Il toto-ministri e il mondo

martedì 27 settembre 2022


È il giorno dopo. Ancora non è stato convocato il nuovo Parlamento, il Capo dello Stato non ha ancora avviato le consultazioni ma, come era da aspettarselo, all’interno della coalizione di centrodestra è partita la competizione per un ruolo da ministro. Giorgia Meloni, con i risultati ottenuti da Fratelli d’Italia, è legittimata a essere la presidente del Consiglio in pectore.

L’accordo pre-elettorale è chiaro: spetta al partito che ha ottenuto più suffragi nella coalizione indicare, al Capo dello Stato, la presidenza del Consiglio dei ministri. Ovvero a Fratelli d’Italia, presieduto da Giorgia Meloni. La stessa, in campagna elettorale, si è detta contraria a una scelta dei ministri secondo il manuale Cencelli. Altri tenteranno di fare orecchie da mercanti. A lei spetterà di togliere i tappi di cerume.

Non si deve cadere, però, in un’altra tentazione: i cosiddetti tecnici. Un ministro ha un ruolo politico. In politica estera, ad esempio, gli ambasciatori sono pericolosi. La carriera universitaria si fa con le pubblicazioni. Le commissioni, però, sono luoghi di spartizione di influenze tra diversi “capiscuola”: esse non vengono lette, bensì si preparano “medaglioni” per pre-costituire l’esito. Così la carriera diplomatica, in Italia, si fa secondo il numero dei negoziati conclusi. Quindi, per il negoziatore è utile chiuderli, magari cedendo sul versante dell’interesse nazionale. Non ci si può aspettare da un diplomatico italiano la strenua difesa della politica. Per questo, meglio come ministro degli Esteri un politico.

Ad esempio, nella coalizione di centrodestra c’è Antonio Tajani. Un esponente minore di Fratelli d’Italia l’ha sfottuto, poiché da ragazzo fu del Fronte monarchico giovanile. Questo, per chi scrive, è un pregio: significa che, fin da quando aveva “le braghette corte”, esprimeva un’opinione politica. Da grande, è stato membro della Commissione esecutiva dell’Unione europea e presidente del Parlamento europeo. È ben noto agli ambienti comunitari perché, essendo meticoloso, studiava bene i dossier. Sarebbe la persona più qualificata per smontare le calunnie sparse dalla Sinistra, in quegli ambienti, su Giorgia Meloni. La quale, se vuole imprimere alla politica comunitaria, nell’interesse dell’Italia, un cambio di passo, dovrà essere coerente – scusate se mi ripeto – con la ragazzina manifestante a favore di un esercito europeo.


di Riccardo Scarpa