Sangue chiama sangue

A proposito della tragedia avvenuta poche ore fa a Colleferro, dove due balordi probabilmente disagiati anche psichicamente, con più tatuaggi che cervello, hanno spento una vita altrui, quell’egregio esempio chiamato comunemente “influencer” e che risponde al nome di Chiara Ferragni - la stessa che ha promosso l’arte e la bellezza del Museo degli Uffizi a Firenze - ha dichiarato con ferrea sicumera in un proprio post sui social che “il problema è la cultura fascista”.

Affermazione apodittica che mi ha indotto invece a domandarmi se piuttosto questo agire malato non si tratti di una vera e propria deriva degenerativa intrapresa da molto tempo, nelle generazioni più giovani ormai del tutto avulse da qualsiasi altro tipo di stimolo, d’ideale, d’idea e di pensiero rispetto a chi li ha preceduti, e questo indifferentemente che si tratti di persone “destra” o di “sinistra”. L’idiota, il decerebrato, il sociopatico tale è comunque a prescindere dal proprio posizionamento politico. Al limite il problema da porsi in questi casi sarebbe se in effetti l’antica dottrina della fisiognomica, una vera e propria disciplina sapienziale alla quale lo stesso Leonardo da Vinci e molti altri suoi contemporanei si rifacevano, non avesse una sua propria validità e verità. Inutile scomodare quel darvinista e razzista di Cesare Lombroso, forse però più che pretendere la chiusura delle palestre sarebbe da chiedere a gran voce, una revisione della Legge Basaglia.

Comunque l’omicidio brutale e inconcepibile di Willy Duarte Monteiro mi ha riportato alla mente un’immagine dipinta poco meno di quattro secoli fa da Michelangelo Merisi detto Caravaggio, durante il suo soggiorno nell’isola di Malta, come novizio dell’Ordine di S. Giovanni. L’opera è La Decollazione di San Giovanni Battista, un olio su tela risalente al 1608. Fu in grazia di questo dipinto se Caravaggio ottenne di entrare a far parte dell’Ordine di Malta e sempre davanti ad esso venne letta la bolla con cui egli veniva radiato dall'ordine cavalleresco dopo misteriosi fatti che lo portarono ancora una volta a fuggire ramingo.

Nel dipinto si vede la brutalità, la ferocia quasi sadica del boia che schiaccia a terra il corpo del Battista, apprestandosi e vibrare il colpo fatale. È l’assoluta violenza del più forte contro il più debole, la ferocia dell’aguzzino – e che esso sia nazista o bolscevico nulla cambia – che può perpetrarla impunemente. Quattrocento anni dopo, quella stessa cupidigia di sangue dipinta da Caravaggio ritorna nella follia di giovani del nuovo millennio. Nulla cambia ma ogni cosa degenera e peggiora in un concentrico ripetersi di assassinii che non trovano giustificazioni se non il nulla che li circonda e che li ha generati.

Insomma se nei bassifondi di una Roma che vede l’alba del Barocco, Caravaggio uccise un uomo per un punto – forse – di pallacorda; se in una taverna sul Tamigi, a Londra in quegli stessi anni, un genio assoluto come Christopher Marlowe, finiva assassinato per ragioni restate misteriose e insolute, forse allora qualche recondita, oscura ragione in quegli atti di sangue c’era. Politica, rancore personale, gelosia, tutto è possibile perché quello era un mondo di luci e ombre terribili, ma oggi quale démone spinge a uccidere per tali futili, inutili, banali motivi?

Non la politica né gli occhi d’una donna, ma soltanto un’ammorbante assenza di ogni principio primo, una totale deprivazione di qualsiasi altro valore che non sia l’edonistico perseguimento del proprio piacere nel credersi di essere ciò che altri hanno loro imposto.

E allora lasciamo stare i vaniloqui della Signora Ferragni, le ipotesi gomorriane, e cominciamo – chi scrive comunque lo ha già fatto da molto tempo – a renderci conto che non solo questo nel quale viviamo non sia il migliore dei mondi possibili, ma che non è neanche il migliore dei tempi dell’uomo.

Caravaggio, che fu certamente assassino e violento, produsse comunque inenarrabili meraviglie che cantano la gloria di Dio, e questo certamente farà sì che la Misericordia gli perdonerà i suoi peccati, ma a loro… ai loro genitori… ai loro insegnanti, insomma a tutti coloro che avrebbero dovuto crescere quei miserrimi giovani senza sogni… loro, chi mai potrà perdonarli dal momento che hanno soltanto distrutto senza mai creare?

Aggiornato il 10 settembre 2020 alle ore 12:30