Arsenico e vecchi merletti venezuelani

La macchina del fango venefico ha ripreso a girare. Stavolta, nei suoi ingranaggi sono finiti i Cinque Stelle. La vicenda non è nuova: se n’era già parlato qualche tempo fa. In Spagna è recluso un pendaglio da forca venezuelano, tale Hugo Carvajal, che sta per essere estradato negli Stati Uniti dove deve rispondere di traffico internazionale di sostanze stupefacenti e di altri reati connessi. Il balordo in questione non è uno qualunque ma è stato un pezzo da novanta dell’apparato di potere del dittatore venezuelano, Nicolás Maduro. Hugo Carvajal è stato un ufficiale dell’Esercito Bolivariano (Eb), una delle cinque componenti della Forza Armata Nazionale Bolivariana (Fanb), specializzata nelle operazioni terrestri e nella protezione dei confini territoriali venezuelani, fino alla conclusione della carriera con il grado di maggiore generale. Nell’ultimo periodo della dittatura di Hugo Chávez, Carvajal è stato Direttore generale del Controspionaggio militare (Dgcim) del Venezuela (tra luglio 2004 e dicembre 2011 e tra aprile 2013 e gennaio 2014).

Con l’avvento al potere di Nicolás Maduro, appesa al chiodo la divisa, Carvajal si è dato alla politica divenendo deputato all’Assemblea nazionale per lo Stato di Monagas nella legislatura 2016-2021. Ma la sua storia d’amore con i tiranni sanguinari di Caracas si è interrotta bruscamente il 21 febbraio 2019 quando, annusando una brutta aria per il dittatore e la sua cricca, ha cambiato bandiera acclamando Juan Guaidó, l’uomo sostenuto dagli Stati Uniti e dalla quasi totalità della comunità degli Stati occidentali, che il 23 gennaio 2019 aveva giurato da presidente del Venezuela in sfida aperta con il dittatore. L’ex capo dell’intelligence venezuelana scrive una lettera aperta a Nicolás Maduro, nella quale gli chiede di farsi da parte per il bene della nazione. L’iniziativa gli procura un’accusa di tradimento alla qualche riesce a sottrarsi riparando in Spagna. Ma il generale pentito non la passa liscia. Gli inquirenti statunitensi lo tengono d’occhio da tempo, attendendo l’occasione giusta per catturarlo e processarlo per traffico di droga e altri reati connessi al crimine organizzato. Da qui la richiesta di estradizione rivolta alla Spagna dove attualmente è detenuto.

Carvajal non è un eroe romantico ottocentesco ma un criminale. E come tale, cos’altro avrebbe potuto inventarsi per sfuggire alla giustizia statunitense se non offrirsi di collaborare con gli inquirenti spagnoli? Detto, fatto. Carvajal spiffera ciò che sostiene di sapere sugli anni della dittatura venezuelana. A cominciare dal capitolo che maggiormente stuzzica la curiosità delle intelligence occidentali: i finanziamenti erogati dai dittatori venezuelani ai partiti politici europei ritenuti amici e fiancheggiatori. Sulla lista dei presunti “venduti” compaiono lo spagnolo “Podemos” e l’italiano Cinque Stelle. Nella ricostruzione di Carvajal, Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio avrebbero intascato una mazzetta da 3,5 milioni di dollari per fare del Cinque Stelle il megafono di Nicolás Maduro in Italia. Ora, su questa vicenda melmosa vogliamo essere chiarissimi: non crediamo a una virgola delle confessioni interessate di un losco figuro della stazza del “pollo”, come veniva appellato a casa sua Hugo Carvajal. Non è solo questione di garantismo. La destra italiana è stata vittima per anni delle macchine del fango che hanno avvelenato il clima politico del Paese pur di impedirle di governare. Il fatto che adesso le pale del ventilatore volgano in direzione dei Cinque Stelle ugualmente ci disgusta. A noi i grillini non stanno simpatici. Li giudichiamo colpevoli per aver riportato nella stanza dei bottoni una sinistra che era stata messa all’angolo dal libero voto degli italiani. Li giudichiamo colpevoli per aver dato voce al più squallido giustizialismo che il nostro Paese potesse conoscere dai tempi bui di Tangentopoli. Li giudichiamo colpevoli per aver ingannato gli elettori con una proposta politica utopistica, e dannosa per gli interessi nazionali laddove applicata. Li giudichiamo colpevoli per aver mentito alla gente, nascondendo la meschina avidità dei suoi esponenti dietro la maschera tragica dell’onestà. Li giudichiamo colpevoli per aver tirato fuori dal cilindro di un teatrante la figura di Giuseppe Conte e per avergli maldestramente affidato le sorti della nazione. Li giudichiamo colpevoli per essersi ostinatamente abbarbicati alle poltrone e di non volerle mollare pur nella consapevolezza di essere stati sfiduciati dagli italiani. Li giudichiamo colpevoli per aver spregiudicatamente stravolto il quadro delle alleanze internazionali dell’Italia; per aver appoggiato sanguinari dittatori come Nicolás Maduro; per aver spalancato le porte dell’infrastrutturazione strategica del Paese al Governo cinese, in assoluto dispregio delle intese vigenti con gli storici alleati occidentali; per aver strizzato l’occhio agli irriducibili nemici di Israele e dell’Occidente che stanno a Teheran; per aver messo a rischio, con folli teorie moralistiche sulla produzione degli armamenti, la sicurezza delle nostre truppe impegnate all’estero.

Li giudichiamo colpevoli per aver introdotto nel Paese un più che sospetto pacifismo di matrice terzomondista e vetero-comunista. Di tutto questo li riteniamo responsabili, e di molto altro. Attendiamo con ansia che, prima o dopo, il tribunale delle urne emetta la sua sentenza inappellabile. Ma mai e poi mai potremmo sopportare anche solo l’idea di usare il veleno confezionato da un torturatore, corrotto e malavitoso, disposto alla collaborazione con la giustizia per bieco tornaconto personale, per cancellare dalla carta geografica dei partiti i pur disprezzati grillini. Queste cose solitamente le fa la sinistra. L’etica della gente di destra che, come sentenziò un gigante del Novecento, conosce il senso dell’onore e il corrispondente senso dell’onta mai potrebbe accettare di stare sullo stesso piano di chi non ha contezza né dell’uno né dell’altro senso. Ci piacerebbe tuttavia che un tale principio, che richiama la nobiltà dell’onore, il valore più alto per gli uomini e le donne di destra, lo avessero ben presente anche taluni giornali quotidiani cosiddetti di area che quando sentono l’odore del sangue, anche se mischiato agli escrementi, vi si lanciano a capofitto, e chissenefrega delle dichiarazioni di fede garantista declamate fino a un istante prima.

Certo, essere di destra a volte risulta stressante. Perché quella vocina di dentro che la gente chiama coscienza, per chi è di destra è peggio che avere la suocera in casa: non si distrae mai, sempre pronta al rimbrotto. La si chiami etica o coscienza collettiva, ma la piena adesione ai valori morali perenni della destra rende migliori, sebbene più severi con se stessi. Ecco perché all’avversario politico volgarmente infangato, pur anelando a sconfiggerlo in una competizione leale, oggi si deve tendere la mano.

Aggiornato il 25 ottobre 2021 alle ore 09:17