Davigo ha trovato a Brescia uno più puro che forse lo epura

Era inevitabile: tutti prima o poi trovano uno più puro che ti epura. Anche Piercamillo Davigo non è potuto sfuggire a questo postulato a suo tempo proferito dall’indimenticabile proto-segretario socialista Pietro Nenni. Anzi, in questo caso sembra quasi una nemesi.

Il più puro – nella fattispecie – potrebbe essere Roberto Spanò, presidente del processo in cui l’ex dottor Sottile di “Mani pulite” è imputato per rivelazione di segreto di ufficio in relazione alla nota vicenda degli esplosivi verbali di interrogatorio dell’avvocato Pietro Amara.

Davigo, che aveva pensato e tentato di iniziare l’udienza con il pressing offensivo, dicendosi pronto ad essere subito ascoltato in un interrogatorio formale, si è sentito rispondere così: “È difficile svestire la toga quando si è dall’altra parte, la inviterei a calarsi nella parte dell’imputato”.

Spanò poi ha concesso lui solo di fare dichiarazioni spontanee riservandosi evidentemente di decidere in un secondo momento le modalità del passaggio all’interrogatorio vero e proprio. Tutto ciò durante la prima udienza di questo dibattimento che forse non è iniziato proprio con il piede giusto, almeno non per Davigo.

Ovviamente i giornali non hanno dato enorme rilevanza a questa notiziola: Davigo è ancora troppo popolare. Tutti lo difendono, anche chi lo ha attaccato per anni. Ma quando in un’udienza – la prima per giunta – un presidente di collegio ti apostrofa così di solito non viene considerato un buon segno. Né un viatico per l’assoluzione finale. Lo sanno bene gli avvocati difensori anche di imputati molto meno eccellenti, se non altro per esperienza diretta.

Inoltre su Davigo incombe una parte civile, quella dell’ex consigliere del Consiglio superiore della magistratura ed ex suo amico, il pm antimafia Sebastiano Ardita, che se fossimo in una tragedia shakespeariana come il Macbeth potrebbe essere considerato il fantasma di Banco. Ardita anche in televisione non è stato tenero con Davigo, che a sua volta aveva rotto i rapporti con lui proprio in seguito alla vicenda della comparsa del nome dello stesso Ardita nei verbali di Amara come presunto appartenente alla forse fantomatica Loggia Ungheria.

Prima del Covid e della guerra queste cose sarebbero state messe in prima pagina, adesso sembra non interessino più quasi a nessuno. Ma data la puntigliosità del presidente di questo collegio non è detto che questo stato di fatto di “oblio” da parte dell’opinione pubblica sia sufficiente per Davigo per tirarsi fuori da questo guaio.

 

Aggiornato il 23 aprile 2022 alle ore 09:14