale, c’è da aspettarsi di tutto - il voto di settembre sarà l’ultima occasione per cacciarli via prima del semestre bianco. Insomma, mettiamoci in testa che doppiato settembre, in assenza della spallata che solo gli italiani possono dare votando con coerenza sia alle Regionali che con un secco “no” al referendum, i giallorossi resteranno in sella per completare la distruzione dell’Italia in ogni senso.

Per farla breve, se questa maggioranza dovesse arrivare al 2023 passando per la scelta di un nuovo capo dello Stato, arriveremmo alla fine della legislatura talmente disfatti e psicologicamente sfiniti, che nemmeno un nuovo piano Marshall garantirebbe la ripresa e l’uscita dalla crisi. Mai infatti nella nostra storia, che pure ne ha viste tante, è successo qualcosa di simile a questa tragica esperienza che per la più spregiudicata ipocrisia politica è stata imposta a dispetto del voto democratico, del sentimento popolare e soprattutto del bene del Paese.

Del resto basterebbe guardare allo stato dell’arte: siamo precipitati in un incubo, dalla ripresa dell’immigrazione incontrollata alla riapertura delle scuole, dalle scelte sul covid agli scontri con le Regioni, dai 100 miliardi bruciati inutilmente al debito fuori controllo, dai tavoli di crisi alle scelte di contrasto, dai progetti per il recovery alla politica fiscale, una tragedia totale.

Lo sbandamento, il disorientamento di ogni indirizzo è talmente plastico che parlando in giro, ascoltando i commenti degli esperti internazionali, ragionando con le associazioni di categoria e leggendo gli indicatori statistici e previsionali si rileva un quadro apocalittico.

È proprio nell’aria che si avverte un clima infame, torbido e pesante da patologia permanente, sfiducia, scoramento, paura, senso d’abbandono dello Stato, qualcosa insomma che non avremmo immaginato, ecco perché drammaticamente sono ripresi perfino i suicidi e le nevrosi. Pensate dunque che guaio e che cattiveria è stata compiuta verso il paese quando un anno fa, pur di impedire che vincesse il centrodestra e si insediasse un governo scelto, coeso, organizzato su un programma condiviso, si è preferito consegnare l’Italia allo sbando di una coalizione ipocrita e incapace.

Qui non si tratta solo della maledizione del covid addosso alla quale si cerca di scaricare tutto solo per pulire la coscienza, certo il virus ha colpito forte eccome, ha bloccato i cilindri del motore, ma se i meccanici fossero stati esperti, sinceri e preparati non saremmo finiti sbandati come siamo.

Basterebbe pensare a quello che è successo in questo anno che col covid nulla c’entra, dalla vergogna del caso “Palamara” all’Alitalia, dall’ex Ilva alla Finanziaria, dal trasformismo grillino sulla Von der Leyen alla prescrizione, dal voltafaccia di Renzi a quello di Zingaretti, che c’entra il covid? Che c’entra il virus con la via della della seta, coi tavoli di crisi tutti aperti, con la scelta di portare Salvini in tribunale, con le proposte di Grillo sulla Tim, con la spartizione selvaggia delle nomine, coll’assistenzialismo sfrenato deciso già da prima? Nulla ovviamente.

Ecco perché il covid semmai ha solo tragicamente amplificato un vulnus, un minus precedente di capacità, onestà intellettuale e rispetto costituzionale della volontà popolare, ha amplificato l’ipocrisia e l’incoscienza di una combriccola politica trasformata in maggioranza. Per questo siamo ridotti allo stremo, senza idee, orizzonti, senza uno straccio di strategia nel contrasto sull’economia, procediamo per tentativi, bonus a pioggia, show televisivi, commissari ad libitum e decreti emergenziali lesivi delle libertà costituzionali.

Nel mentre sprofondiamo nella fiducia e nel Pil, siamo la terra di nessuno dove arriva di tutto senza sosta, senza rimedio, perdiamo posizioni nel lavoro, nel fatturato, nel made in italy, nel potere contrattuale e si annuncia un autunno infernale, altroché digitale, smart working, green economy e assunzioni pubbliche elettorali, con quali soldi che non c’è una lira e quelle usate a debito sono state bruciate al vento.

Ecco perché a settembre con le elezioni regionali e col referendum avremo l’ultima occasione per salvare l’Italia e soprattutto noi stessi, per salvarci dalla gabbia mortifera dei giallorossi, dei grillini e di tutta la compagnia cantante che ci affonda nella bolgia e nell’infermo di Dante. Pensiamoci bene.


di Alfredo Mosca