Grillo l’astronauta e la nascita di Ugo

lunedì 1 marzo 2021


Pur di far parlare di sé e accendere i riflettori sul Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo diventa astronauta. Pensa, così, di sollecitare la curiosità di opinione pubblica e Tv, e di percularli sottilmente, inducendoli ad interrogarsi per ore e ore sul significato da attribuire, proprio, alla sua mascherata.

Svelare questo giochetto, però, è roba da dilettanti. Ad esso, dunque, non intendiamo dedicare una goccia in più di inchiostro: la circenseria è a tal punto di basso livello e fuori luogo che si commenta da sola.

Al di là del casco lunare, la riunione romana di ieri della dirigenza del Movimento merita una riflessione. Nella sostanza, per quel che è dato sapere, è iniziata con la chiamata alle armi di Giuseppe Conte e si è conclusa con l’assegnazione a questi del ruolo di “primo dirigente”, di “supremo” o di “elevato”, seguendo il lessico pseudo confuciano di Grillo.

Con la sua accettazione si sono avviate contemporaneamente le celebrazioni funebri del vecchio Movimento e le pratiche di fecondazione assistita di una nuova, imprecisata realtà politica. A tal punto indefinita che convenzionalmente la possiamo chiamare “Ugo”.

Il punto è questo: il compito affidato a Conte di guidare la fecondazione assistita di Ugo, su quali idee, valori, programmi si baserà? Ancora prima di stabilire se Ugo si collocherà a destra o sinistra del Partito Democratico, se si unirà con i figli di Palmiro Togliatti, Enrico Berlinguer e Aldo Moro, oppure se sarà la controfigura dei Verdi europei, Ugo dovrà essere concepito. E quali saranno i suoi cromosomi?

Per ora il progetto è infarcito di parole vuote, usate senza costrutto. Alcuni dei suoi ostetrici parlano della nuova creatura come di una forza liberale e moderata, ma anche sociale e un po’ estremista, attenta al green, ma attenta anche al mercato, atlantica e europeista, ma anche un po’ filo-cinese, garantista, ma anche contro la prescrizione.

Ugo ricorda tanto il personaggio tratteggiato magistralmente da Giorgio Gaber in una graffiante canzone del 1996: “Io sono un uomo nuovo, talmente nuovo che è da tempo che non sono neanche più fascista, sono sensibile e altruista, orientalista, e in passato sono stato un po’ sessantottista. Da un po’ di tempo ambientalista, qualche anno fa mi son sentito socialista. Sono progressista, al tempo stesso liberista, antirazzista e sono molto buono, sono animalista, non sono più assistenzialista, son federalista… ”.

Già, il “Conformista”, l’inconsistente conformista.

(*) agiovannini.it


di Alessandro Giovannini