La politica come il tifo calcistico

I pensieri reconditi dei partiti politici rappresentano uno dei peggiori guai dell’Italia. Tra essi il meno recondito di tutti – ma il più inconfessabile – è quello che chiunque vinca vorrebbe imporre agli altri il proprio stile di vita. Non una visione di società ovviamente differenziata a seconda degli schieramenti ma utile per tutti. Al contrario, una sorta di gogna per chi perde. Una visione calcistica, da derby stracittadino, della vita. Chi perde si deve nascondere fino al prossimo derby. Cioè fino alle successive elezioni.

E questo pensiero misterioso ma non troppo spiega anche un’altra cosa incredibile che caratterizza l’Italia da “Mani Pulite” in poi: la tendenza a cambiare legge elettorale praticamente a ogni legislatura. Infischiandosene delle raccomandazioni del Consiglio d’Europa secondo cui non si dovrebbe tenere alcuna elezione per almeno un anno dopo ogni avvenuto cambiamento. Inoltre, constatata l’impossibilità di vincere cambiando semplicemente e compulsivamente le regole elettorali, i partiti della partitocrazia riveduta e scorretta hanno optato per un piano B: essere almeno certi che non possa vincere alcun altro. E così passando di Porcellum in Italicum ci siamo ritrovati a venire commissariati per “disperazione”: ieri da Mario Monti su input di Giorgio Napolitano, oggi da Mario Draghi su input di Sergio Mattarella.

Insomma il vero problema, il peccato originale della politica italiota, è quello di non voler riconoscere al proprio avversario una qualsivoglia dignità. Anzi neppure la qualifica di avversario. Casomai solo quella di “nemico”. Che ovviamente si tende ad abbattere più che a cambiare. Senza neanche riconoscere in lui l’onore delle armi e quelle quattro cose buone che, per statistica, deve pure avere fatto quando è stato il suo turno al Governo. L’esempio classico di queste premesse è rappresentato dal caso di Silvio Berlusconi, di cui alcuni paventano l’elezione al Quirinale più dello scoppio di una guerra termonucleare. In particolare gli acerrimi nemici di sempre, il partito giustizialista allargato che ha per menti pensanti alcune figure particolarissime nella magistratura italiana, che da decenni vorrebbero invano affibbiargli l’etichetta di padrino dei padrini della mafia italiana, e per braccia esecutive anche alcuni organi di stampa e alcuni direttori di giornali che non hanno meglio da fare che sobillare l’odio verso il Cav, promuovendo se del caso anche patetiche raccolte di firme contro colui che chiamano “il garante della prostituzione”.

Anche se mezza Italia non la pensa affatto così e anche se la sua elezione presidenziale a livello teorico è tutt’altro che da escludere, quella fazione estesa ma non maggioritaria di odiatori professionisti fa di tutto per gettare il Paese nel caos e nel panico. Non rispettando per principio chi la pensa diversamente da loro. E ingenerando purtroppo una reazione uguale e contraria visto che nel centrodestra – come nel centrosinistra – di spiriti liberali e voltairiani (“sei il mio avversario ma io lotterei fino alla morte purché tu possa esprimere le tue idee”) non ci sta neanche l’ombra.

Ecco così come l’odio e la prepotenza organizzata di pochi può determinare il disagio e il malessere di molti, se non di tutti. Nonché l’impossibilità concreta di governare con un Esecutivo scelto alle elezioni. È una situazione questa che si trascina in realtà, a ben vedere, dal Dopoguerra, perché le scelte dei padri costituenti furono quelle di non dare pressoché alcun potere al presidente del Consiglio, sulla cui figura si stagliava l’ombra nefasta del fu cavaliere Benito Mussolini. Ma il paradosso quale è? Che per evitare le prepotenze reciproche e le imposizioni alterne di stili di vita tra destra e sinistra e viceversa, alla fine si deve scegliere per “disperazione” di accettare questi governi di larghe e “fottute” intese di cui poi, tutti coloro che portano la colpa di averli determinati, si lamentano. Ovviamente dopo avere provocato le premesse per i periodici commissariamenti.

Aggiornato il 07 dicembre 2021 alle ore 10:30