La Magistratura e lo “schermo” dell’indipendenza

Quando si parla o si scrive di fatti che non si conoscono fino in fondo bisognerebbe usare il condizionale. E, infatti, al condizionale mi aggrappo per dire che “sembrerebbe” non essere cambiato nulla. Dopo le vicende – da chiarire – di cui fu protagonista Luca Palamara; dopo la storia dei verbali (a oggi non conosciuti) di Piero Amara; dopo le polemiche, queste pubblicate a tutto tondo, tra Francesco Greco e Piercamillo Davigo, accompagnate, sullo sfondo, da un’inattesa critica di Luciano Violante (volevano prendere il potere); dopo tutto questo, eccoci qui: sembrerebbe non essere cambiato nulla.

Intendiamoci. Non è questione di scegliere tra uno e l’altro tra i candidati. Sono degnissimi entrambi. È, piuttosto, da capire il “come”, i criteri di scelta e di selezione, l’incidenza dell’adesione al sistema correntizio e, tristemente, la logica di assegnazione degli incarichi direttivi. Non più tardi di alcuni giorni fa, proprio Violante (uno che la sa lunga, visto che fu magistrato, poi eletto deputato nella fila del Partito Comunista italiano) ha detto che il principio di indipendenza è stato stiracchiato al punto da diventare uno schermo. Io lo dico da anni. Benvenuto nel club.

Quello schermo, oggi, deve cadere una volta per tutte. In un Paese democratico il sistema correntizio è intollerabile, siccome contrario ai cardini dell’ordinamento. Forse, sarebbe il caso di informare il presidente della Repubblica che, su questo tema, tace da troppo tempo. Palamara era soltanto l’ultimo di cui eravamo a conoscenza. Infatti, “sembrerebbe” non essere cambiato nulla.

Aggiornato il 17 settembre 2021 alle ore 09:43