Del Vecchio e la nauseante invidia sociale

Ignoro chi sia l’autore di questo tweet. Nondimeno il messaggio mi ha impressionato, vuoi per il suo contenuto, vuoi per i molti commenti che ha raccolto. Mi è tornato in mente il giovane Piero Gobetti e la sua definizione del fascismo come autobiografia della nazione.

Perché qui sta il punto a mio avviso: questo nostro bellissimo e disgraziato Paese ha sempre sofferto di un deficit, potrebbe dirsi congenito, di liberalismo. Questo è il Paese nel quale ad ogni tentativo di valorizzare il merito si contrappone, da sempre, una miscela nauseante di invidia sociale, di moralismo senza morale, di ideologismo senza altra ideologia che non sia quella di ritagliarsi ciascuno la propria piccola bolla di privilegio senza dover fare i conti con le proprie, di norma inesistenti, abilità.

Leonardo del Vecchio è rimasto orfano di padre prima della propria nascita. È cresciuto nel collegio dei Martinitt. Ha iniziato a lavorare a 15 anni come garzone. Insomma, è diventato straordinariamente ricco perché più bravo di voi e, semplicemente, ce dovete sta’, voi e chi, da una vita, non ve lo dice.

Aggiornato il 28 giugno 2022 alle ore 18:04