Se per il M5S è tempo di rifondazione

giovedì 2 dicembre 2021


In realtà non è da oggi che lo stato di salute pentastellato richieda cure drastiche… al limite una rifondazione. Per carità, nessuna predica da parte di osservatori come noi che, al massimo, invitano il lettore paziente a ricordi e riflessioni, per esempio a proposito delle ferree disposizioni di Casaleggio (do you remember?) sul tema del finanziamento pubblico ai partiti liquidato brutalmente nel 2014 con un indimenticabile post-blog di Beppe Grillo: “I partiti vogliono i soldi del tuo due per mille. Il Movimento Cinque Stelle no. Il M5S non è un partito e ha dimostrato che non servono soldi pubblici per fare politica”.

Pochi giorni fa (novembre 2021) si votava on-line nel movimento grillino: questa volta il segretario Giuseppe Conte ha esultato per il risultato portato a casa con l’approvazione del 2 per mille. L’ex premier ha commentato “il principio della democrazia diretta è questo!”, avendo peraltro temuto un risultato contrario per l’incertezza della votazione e mettendo a mo’ di scongiuro (o spergiuro?) le mani avanti: “Se verrà approvato bene, se non verrà approvato bene lo stesso”. Questo o quello per me pari sono: la vera ideologia pentastellata.

Qui non si vuole infierire sulle leggendarie marce, non della pace ma della povertà di Grillo e neppure sul memorabile assunto casaleggiano “noi del M5S saremo i nuovi francescani”. E nemmeno sull’obbligo dei parlamentari di lasciare un congruo lascito mensile al partito (ora molti lo vogliono indietro dopo la costrizione di più pesanti oboli al partito), ma sull’atteggiamento sia interno che esterno nei confronti di imposizioni dal sapore più che punitivo, di cui quasi nessun organo mediatico ha avuto il coraggio di scorgerne e denunciarne l’innata insensatezza e il senso autoritario.

Di quei tempi imperversavano i quotidiani show di Grillo: il taglio dei soldi, l’entusiasmo per i gilet gialli, il no secco e ripetuto a Emmanuel Macron, il no al doppio mandato. Tutto finito, tutto rovesciato. E adesso l’immancabile “Dibba” ha minacciato di voler dare vita all’ennesima formazione contro l’attuale M5S. C’è una bellissima canzone di Charles Trenet della quale, per rispetto all’indimenticabile autore, ricordiamo solo il verso di chiusura: “Que rèste-t-il de tout cela, dites-le-moi”.

 


di Paolo Pillitteri