Tutti ecologisti con il portafoglio degli altri

Prima erano Gretini (seguaci cioè di Greta Thunberg) e “sculettavano” a ogni apparizione pubblica dell’attivista svedese. Poi si sono addormentati quando i grandi della terra hanno opposto un sostanziale “me ne fotto” rispetto agli accordi sulle emissioni di Co2. Adesso si riscoprono nuovamente Gretini e addirittura teorizzano un “transizione ecologica” adducendo come motivazione (reale) la necessità di far fronte addirittura alle sofferenze del pianeta incapace di reggere alla devastazione ambientale.

Peccato che – da un giorno all’altro – sia proprio il ministro Roberto Cingolani a riportarci su quella mediocre pattumiera chiamata Mondo ricordandoci che “lo scorso trimestre la bolletta elettrica è aumentata del 20 per cento, il prossimo trimestre aumenta del 40 per cento”. E la spiegazione è semplice: “Tutto questo succede – ha detto il ministro partecipando a Genova a un convegno della Cgil – perché il prezzo del gas a livello internazionale aumenta. Ma succede anche perché aumenta il prezzo della Co2 prodotta”.

Le motivazioni addotte dal ministro in questione sarebbero due: la prima è di carattere più squisitamente geopolitico e riguarderebbe il massiccio processo di decarbonizzazione avvenuto in Cina ove i produttori di energia hanno fatto incetta di Gnl, il gas che lentamente sostituirà anche in Oriente l’uso del carbone per la produzione di energia. La massiccia domanda di gas dalla Cina ha ovviamente fatto lievitare i prezzi, mettendo in crisi l’Europa che usa prevalentemente questa fonte di energia. La seconda motivazione è invece più tragicamente simpatica: il secondo elemento che causa il rialzo record delle bollette è legato ai permessi per inquinare i quali si pagano in base alla quantità di Co2 emessa. Sono certificati gestiti dall’Unione europea che si possono scambiare come se fossero titoli finanziari.

Ma le politiche sempre più penalizzanti della Ue sulle emissioni hanno portato il mercato ad aumentare la domanda dei diritti, in previsione di ulteriori rialzi. E siccome i produttori di energia sono costretti a comprarli per compensare le emissioni, scaricano poi i costi in bolletta. Quindi alla fine fanno tutti gli ecologisti con il portafogli degli altri: perché, indipendentemente dai tanto sbandierati interventi del Governo, saranno sempre i cittadini a pagare sia che gli aumenti gravino sulla bolletta, sia che essi vengano ammortizzati dalla fiscalità generale (sono sempre denari dei cittadini).

Così facendo, la svolta green diventa un business, uno slogan che colpisce gli utenti finali sia come consumatori sia come contribuenti. E che sia sottovuoto spinto lo si vede anche dal modello di sviluppo immaginato per il nostro Paese, un modello vecchio che non vede sensibili innovazioni in termini di rifiuti solidi urbani, in termini industriali (ad esempio l’Ilva di Taranto è ancora lì intonsa) e con migliaia di lavoratori che di qui a poco si riverseranno per le strade tornando a lavorare in presenza (inquinando a capocchia). Alla faccia dei problemi del Pianeta, nessuna visione innovativa da parte della politica sul mondo di domani. E non poteva essere altrimenti visto che essa si è imbarbarita anche sui propri cavalli di battaglia non essendo in grado di fare propaganda neppure su temi gigioni (il centrodestra e i pentastar se ne accorgeranno alle prossime amministrative facendo resuscitare il comatoso Partito Democratico).

Ma intanto il dibattito pubblico si concentra placido e sonnacchioso sul Ddl Zan, sul green pass, sui diritti dei piccioni della Garbatella e amenità varie. E lo chiamavano il Governo dei migliori.

Aggiornato il 21 settembre 2021 alle ore 09:14