Caro Draghi, non vada a troppi convegni o la metteranno nel mezzo

Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha proferito parole sacrosante sul rapporto indissolubile tra eccesso di burocrazia e corruzione. Tra il dire e il fare però... non ci sta di mezzo solo il mare. Ma la rete di incontri, convegni, inaugurazioni di anni accademici o giudiziari, in cui inesorabilmente sarà invitato nonché obtorto collo costretto a fare atto di presenza con relativo discorso. Tutti vogliono salire sul carro del nuovo esecutivo benedetto da Dio e da Sergio Mattarella, sarebbe ineducato declinare gli inviti. Almeno i primi. Dopo, però, sarà opportuno fare delle rigorose selezioni.

Chi ti invita, spesso, ti fagocita, tenta di portarti dalla propria parte, di intrappolarti in situazioni in cui dopo sarà difficile dire di no o scontentare qualcuno. I magistrati associati sindacalmente e costituitisi in correnti politicizzate, in questo, sono dei veri esperti: ti si mangiano in un boccone e nemmeno te ne accorgi. Certo, Draghi non è di primo pelo e non ha bisogno dei consigli di nessuno. Tanto meno di quelli di un filosofo alla Diogene. Però, deve stare bene attento a non diventare una Madonna Pellegrina da cui tutti si attendono ‘o miracolo. Anche perché se poi ‘o miracolo non dovesse arrivare, saranno tutti pronti con la pietra in mano a partecipare a esilaranti lapidazioni, come quelle del film dei Monty Python “Brian di Nazareth–Life of Brian” e a rivoltarsi contro l’ex idolo.

La burocrazia che giustamente Draghi ha indicato come il primo motore immobile della corruzione in senso giudiziario (e di quella in senso lato) però si nutre di questi convegni, anniversari e foto opportunities. Per cui, visto che il leitmotiv di questo che personalmente ritengo un ottimo governo – al netto dei grillini – dovrebbe essere quello di non esternare a ogni piè sospinto “Casalino style”, il corollario per non cadere in tentazione è quello di rinchiudersi un po’ monasticamente nel proprio ufficio a Palazzo Chigi, partecipando a meno occasioni sociali possibili. Un conto è recarsi al G7 o al G20 ovviamente, un altro andare a recare omaggio a tutte le caste, specie in toga, che sublimano e nascondono gli scarsi risultati che hanno ottenuto da 20 anni a questa parte con pompose cerimonie dove vengono dichiarate le migliori intenzioni. Draghi, nella propria esperienza, sa benissimo che costoro sono quelli che in un indimenticabile film sulle mafie del proibizionismo alcolico in America, l’attore Robert De Niro – che interpretava il ruolo di Al Capone – definiva come “tutti chiacchiere e distintivo”.

Ecco, Draghi saprà senz’altro che questa categoria dello spirito delle persone tutte “chiacchiere e distintivo” è l’altra faccia della medaglia di una burocrazia inefficiente e corrotta. Si guardi bene dal frequentarla, quindi, specie nei salotti televisivi. Meglio, molto meglio, passare per eremiti della competenza di governo che partecipare alle loro cerimonie. Se “understatement” deve essere, lo sia sul serio e senza eccezioni. Amen.

Aggiornato il 22 febbraio 2021 alle ore 09:22