Cultura, le differenze tra destra e sinistra

Vi ricordate gli alti lai e i sarcasmi che travolsero il ministro dell’Economia del Governo Berlusconi, Giulio Tremonti, quando incautamente disse in tv che “con la cultura non si mangia”?

E ora che da un anno un governo di sinistra quasi estrema a ogni schiaffo pandemico mette tra parentesi intere stagioni cinematografiche, letterarie, teatrali e di opera lirica come la mettiamo? Quale sarebbe la differenza tra la mentalità della destra e quella della sinistra rispetto al settore della cultura?

Apparentemente solo l’ipocrisia. I governi di destra tendono a dire quello che pensano e magari a non metterlo in pratica. Quelli di sinistra non dicono quasi mai ciò che hanno in mente, ma in compenso ti mettono davanti al fatto compiuto e tanti saluti.

Di fatto le decisioni contenute nei tanti Dcpm di Giuseppe Conte a proposito di musica, cinema e teatri inverano la frase dal sén di Tremonti fuggita. Messi alle strette, i governanti di sinistra considerano la cultura molto al di sotto non solo del comparto alimentare ma di qualunque altro settore industriale o sociale.

Quindi adesso si spera che qualcuno chieda scusa a Tremonti per averlo crocifisso per aver pronunciato quella frase, in verità infelice. Hanno voglia a manifestare quelli dello showbiz, o business che dir si voglia. Quando ci sta qualcosa da tagliare fuori, per motivi sanitari ma non solo, la cultura è il primo agnello sacrificale. Anche se non è affatto vero che non dia da mangiare, il detto “carmina non dant panem” regge a secoli di distanza da quando fu esclamato per la prima volta.

Aggiornato il 26 ottobre 2020 alle ore 11:21