Un caso di assenza del pensiero: Nicola Morra

mercoledì 25 novembre 2020


Nicola Morra è persona alquanto ruvida. Tuttavia, nessuno si sarebbe aspettato l’uscita che ha avuto in relazione alla scomparsa di Jole Santelli, presidente della Regione Calabria, attribuendo al suo elettorato – peraltro assai cospicuo – scarso senno, in quanto votato a sostegno di una persona che si sapeva da tempo malata oncologica e perciò, sembra dire, destinata ad una fine ravvicinata. Uscita assai infelice, certamente. Eppure, siccome al peggio non c’è mai fine, Morra, di fronte allo sconcerto di molti, non si è accontentato, cercando di giustificarsi con la solita solfa – molto usata in Italia – secondo la quale egli viene attaccato in quanto presidente della Commissione parlamentare antimafia. Insomma, non se ne esce più. Siamo alle solite. Non appena uno, come Morra e come tutti i pentastellati, si è autoproclamato onesto, integro, e perciò antimafia ortodosso, risulta impossibile perfino fargli un complimento. Si innesca immediatamente, infatti, un collaudato meccanismo in forza del quale chi osi criticare, sia pure in modo fondato e assai circostanziato, uno che sia proclamato antimafia, in modo automatico viene subito classificato come mafioso o, nel caso migliore, contiguo alla mafia. Come si vede, siamo di fronte – ancora una volta – ad un caso emblematico di assenza del pensiero.

Ma perché meravigliarsi? Come notava Paul Valéry, la regola è l’assenza del pensiero, l’eccezione è invece la presenza, meglio l’esercizio del pensiero. Ora, qui non mi interessa affatto chi Morra sia in realtà. Nulla so – e neppure mi piace sapere – sulla sua professione prima di farsi eleggere in Parlamento, sulle sue preferenze, sulle sue inclinazioni, sul suo pensiero politico, ammesso che i pentastellati, come lui, siano in grado di elaborarne uno degno di questo nome. Mi basta constatare – per formulare un giudizio sul suo operato – che l’articolo che Leonardo Sciascia pubblicò sul Corriere della Sera nel lontano gennaio del 1987, dal titolo “I professionisti dell’antimafia”, non cessa di essere attualissimo, nonostante il tempo trascorso. Morra infatti è un classico “professionista dell’antimafia” e ovviamente neppure lo sa e, se lo sapesse, cesserebbe di esserlo: almeno, si spera. Come, infatti, ogni professionista antimafia che si rispetti, lui, se osteggiato, criticato, ostacolato, anche per ragioni sacrosante – in questo caso per essersela presa addirittura con una malata oncologica come la Santelli – si guarda bene dall’entrare nel merito delle questioni, evita il dibattito oggettivo sulle sue spregiudicate affermazioni, rifugge dall’esigenza di accampare argomenti validi per tutti: semplicemente, utilizzando senza avvedersene una logica analoga a quella di un bambino di sette anni, che, richiamato per aver rotto un bicchiere, si mette a piangere sperando di esser consolato, mette avanti la sua collaudata antimafiosità, sperando che i soliti noti mafiologi e antimafiosi di provata fede possano correre a prestargli conforto e sussidio. Il che ovviamente è puntualmente accaduto, anche se con solerzia ed efficacia minori di quelle che Morra avrebbe desiderato.

Ne viene che non si può non rilevare come egli sia asservito ad una ben visibile chiusura ideologica, quella dell’antimafia di maniera, vale a dire appunto quella denunciata da Sciascia diversi decenni or sono. Secondo questa ideologia, chi sia antimafia ha per definizione ragione su tutto e sempre, mentre chi osi criticarne i comportamenti, di fatto finisce con lo spalleggiare la mafia nell’ottica della delegittimazione dell’antimafioso di turno. Il risultato è la dittatura dell’antimafia, non certo nel nome della concreta ed oggettiva lotta contro di essa, ma nel nome di se stessa. Insomma, una esiziale e pervasiva autoreferenzialità di questa ideologia antimafiosa, che trova ovunque i suoi vessilliferi. In questo caso ha trovato Morra. Questi, poveretto, mi fa quasi pena perché, avendola fatta davvero troppo grossa, è stato criticato perfino dai suoi stessi amici di partito. E purtroppo l’ideologia dell’antimafia, proprio con i pentastellati, non può funzionare, perché essi stessi ne sono la fonte primaria. Con tutti funziona, ma non con loro. E adesso Morra non sa davvero che fare. Intanto, ha rinviato una seduta dell’antimafia. Forse per pensare?


di Vincenzo Vitale