La supercazzola di Cartabellotta

lunedì 17 gennaio 2022


Per come sta evolvendo, si fa per dire, la lotta contro il Covid-19, mi sembra sempre più evidente che il coacervo di interessi che unisce molti politici, molti professionisti dell’informazione e molti personaggi, una volta oscuri, del mondo della medicina spinge questi ultimi a cercare in ogni modo di tenere il Paese bloccato sotto una coltre di perdurante terrore sanitario. Solo adottando questa chiave di lettura, a mio parere, è possibile comprendere l’impazzimento di un sistema che, malgrado l’altissima percentuale di vaccinati, è arrivato a imporre un lasciapassare per quasi ogni attività umana, escludendo del tutto dalla vita sociale chiunque non si pieghi all’ignobile ricatto del Governo.

Una evidente dimostrazione di tale assunto l’hanno offerta alcuni giorni orsono, durante Controcorrente, in onda in prima serata su Rete 4, Nino Cartabellotta, presidente del Gimbe ed Ettore Rosato, esponente di Italia Viva. Un renziano doc che non ha fatto altro, durante i suoi interventi, che ripetere a pappardella il mantra che il ministro Roberto Speranza ci propina ogni volta che ha l’occasione di parlare. In estrema sintesi, anche per Rosato dobbiamo preservare la salute dei cittadini, costringendo con ogni mezzo i riottosi a vaccinarsi, altrimenti questa massa di renitenti al vaccino – in realtà ridotti a una sorta di piccola riserva indiana – rischia di mandare in affanno gli ospedali, impedendo che vengano curate adeguatamente le persone affette da altre patologie.

E a questo strumentale e vergognoso ragionamento, che non tiene in alcun conto gli attuali e rassicuranti numeri delle ospedalizzazioni, ha fatto da controcanto il citato Cartabellotta il quale, in un acceso contraddittorio con un esasperato – a buona ragione – Vittorio Sgarbi, si è così espresso: “In questo momento il problema non è a livello individuale. Il problema è a livello di comunità; è a livello di servizio sanitario. Cioè, siccome noi oggi abbiamo le terapie intensive e le aree mediche prevalentemente occupate da persone che non hanno fatto il vaccino (il che è tutto da verificare), che hanno un rischio circa 10 volte superiore rispetto a chi si è vaccinato, soprattutto con tre dosi, il problema reale in questo momento non è la persecuzione del non vaccinato, ma è la necessità di aumentare la copertura vaccinale del Paese per evitare di intasare il Servizio sanitario nazionale. Se noi passiamo dalla logica della salute individuale a quella della salute collettiva, si legge in maniera diversa quello che è il problema del numero ancora elevato (la citata riserva indiana) di quelli che non si sono ancora vaccinati. Anche perché le persone suscettibili non sono soltanto i non vaccinati. Sono anche i vaccinati con due dosi e sono anche, purtroppo, i vaccinati con tre dosi che la variante omicron buca”.

Avete capito? I quattro gatti che ancora resistono al ricatto vaccinale, e che sono oramai divenuti il capro espiatorio per ogni cosa, devono vaccinarsi per non mandare al collasso gli ospedali – i quali, per la cronaca, non ci sono andati al collasso, anche quando i vaccini non erano ancora disponibili – ma lo debbono fare anche per non contagiare i vaccinati che sono alle prese con una variante, la “terrificanteOmicron, che comunque buca gli stessi vaccini. E dato che è oramai acclarato che questi stessi vaccini non evitano il contagio, l’inutile obiettivo di vaccinare tutti serve solo a giustificare un surreale stato d’emergenza senza emergenza. In tal senso, mi sembra evidente che con questo strabiliante giro di parole il buon Cartabellotta abbia finalmente inventato il moto perpetuo. Un moto perpetuo applicato alle restrizioni sanitarie che, bene che vada, potrà interrompersi nella primavera del 2023, quando torneremo a votare per il rinnovo di un Parlamento che ha da tempo perso la sua funzione di controllo sul Governo.

In questa ottica la ricerca ossessiva dei contagi di un virus sempre meno letale ma oramai endemico, con l’altrettanto ossessiva identificazione degli stessi con la malattia e la morte, appare del tutto funzionale al mantenimento di un clima di terrore sempre più scollegato dalla realtà dei numeri e dei fatti. Ora, considerando che ci sono già circa due milioni di persone in quarantena perché positive, di questo passo rischiamo seriamente di far collassare sul piano sistemico l’intero Paese, egregio dottor Cartabellotta, altro che chiacchiere.


di Claudio Romiti