25 Aprile: viva San Marco

lunedì 25 aprile 2022


Pochi, perché giustamente ricordano eventi più recenti, fanno mente locale che il 25 Aprile è la festa nazionale più antica d’Italia, perché è San Marco, festa nazionale del cessato Stato Veneto, durato più di mille anni: sorto nel 421 e caduto nel 1796. San Marco sarebbe stato inviato da San Pietro da Aquileia per istituirvi una comunità cristiana. Conobbe Ermagora. Lo portò a Roma da San Pietro il quale, colpito dalla sua fede, lo proclamò primo Vescovo d’Aquileia in quanto ecclesia di fondazione apostolica, ancorché de relato, per così dire, di un Patriarcato.

A causa di una tempesta, però, San Marco è costretto a fermarsi sulle isole della laguna, e ivi ebbe la profezia che vi avrebbe riposato dopo la “dormizione”. Quando San Marco passò per Roma, si dice abbia scritto il suo Evangelo, ai piedi del Campidoglio, dove sorge la basilica romana a lui dedicata. Poi tornò ad Alessandria d’Egitto. Quando, nell’828 dell’era cristiana, Alessandria era in mano mussulmana, dieci navi venete, con Doge Giustiniano Partecipazio, salparono per l’Egitto con la missione di porre in salvo le reliquie dell’evangelista, malgrado Costantinopoli avesse vietato a tutte le navi dell’Impero di commerciare con quel porto, in mano infedele. I mercanti Buono da Malamocco e Rustico da Torcello non rubarono il corpo, come erroneamente si narra, ma s’intesero con i custodi, Staurazio e Teodoro, i quali compresero così di mettere al sicuro le reliquie. Le coprirono con foglie di cavolo e carne di maiale, non toccata dai maomettani perché “impura”, per eludere il controllo dei doganieri.

Ripartirono per Venezia. Furono per circa due secoli conservate a Palazzo Ducale fino a quando, nel XI secolo, venne costruita la Basilica di San Marco, nel cassato Stato Veneto, chiesa dello Stato e non cattedrale, come lo era Aya Sophia in Costantinopoli oppure, oggi, Santa Maria degli Angeli nelle terme di Diocleziano, in Roma. Dopo il 1797 fu il patrono del Risorgimento veneto, di Ugo Foscolo, di Daniele Manin e Niccolò Tommaseo; nella Prima guerra mondiale il leone di San Marco figura sulle carlinghe dei velivoli di Gabriele D’Annunzio nel volo su Vienna, e al centro della bianca croce di Savoia della Terza armata. È sempre stato un emblema di libertà, e lo è ancora oggi, quando la festa di San Marco coincide con le celebrazioni della liberazione dell’Italia dall’occupazione dalle forze del Terzo Reich nazista, a opera degli Alleati occidentali e dei Gruppi di combattimento, in realtà divisioni, del Corpo Italiano di Liberazione del Regio Esercito. Se fosse stato per i “Partigiani”, il cui appellativo è tutto un programma, i nazisti starebbero ancora pascolando per l’Italia, con buona pace delle loro meritorie azioni di sabotaggio dell’occupante, e meno meritorie di vendetta personale.


di Riccardo Scarpa