Lo scandalo non è il suo stipendio ma lui (e il M5s)

Finire in prima pagina, nei telegiornali e persino nei talk-show a causa di uno stipendio fuori del comune, benché non raro, anzi, può apparire a osservatori neutrali una esagerazione frutto della demagogia e del populismo dei nostri tempi.

Difatti, nei paragoni con analoghi stipendi, quello nuovo di Pasquale Tridico (Inps) non è né una novità e neppure una grossa esagerazione. Se non fosse che la sua nomina è stata voluta fortemente dal Movimento 5 Stelle, in particolare da Luigi Di Maio, con il sì del Governo Conte che non a caso ne difende l’aumento proprio in base ai paragoni, mentre il resto pentastellato sembra colto da un silenzio assordante.

Un Movimento i cui principi ispiratori sono pauperismo, demagogia, giustizialismo. Ed è proprio lo stesso M5S che proclamava – con tanto di forbicioni e di minacciosi slogan urlati sia da Luigi Di Maio che da Roberto Fico, presidente della Camera – l’avvento di quel nuovo che avanza che avrebbe immantinente tagliato le spese, eliminato le auto blu e le poltrone, cancellato sprechi, annullato privilegi della casta. Tutto questo in una con l’applicazione del giustizialismo (non la giustizia) a qualsiasi amministratore raggiunto da un avviso di garanzia, subito dimissionario come sentenziava il Casaleggio senior, “perché non può rimanere al suo posto”. Uno schiaffo alla presunzione di innocenza, un sistema spiccio, quello di Beppe Grillo, usato come una clava e una gogna contro gli avversari e applicato in primis al sindaco grillino di Parma Federico Pizzarotti per non aver avvisato di aver ricevuto un avviso di garanzia per abuso di ufficio, dal quale è stato poi assolto. Ma Pizzarotti, non appena avvisato, è stato espulso. Non poteva rimanere al suo posto.

Ma che dire ora della sindaca di Torino, Chiara Appendino, non solo avvisata ma condannata in primo grado per falso in atto pubblico rimasta tranquillamente al suo posto senza alcun ukase da parte dei guardiani della virtù grillina, perché ha confermato di continuare a fare il suo mestiere ma autosospendendosi. Una trovata davvero geniale.

E adesso siamo allo stipendio di Pasquale Tridico ma, nel frattempo, sono apparse e molto bene utilizzate le orrende auto blu della nuova e peggiore Casta, la loro, che aveva spergiurato di ripudiare quel mezzo con autista in nome del traposto pubblico esemplificato dal torpedone su cui si fecero riprendere e fotografare felici e contenti promettendo quell’uso per rispetto del popolo e, ovviamente, per non gravare sulla spesa pubblica colpevolmente aumentata dai corrotti governati di prima. Le auto blu, come lo stipendio di Tridico, rappresentano per molti aspetti il marchio della cultura grillina che, con l’andata al Governo, ha ribaltato i cosiddetti immarcescibili principi di chi prometteva di aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno per poi finire col presiederlo con un Fico che ha subito ripudiato il leggendario torpedone per l’auto blu o grigia, con numeroso staff a spese dello Stato, come del resto sta facendo da due anni il ministro Di Maio, quello del forbicione, e tutti gli altri grand commis della premiata ditta Grillo.

Tridico Pasquale, si diceva. Ebbene, il presidente dell’Inps ha annunciato non appena nominato – e col solito Di Maio che ne elogiava le fulgide doti – le riforme più incisive per l’ente. Intanto, per la gestione di uno dei più importanti enti del nostro Paese sono state aumentate le poltrone per i consiglieri di amministrazione in nome e per conto della logica spartitoria, alla faccia dei meriti. Quanto alle riforme promesse da Tridico, che è indubbiamente un manager dotato di qualità e dunque con uno stipendio più che raddoppiato; qualità che, tra l’altro, si stanno esercitando in un exploit propagandistico di stampo grillino fra cui merita il primo posto l’affermazione che il Reddito di cittadinanza “ha ridotto la povertà del 60 per cento”, cifra ritenuta del tutto sbagliata perché desunta da dati falsi. Così come la famosa, ancora per poco, Quota cento che “ha avuto effetti positivi sull’occupazione”.

E resta ancora da chiarire il mistero di quel “software antievasione”, inventato da Tridico con l’immancabile Di Maio per trovare 5 miliardi. In nome del pauperismo, ovviamente.

Aggiornato il 01 ottobre 2020 alle ore 10:50