Il modello di Pulcinella

Alcuni dei clinici più autorevoli, come Alberto Zangrillo e Matteo Bassetti, da tempo puntano il dito contro la comunicazione del terrore, la quale sta sommergendo gli ospedali italiani di persone in crisi isterica che potrebbero tranquillamente essere curate a casa. Di tutto questo la piena responsabilità è di chi regge le redini del Paese, con la gravissima complicità di una gran parte dell’informazione che continua a raffigurare virus, il Covid-19, come se fosse la peste bubbonica, sebbene il 99,7 per cento di chi lo incontra sopravvive. Inoltre, proprio in merito alla impellente necessità di non intasare gli ospedali medesimi, sarebbe stato fondamentale elaborare tutta una serie di protocolli per mettere in condizione la medicina di base di intervenire efficacemente sul territorio. Ma nulla si è fatto nei mesi in cui il Coronavirus aveva smesso di mordere. Si sono elaborati ridicoli protocolli per le cose più assurde e ci si è completamente dimenticati di mettere in condizione le strutture di base di operare con la massima efficacia. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: una corsa sfrenata verso i nosocomi anche con poche linee di febbre, e file interminabili ai cosiddetti drive in per eseguire il “salvifico” tampone.

Insomma, il solito caos all’italiana che, secondo gli uomini più in vista di questa sorta di dittatura sanitaria, verrebbe preso come modello nel mondo. Un modello di Pulcinella che prima imbavaglia i cittadini persino all’aperto, poi impone loro una serie impressionante di blocchi e di divieti e alla fine, nelle zone rosse, li pone agli arresti domiciliari in casa, anche a causa della congestione ospedaliera che esso stesso ha contribuito a creare. Ovviamente, chi denuncia simili storture, come sta accadendo in questi giorni al citato Bassetti, direttore della clinica delle Malattie infettive del San Martino di Genova, diventa il bersaglio di attacchi di ogni genere. Il nostro è stato persino accusato di utilizzare i suoi illuminanti interventi televisivi per fare pubblicità ad alcune cravatte.

A questi sinistri tifosi di una emergenza sanitaria infinita, che tra l’altro sta letteralmente frantumando la nostra economia, vorrei consigliare di osservare con maggiore attenzione gli aspetti organizzativi con i quali Governo e Comitato tecnico scientifico stanno affrontando la situazione, tra cui proprio la clamorosa mancanza di un essenziale raccordo tra ospedali e medicina di territorio. Forse in tal modo si arriverebbe alla scomoda conclusione che il problema di fondo, in tutta questa drammatica, vicenda è eminentemente organizzativo, anche se continuare a prendersela con i ragazzi della movida o con i frequentatori di bar, ristoranti e discoteche risulta assai più comodo, soprattutto per chi si trova ai vertici del sistema politico-amministrativo.

Aggiornato il 13 novembre 2020 alle ore 09:35