Di chi la colpa per ritardi e rinvii

Ci si chiede sempre più spesso, a cominciare nei tg e nei talk-show, se il virus ci lascerà più buoni o più cattivi. Il dopo diventa sempre una linea di demarcazione, uno spartiacque fra un prima e un dopo. Da ciò domande e risposte che iniziano dal computo dei dati fra contagiati, positivi, ospedalizzati, tamponizzati e morti (nei telegiornali è questo una sorta di bollettino del camposanto, puntualmente alleggerito dai paragoni con chi sta peggio di noi, mai con chi sta meglio) ma le risposte, sia sulla bontà o cattiveria, sia sulla fine del Covid troverebbero più conferme dagli astri e dagli oroscopi piuttosto che in affermazioni per lo più motivate dalla speranza.

A completare il quadro l’incedere implacabile dei Dcpm che, con le plurigiornaliere apparizioni televisive di Giuseppe Conte, punteggiano l’emergenza con norme, obblighi e suggerimenti che a non pochi osservatori confermano una progressione dei limiti posti alle libertà individuali. Un tema, questo delle limitazioni, che merita discussioni e riflessioni, senza tuttavia cadere in accanimenti perché il contesto attuale è calato in una emergenza che richiede interventi e soluzioni. Ma è appunto sulle scelte da parte del Governo che vale ora la pena di soffermarci, a maggior ragione nell’arrivo della seconda ondata endemica a proposito della quale il Governo ha mostrato vistosi limiti e parecchi errori. O peccati capitali (L. Ricolfi) riassumibili in una mancanza colpevole nelle previsioni.

È pur vero che fra gli stessi esperti le voci (pochissime) erano diverse e veniva addirittura accennata una riduzione della “cattiveria” del Covid, ispirandosi più all’ottimismo della volontà che ad un preoccupato realismo, ma le indicazioni prevalenti, a cominciare da un Guido Bertolaso, messo in fretta da parte, sollecitavano attenzioni e proposte necessarie per predisporsi all’arrivo di una seconda fase non meno acuta della prima.

Il caso più clamoroso dei pochi tamponi disponibili e drammaticamente visibile nelle impressionanti file di auto nella loro attesa, è il primo ma non ultimo dei “peccati mortali” del Governo che, a proposito di aumenti di contagi, ha atteso la visione in tivù di questi giorni di mezzi pubblici gremiti di passeggeri lavoratori, come metropolitane e trasporti pubblici, per predisporre interventi la cui complessità realizzativa doveva essere affrontata tre mesi prima. Analoga osservazione vale in riferimento all’assenza di un piano per ridurre e scaglionare il numero di alunni per classe, per non dire dei ritardi nel potenziamento del Servizio sanitario nazionale con l’assunzione di medici e infermieri per fronteggiare i mesi che ci aspettano.

Del resto, le elusioni sul Mes come risorsa preziosa per dare risposte effettive a tali emergenze, la dicono lunga sulla strategia contiana che nel rinviare e nel tergiversare mostra una inadeguatezza politica peggiorata dalle divergenze interne di cui il Movimento 5 Stelle è il fiero condottiero.

Una strategia che, nello svegliarsi di colpo quando si profila il collasso del sistema sanitario, maschera le sue colpe spargendo il terrore fra l’opinione pubblica perché accetti l’unica cosa che al Governo riesce bene, ossia chiuderci tutti in casa. E vai col Dcpm, previo bollettino del camposanto.

Aggiornato il 20 ottobre 2020 alle ore 09:28