In Francia la Corte di Cassazione, prosciogliendo tre giorni fa Kobili Traoré, un giovane africano di religione musulmana, che il 4 aprile del 2017 accoltellò e gettò dalla finestra la signora ebrea Sarah Halimi, perché “in preda a un delirio da cannabis”, ha stabilito un folle principio: che si può uccidere impunemente un essere umano, a patto di avere fumato cannabis in abbondanza. D’ora in poi gli aspiranti assassini sanno come restare impuniti in Francia: farsi qualche “canna” o meglio qualche “cannone”.

Quest’ ultima circostanza, invece di costituire un’aggravante (come quando si uccide dopo avere bevuto alcol), è stata considerata dalla Corte addirittura come una ragione di irresponsabilità. La Corte ha infatti stabilito, con l’avallo di alcuni consulenti psichiatri, che l’assassino era “in preda ad un delirio da cannabis” e quindi incapace di intendere e di volere e lo ha prosciolto. Il che è ridicolo oltre che folle dato che la cannabis non è un allucinogeno che produce “deliri”. Il sospetto diffusosi in Francia dopo la sentenza è che se l’assassino non fosse stato un africano musulmano che aveva gridato “Allah è grande” e “ho ucciso un demonio” dopo avere ucciso la vittima e se questa non fosse stata una donna ebrea (per la cronaca un medico in pensione), la Corte e gli psichiatri consulenti avrebbero deciso diversamente. Ci si chiede in Francia ed altrove: a questo genere di follia induce, in Francia e in Europa, il timore, diffuso anche tra i giudici e i consulenti, di essere accusati di “islamofobia”, il più “orrendo” dei peccati nel folle decalogo del politicamente corretto europeo?

Un’altra follia sta per avvenire in Svezia: un disegno di legge del governo stabilisce che dal primo luglio prossimo saranno validi anche i matrimoni (di solito combinati dalle famiglie) celebrati in Paesi medio-orientali tra uomini maturi e ragazzine minorenni spesso anche appena puberi, o addirittura bambine. Saranno validi in Svezia, se i giudici stabiliranno che ci sono “ragioni speciali”, e cioè se quel matrimonio corrisponde ai primitivi costumi tribali locali. Il paradosso è che quei costumi e quei matrimoni, di solito celebrati solo nelle moschee, non sono riconosciuti dalle legislazioni degli stessi Stati di origine di quelle persone. Saranno riconosciuti invece in Svezia, culmine della civiltà europea dei diritti: un’altra follia del multiculturalismo politicamente corretto.

L’elenco delle follie europee potrebbe continuare: alcune sono note, altre meno. Come definire se non follia quella di quei giornalisti e conduttori radio-televisivi che descrivono sistematicamente i terroristi islamici come povere “vittime dell’Occidente”, come è avvenuto invariabilmente in tutti gli attentati perpetrati in Europa sin dalle stragi dell’11 settembre 2001 a New York fino ad oggi? O quella sindaca di Colonia e quei giornalisti tedeschi che dopo le molestie e gli stupri avvenuti la notte di Capodanno (2015-2016) tennero a difendere soprattutto l’immagine degli immigrati aggressori, accusarono di imprudenza le donne mentre le femministe europee, sempre pronte a stracciarsi le vesti per ogni stupro, in quell’occasione o tacquero o quando hanno parlato lo fecero per incolpare il “maschilismo universale” e in particolare, ovviamente, quello patriarcale occidentale.

Che dire di quegli attempati professori (tutti ex sessantottini?) che condannano Omero, Dante, Shakespeare, Churchill e perfino Gandhi (per citare solo i più noti) alla damnatio memoriae e vanno in giro decapitando statue di grandi personaggi storici da essi accusati anacronisticamente, moralisticamente e impropriamente di sessismo, razzismo e colonialismo? Come definire poi quei burocrati che coprono il sesso delle statue per non scandalizzare i visitatori di un museo, come tra l’altro avvenne al Campidoglio di Roma nel gennaio del 2015 nel corso della visita del premier iraniano Hassan Rouhani?

Che dire di quei leader politici e di quegli intellettuali europei che si lasciano insolentire (“avete rubato la mia giovinezza”) e perfino guidare da una ragazzina come Greta Thunberg, che invece di andare a scuola passa il tempo a urlare, sotto l’influenza dei genitori e con la copertura di una vera e ricca lobby, predicendo una imminente catastrofe climatica dell’umanità? Come non definire folle l’austera Chiesa Protestante di Svezia che ha salutato Greta addirittura come “successore di Cristo” mentre sua madre, nel libro “Scene dal cuore”, assicura che Greta nientemeno “riesce a vedere la Co2 a occhio nudo”. Non ha doti soprannaturali degne di un profeta?

Come definire poi quelle centinaia di genitori, di un bambino di 7 anni, (come Charlize Theron); o quelli della bambina francese di 8 anni, Lilie, e quelli trans di un bambino di 5 anni, o quella madre inglese di una bimba di 3 anni, di nome Callie (poi divenuta il bambino Dexter) che prendono sul serio la “volontà” dei loro bimbi e assicurano che i loro bambini vogliono cambiare sesso e sono “stressati perché con il loro sesso biologico non possono sentirsi se stessi”? E che pensare di quei politici, legislatori ed esperti che prendono sul serio la presunta volontà di cambiare sesso di un bambino? E come definire quegli esperti che assicurano che la “varianza di genere è naturale anche nei bambini, perché alcune specie di pesci e di piante lo fanno”? E quelli che somministrano – del tutto legalmente! – ai ragazzini impuberi “bloccanti ipotalamici” e poi, quando raggiungono i 16-17 anni, “ormoni pro-sex” che assicurano il “passaggio di genere”?

Non è poi forse follia quella della femminista trans del Québec, Gabrielle Bouchard, con qualche seguace tra le “nuove femministe” europee, che ha proposto di imporre la vasectomia a tutti gli uomini maggiorenni? O quella della scrittrice femminista che annuncia di non leggere più libri scritti da uomini; o di quello scrittore afro-americano che rifiuta le recensioni dei critici bianchi, perché significherebbe continuare il colonialismo?

Alla follia si aggiunge il ridicolo nel caso di quell’antropologo che denuncia, scandalizzato, che ci sono troppi dinosauri maschi e non abbastanza femmine nei musei, chiedendo le quote rosa anche per loro. Così anche folle e ridicolo è il caso di quella teologa francese settantenne, Anne Soupa, sposata e madre di figli, che chiede di diventare vescovo di Lione. Non è forse folle e ridicolo insieme che in Norvegia una parlamentare venga perseguita per avere detto che “solo le donne partoriscono”?

Come pure non è anche assurdo che, come sta avvenendo in vari Paesi europei, degli atleti maschi pretendano di partecipare alle competizioni sportive femminili in nome dell’identità di genere? Non è comico, oltre che folle, che in Olanda un uomo che dice di percepirsi donna da 15 mesi pretenda di entrare in un convento femminile, come nei libri dell’Aretino, forse traendo esempio dalla California, dove 270 detenuti hanno chiesto, professando una identità di genere femminile, di essere trasferiti in un carcere femminile?

Il mio elenco delle follie dell’Europa e dell’Occidente potrebbe continuare e si potrebbe riempirne un libro come ha fatto lo scrittore francese, Michel Onfray, equiparandoli sin nel titolo ad una “nave dei folli”. Ma ci si deve chiedere cosa ci sia in comune nei casi che ho citato (solo pochi tratti dal libro di Onfray) e come mai queste follie si verifichino solo in Occidente. La loro origine comune sta nell’ideologia del cosiddetto politicamente corretto che è la nuova strategia dei nemici interni dell’Europa e dell’Occidente, in particolare dei chierici radical chic della sinistra eredi del comunismo, che altro non era se non “l’abolizione dello stato delle cose presenti” (come lo definì lo stesso Karl Marx nel suo “Manifesto del Partito Comunista” del 1848) e cioè la distruzione della cultura e di tutte le istituzioni europee. Quei chierici hanno cambiato il pelo, ma non il vizio, e il loro vizio è un odio culturale per l’Europa e per l’Occidente, anche quando si definiscono “europeisti” e “atlantici”.

Aggiornato il 16 aprile 2021 alle ore 10:19