Berlusconi sulla riforma del Mes: contrordine, compagni!

Silvio Berlusconi ha annunciato il voto contrario di Forza Italia alla modifica del Meccanismo europeo di Stabilità (Mes) che verrà discussa in Parlamento il prossimo 9 dicembre, quando il premier Giuseppe Conte, in vista del Consiglio europeo, chiederà alle Camere il via libera all’approvazione della riforma. Per la maggioranza è stata una doccia fredda, visti i numeri risicati che ha in Senato e i mal di pancia registrati tra i molti grillini, tutt’altro che entusiasti di votare sì a un testo che la capo-delegazione Cinque Stelle al Parlamento Europeo, Tiziana Beghin, ha giudicato un semplice maquillage, che non cambia “i contorni di uno strumento vecchio e inadatto”. Ma la delusione non è un’esclusiva della maggioranza. Berlusconi, con la sua decisione imprevista, ha spiazzato quella parte del partito la quale sperava che, dopo i comportamenti collaborativi con il Governo in occasione del voto sullo scostamento di bilancio, la nave Forza Italia avesse definitivamente abbandonato i lidi della destra, ormai infestata da trinariciuti sovranisti, per fare rotta verso un più rassicurante approdo centrista.

Il vecchio leone di Arcore ha rovesciato il tavolo come altre volte in passato, perché? Per almeno due fondate ragioni: una politica, l’altra di merito. Quella politica. A dispetto delle speciose convinzioni della sinistra e dei media organici alla maggioranza di Governo, la Lega a trazione salviniana non è affatto morta e sepolta. L’idea che Matteo Salvini fosse annegato tra i flutti del mare di Milano Marittima, dalle parti del Papeete beach, è stata una pia illusione. Il “Capitano” è in palla e, a fronte della possibilità che l’alleato forzista si defilasse dallo schieramento dell’opposizione, ha lanciato il suo warning: “Chiunque in Parlamento approverà questo oltraggio, questo danno per gli italiani, si prende una grande responsabilità, se lo fa la maggioranza non mi stupisce, se lo fa qualche membro dell'opposizione finisce di essere compagno di strada della Lega, perché chiaramente ipoteca il futuro dei nostri figli, mettendolo in mano a qualche burocrate, che ha sede in Lussemburgo”. Un aut aut che Berlusconi non poteva snobbare, peraltro alla vigilia della spinosa trattativa con gli alleati sulla scelta dei candidati sindaci alle Comunali della prossima primavera. L’ipotesi, poi, della navigazione in solitaria verso il centro moderato avrebbe comportato un crollo di consensi presso la propria base elettorale che è “antropologicamente” contraria all’ipotesi di finire tra le braccia della sinistra. Ora, fare tatticismo per differenziarsi dagli alleati è un conto, rompere con loro è un’altra storia. Ma sul no al nuovo Mes vi è anche una questione di merito. Dichiara Berlusconi: “Due sono i motivi che principalmente ci preoccupano. Il primo: le decisioni sull’utilizzo del fondo verranno prese a maggioranza dagli Stati. Il che vuol dire che i soldi versati dall’Italia potranno essere utilizzati altrove anche contro la volontà italiana. Il secondo: il Fondo sarà europeo solo nella forma perché il Parlamento europeo non avrà alcun potere di controllo e la Commissione europea sarà chiamata a svolgere un ruolo puramente notarile”. Alzi la mano chi pensi che Berlusconi abbia torto.

Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, nella sua informativa alle commissioni riunite Finanze e Tesoro, Bilancio, Politiche dell’Unione europea di Camera e Senato, in relazione alla riunione dell’Eurogruppo del 30 novembre sulla modifica del Meccanismo europeo di stabilità (Mes) e l’introduzione del dispositivo di sostegno al Fondo di risoluzione unico, si è esibito in un Magnificat, a tratti imbarazzante, del testo di riforma concordato con i partner europei. Riguardo alla valutazione sulla sostenibilità del debito del Paese che chiede l’intervento del Meccanismo europeo di stabilità, il ministro ha spiegato ai membri delle Commissioni parlamentari riunite che essa “è presente nel trattato Mes in vigore. Quindi non cambia assolutamente nulla da questo punto di vista. A conferma di ciò – ha proseguito – vorrei ricordare che per l’Italia, e per gli altri Paesi dell’Eurozona, è stata di recente effettuata una valutazione della sostenibilità del debito, cioè c’è stata recentemente una Dsa (Digital single act), condotta dalla Commissione insieme alla Banca centrale europea e al MES, in occasione della verifica dei criteri di ammissibilità alla linea di credito “pandemica” del Mes e il nostro debito è stato valutato sostenibile”. Come a dire: anche se la modifica dello strumento regolatore dovesse rivelarsi una reformatio in peius per gli interessi nazionali, non dobbiamo preoccuparci perché come Paese siamo stati già valutati e promossi. Sarà pure vero, ma ciò che oggi viene concesso a un Governo che gode della protezione dei padroni del vapore europeo non è detto che venga riconosciuto, in futuro, a un esecutivo espresso da una maggioranza parlamentare sgradita ai piani alti di Bruxelles e alle principali cancellerie dei Paesi Ue. Una gaffe, quella di Gualtieri o una minaccia intenzionale rivolta agli italiani sulle conseguenze di una scelta elettorale che confinasse il centrosinistra all’opposizione?

Appare oltremodo stucchevole l’entusiasmo di Gualtieri circa la sedicente vittoria negoziale italiana in merito all’anticipazione dell’entrata in vigore del secondo caposaldo della riforma subordinata alla logica di pacchetto del tutto o niente: la costituzione del Fondo di risoluzione unico per le banche (Srf), in sostituzione del Meccanismo di risoluzione unico (Srm), centrato sulla clausola del Common blackstop, è di fatto un “salva-banche”. Ma quali? Il sospetto, sollevato dal senatore leghista Alberto Bagnai nel corso dell’audizione del ministro dell’Economia, non è peregrino. La tanta fretta nel varare la seconda gamba dell’Unione bancaria europea dimenticando la terza che è l’Edis, il Sistema europeo di assicurazione dei depositi, desta perplessità. Come se lo spiega Alberto Bagnai? La pandemia ha cambiato il quadro dello stato economico dei Paesi Ue per cui nell’immediato futuro ad aver bisogno di un intervento di salvataggio potrebbero non essere le banche italiane ma quelle francesi e tedesche, particolarmente esposte a rischio default. Ragion per cui, allo scopo di salvare i crediti delle banche dell’asse carolingio, finiremmo con lo svenarci per una capital call poco sostenibile per le nostre finanze pubbliche, com’è accaduto con la crisi finanziaria greca. Si domanda Bagnai: se lo strumento del Mes è totalmente inutile, a parere di illustri esperti del settore (uno per tutti: Lucas Guttenberg del Jacques Delors Centre di Berlino, per il quale “i prestiti messi a disposizione dal Mes sono considerati politicamente tossici”), perché ostinarsi nel volerlo adottare a tutti i costi? A chi giova tale accelerazione decisionale? I dubbi dell’economista della Lega rafforzano la preoccupazione di Berlusconi nel temere di non poter mettere becco, come Paese, nelle decisioni che comportano l’utilizzo dei quattrini italiani.

D’altro canto, considerando il peso determinante che hanno la Francia (20,2471 per cento) e la Germania (26,9616 per cento) sulle quote di partecipazione al Mes, è di palmare evidenza in quali mani stia il bastone del comando. Se tale è il quadro generale, perché Berlusconi avrebbe dovuto mandare in frantumi la coalizione? Per fare un favore a Giuseppe Conte e alla sinistra? È triste che una parte del partito sia talmente accecata dall’acredine verso gli alleati da preferire un’azione politica suicidaria piuttosto che ingaggiare con loro uno schietto ma costruttivo confronto. Come finirà? Al momento i forzisti disorientati dall’alzata di testa del capo si sono limitati mugugnare, ma avranno il coraggio di voltare le spalle al loro leader votando in Aula per il sì? E Berlusconi, avrà la forza di mantenere la barra dritta sulla decisione presa o virerà nuovamente nelle prossime ore? E la fronda grillina porterà alle estreme conseguenze l’opposizione alla ratifica della riforma del Mes? Vi sono avvincenti sfide in calendario, manco fossimo a una giostra medievale. Godersi lo spettacolo è d’obbligo.

Aggiornato il 03 dicembre 2020 alle ore 09:33