Il destino di Conte

Chi in queste ore agita lo spauracchio di un risultato travolgente per il centrodestra alle Regionali, fa implicitamente un favore a Nicola Zingaretti. Quest’ultimo la sera delle elezioni, dopo aver perso alcune roccaforti, dirà che l’argine alla destra ha funzionato e che il tanto sbandierato “cappotto” non c’è stato. Sono artifici retorici già visti, quel “potevamo perdere tanto e invece abbiamo perso poco” a cui si assiste generalmente ad ogni tornata elettorale. Se, in caso contrario, il danno dovesse essere risibile, la divaricazione tra il disastro atteso e i dati reali rischierebbe addirittura di rivitalizzare un centrosinistra moribondo.

Le elezioni regionali non saranno “la spallata” al Governo (e in primis al Pd) perché le trame contro Nicola Zingaretti preesistono all’appuntamento elettorale. Chi da destra continua a fare incautamente lo spaccone si prenda un calmante e si metta l’anima in pace. Stefano Bonaccini, Dario Franceschini e lo stesso Matteo Renzi brigano contro l’attuale segretario Dem da molto tempo. Vogliono riformare il centrosinistra e creare un contenitore politico sedicente riformista.

Ma hanno bisogno che l’attuale assetto si logori ancora e diventi cenere dalla quale poter risorgere per mano loro. Zingaretti non serve morto. Serve moribondo per qualche mese, giusto il tempo di attirare su di sé la responsabilità di una sconfitta secca in termini di voti, le responsabilità di un’esperienza governativa fallimentare e i mal di pancia che deriveranno dal referendum sul taglio dei parlamentari che di fatto ridurrà drasticamente gli scranni a disposizione. C’è bisogno di tempo e di cautela. Se invece per caso si dovesse avvertire fragoroso il tonfo di un disimpegno organizzativo dei democratici in regioni cruciali come la Toscana, esso sarà solo la spia del fatto che i congiurati abbiano deciso di spegnere i motori alla macchina del partito optando per un licenziamento traumatico del fratello di Montalbano. C’è però da scommettere sul fatto che il lockdown organizzativo non ci sarà: assetati di potere come sono i democratici, mai e poi mai rinuncerebbero ad amministrare la montagna di interessi che gravitano intorno a regioni così importanti.

Quindi nell’incertezza più totale, l’unica certezza è che il logoramento del Conte-bis è già iniziato. Ma lento e inesorabile.

E la macchina governativa inevitabilmente perderà colpi anche a causa dei dissidi interni ai Pentastar: Grillo contro Casaleggio, l’idea di nominare un Direttorio contro l’idea di nominare un leader, Di Battista contro Di Maio, Crimi contro Bonafede, Casalino contro tutti, Toninelli contro se stesso, gli elettori contro gli eletti. Zingaretti potrebbe tornare utile come parafulmine in questi lunghi mesi di fuoco nell’attesa che anche l’utopia Cinque Stelle lasci il campo a un nuovo assetto post-grillino. Poi “Zinga” sarà gettato via in ossequio alla lunga scia di sangue che da almeno quarant’anni alimenta una sinistra ossessionata dal potere e dalle congiure interne. Buoni a parole sui temi sociali e spietati nelle segrete stanze. Pubbliche virtù e vizi privati insomma. Ma l’assassinio politico del segretario democratico non è un fatto all’ordine del giorno. Ci sarà, ma in prospettiva.

E Giuseppe Conte? Peppe Conte in questa lunga estate è sparito perché si è convinto di essere Aldo Moro e non l’ultimo dei miracolati finiti per caso a Palazzo Chigi. Peppe si sente uno statista e tenta di non accostare la propria immagine al tracollo imminente. Vuole rimanere distinto e distante dalle beghe di partito onde poi rivendicare la propria nobiltà politica estranea alle miserie parlamentari. Aspetterà che la sua maggioranza si schianti alle urne per poi fondare un partito interclassista di centrosinistra che raccolga l’eredità elettorale della sua fu maggioranza. Insomma, Peppe il foggiano farà la fine di gente come Lamberto Dini o Mario Monti, altri presuntuosi che avevano in mente di rifondare la Democrazia Cristiana e che invece sono finiti col tenere a battesimo dei partitini i cui nomi non ricorda più nessuno.

Aggiornato il 09 settembre 2020 alle ore 10:57