Conte ha gettato l’Italia nella solitudine

Dopo un anno di questo andazzo non vi sentite tutti più soli? Lasciamo perdere i soldi, la libertà, il divertimento, la vita come era prima. Ma questo essere stati di fatto sprofondati in una solitudine, come unica possibile dimensione esistenziale, questo dovere tenere a distanza tutti e tutto non vi pesa un po’? Intendiamoci: chi scrive è un noto orso, solitario e compiaciuto. Ma questa solitudine, quella in cui ci ha gettato – a mio avviso del tutto consapevolmente – questo primo ministro, è qualcosa di diverso. Che nessuno aveva mai provato prima con simile intensità. È la stessa solitudine che determina la consapevolezza del carcerato del venire abbandonato a se stesso dalle istituzioni, sempre in Italia. È l’homo homini lupus condito con l’unicuique suum. Che tradotto in romanesco significa “ognuno per sé e Dio per tutti” – cioè legge della giungla – e ha come corollario il motto “il primo che s’alza si veste”.

L’obiezione che ci si può attendere è sempre la solita: negli altri Paesi è la stessa cosa. Vero. Ma qui è peggio. Perché mentre in Francia, Germania, Usa, Israele, Russia, Cina – ovviamente per motivi diversi se non opposti – non c’è bisogno di alcuna scorciatoia per gli uomini di governo per potere esercitare “in santa pace” la propria autorità, in Italia al contrario questo “metodo pandemico” ha rappresentato l’uovo di Colombo.

Questa solitudine che molti di noi provano è, in realtà, figlia dell’umiliazione della nostra libertà e della nostra intelligenza che questo “governicolo cavernicolo” ci sta infliggendo, pur di mantenersi a galla. E se – e quando – questo incubo finirà, non ci sarà ristoro che potrà ridarci indietro il tempo buttato via e il dolore di questa solitudine e di questa malinconia. Amen.

Aggiornato il 21 gennaio 2021 alle ore 09:30