Nota a margine

sabato 31 ottobre 2020


Virus e Leviatano: il dispotismo condiviso

Che cos’è il “dispotismo condiviso”? Una nuova categoria politologica individuata e studiata da Aldo Maria Valli in un prezioso libriccino appena pubblicato da Liberilibri sotto il titolo “Virus e Leviatano”. Orbene, dispotismo condiviso potrebbe sembrare un ossimoro, invece non lo è. Non solo per i motivi felicemente intuiti secoli fa da Etienne de La Boétie nel classico “Discorso sulla servitù volontaria”. Ma perché nel tempo del Coronavirus il gigantesco e voracissimo “Leviatano” di Thomas Hobbes è prepotentemente riemerso dalle acque bibliche in sembianze di Stato autoritario, in grado di sottrarre gli italiani alle paure e ai pericoli della vita pandemica. Lasciamo la spiegazione del perché non trattasi di ossimoro ad una strepitosa citazione dal libro: “Le funzioni di governo sono state concentrate nelle mani di un gruppo ristretto di persone e l’autorità è stata esercitata in modo tale da azzerare le garanzie costituzionali e i diritti di libertà. Ma è stato un dispotismo condiviso perché i cittadini, anziché protestare con forza contro la soppressione della libertà, o quanto meno porre qualche domanda e manifestare qualche dubbio, sono apparsi del tutto allineati e, anzi, desiderosi di essere governati proprio in questo modo, lasciandosi trasformare in poco tempo da cittadini in sudditi”.

Persino la gerarchia cattolica, dal Papa in giù, ha accantonato la Libertas Ecclesiae schierando i vescovi con lo Stato anziché con i preti ed i fedeli, mentre agenti della pubblica sicurezza giungevano persino ad interrompere la messa. C’è in ballo la vita delle persone, obiettano. Ma Valli pone la domanda cruciale. A quali condizioni la democrazia può legittimamente sospendere le libertà fondamentali? Merita, oppure no, rifletterci? E spiega perché bisogna farlo, e come. Ma non stiamo sperimentando solo un dispotismo condiviso e statalista, sibbene pure terapeutico, scrive Aldo Maria Valli: “L’autocrate di turno si proclama servitore del popolo (il nostro anche “avvocato del popolo”) e prende le decisioni sotto forma di servizio, per il bene della salute pubblica, si pensi al provvedimento chiamato Cura Italia”.

Accade perché, a somiglianza dell’ipnopedia di Aldous Huxley richiamata da Valli, “la somministrazione ripetuta e costante di messaggi a un soggetto addormentato glieli fa interiorizzare in maniera inconscia per modo che al momento opportuno dimostri di essere perfettamente allineato alla volontà del potere”. L’ipnopedia non è stata impartita soltanto di notte agli addormentati, ma anche di giorno ai frastornati, con l’aggiunta di dosi imponenti di droga mediatica, inoculando nelle loro menti così stordite il terrore della malattia, non meno del terrore per l’incapacità di fronteggiarne i casi letali. Più è dominata dalla paura di perdere la salute e più l’opinione pubblica è disposta “a tramutarsi in un’immensa corsia d’ospedale, con l’autocrate nel ruolo di medico-sacerdote che officia il rito necessario al raggiungimento della guarigione”. Insomma, nell’attesa del vaccino contro il virus biologico, il manualetto di Aldo Maria Valli costituisce un antidoto risolutivo contro i virus politici altrettanto mortali che oggi vivono in simbiosi con il Covid-19.


di Pietro Di Muccio de Quattro