Whistlerblowing… in the wind

“Quante scorciatoie demagogiche deve utilizzare un aspirante esponente dell’anti-politica per fare fuori i propri avversari politici?”. “The answer my friend is whistlerblowing in the wind... the answer is whistlerblowing in the wind”. Ecco, parafrasando e anche parodiando il titolo e le parole di una nota canzone di Bob Dylan, si può dare una risposta alle vere motivazioni dell’idolatria della delazione pubblica promossa come valore dal pensiero debole grillino. Un popolo di persone che si guardano in cagnesco sul posto di lavoro, e fuori da esso, pronte a denunciarsi le une con le altre: E a mettere in piazza, anonimamente, le vere o presunte trasgressioni o malefatte del proprio vicino. E, magari, a trarne un inconfessabile vantaggio economico, sociale o politico. Proprio in politica il giochetto è sotto gli occhi di tutti da anni: è una gara a chi è il più puro che epura l’altro. Addirittura, è stata fatta una pessima legge come quella che porta il nome di Paola Severino per mettere fuori gioco, per sempre o quasi, un esponente di una forza politica sulla base di condanne subite persino prima dell’approvazione della legge stessa. Un orrore senza fine.

Ma è stata l’istituzione della delazione sul posto di lavoro a compiere quel passo in più verso la barbarie. Un vero e proprio “whistlerblowing... in the wind”. O, se si preferisce, un “calunniate pure al vento che qualcosa resterà”. La legge bandiera dei grillini protegge l’eventuale calunniatore anche dal reato stesso di calunnia, dato che ci vorranno anni per dimostrarlo, mentre chi è oggetto della “spiata” viene azzoppato subito. Quando non arrestato. In ogni caso, la sua vita sociale e lavorativa termina con l’apertura di un’inchiesta – spesso dai connotati politici – nei suoi confronti, con il relativo “svergognamento” mediatico, mentre l’accusatore resta a lungo protetto dall’anonimato. Certo poi – dopo anni se non decenni – l’anonimo può essere obbligato ad una “discovery” (come va di moda chiamarla adesso nel campo del diritto processuale penale) e magari in aula può venire sputtanato. Ma prima che si arrivi alla sua eventuale punizione, la sua vittima avrà senza dubbio sofferto le pene dell’inferno. E sarà stata lei a rimetterci tutto. E per prima. Lo Stato di diritto in Italia, ormai, è ridotto a questo: “Whistlerblowing in the wind”.

Aggiornato il 20 gennaio 2021 alle ore 11:25