I prodigi ingannevoli del Metaverso

La Storia s’impara sui libri di testo

Una volta c’era l’Universo. Poi apparve il Multiverso. Oggi campeggia il neonato Metaverso.

Come ben sanno gli specialisti del settore e anche se alcuni aspetti non sono chiarissimi, non si tratta più di migliorare la connessione via Internet, rendendola più rapida, ma di una nuova modalità di relazionarsi con la tecnologia, perché attraverso la connessione in rete si genera una sorta di sovrapposizione di Internet al mondo materiale, permettendo all’utente di interagire in modo diretto e perfino di partecipare di persona ad eventi contemporanei o addirittura storicamente determinati.

Tuttavia, una cosa sia chiara: si tratta sempre di una realtà virtuale e di null’altro.

Tanto va ricordato, dal momento che gli equivoci possono sorgere facilmente soprattutto fra gli entusiasti di ogni novità tecnologica, generando fraintendimenti molto dannosi specialmente per i più giovani.

In proposito, va stigmatizzata una pubblicità che spesso viene trasmessa su tutte le reti televisive e che apparendo anche sui quotidiani, per magnificare le possibilità offerte dal Metaverso, comunica al pubblico una evidente scempiaggine, tanto falsa quanto accattivante: e cioè che utilizzando la tecnologia del Metaverso, sarà possibile essere presenti a celebri colloqui della storia, ascoltando di persona cosa si dissero per esempio Marco Antonio e Cicerone poco dopo l’assassinio di Giulio Cesare.

Sesquipedale sciocchezza, questa, per due motivi, entrambi occultati dalla pubblicità. Per un verso, infatti, i colloqui storicamente rilevanti, anche se riportati dagli storici, non sono che una invenzione – plausibile ma invenzione – e non certo la registrazione o il resoconto stenografico di quanto effettivamente fu detto: celebri i discorsi riportati da Tucidide, i quali, come tutti sanno – tranne gli inventori del Metaverso – sono una sua geniale e storicamente attendibile ricostruzione di ciò che razionalmente in una certa situazione “avrebbe dovuto esser detto” e non di ciò che effettivamente “fu detto”. Per altro verso, uno studente non ascolterebbe neppure la ricostruzione di Tucidide o di Tacito, ma semplicemente ciò che i gestori del Metaverso – asserviti alla presunzione figlia della propria ignoranza – vi abbiano inserito.

Da entrambi i versanti, dunque, la connessione del Metaverso offre molto di meno e di assai più incerto di quanto possa invece offrire un buon libro di storia, con buona pace di ogni pubblicità.

Per questo, sono rinvenibili i presupposti per denunciare tale pubblicità come “ingannevole”, anche se, trattandosi di questioni implicanti somme di denaro ingentissime, non meraviglia che nessuno si sia ancora mosso in tal senso, neppure le tanto celebrate Authorities che affollano il panorama istituzionale italiano e che ancora una volta così testimoniano la loro inutilità.

Si consideri ancora come tale forma di connessione, permettendo, con l’inforcare lenti ipertecnologiche, di giocare a tennis con un amico che si trovi in Australia restando comodamente seduti in poltrona, costituisca un gravissimo pericolo per la civiltà umana, condotta sui binari di una compiuta disumanizzazione.

Qui, infatti, non c’è il tennis perché manca ogni impegno agonistico reale; non c’è nessuna relazione con l’amico confinato in un altro Continente; non c’è il corpo, che rimane inerte sui cuscini.

Insomma, non c’è nulla di nulla e, alla fine, non ci siamo più neppure noi esseri umani.

Per i gestori del Metaverso si spalanca allora una possibilità molto ghiotta. Basterà distribuire a pagamento – a seconda della classe sociale di appartenenza – lenti tali da garantire le connessioni preferite, per aver così organizzato classi differenziate di schiavi paganti, grati di quanto loro assicurato in un mondo inesistente che permette di ottenere ciò a cui nel mondo reale non potrebbero mai aspirare: un successo sportivo, uno amoroso, uno lavorativo.

E ovviamente senza pensare, senza criticare mai un sistema così buono e sollecito che viene incontro ai bisogni di ciascuno, sia pure asservendolo ad una realtà fittizia.

Non a caso, Karl Kraus notava che “tutta la vita dello Stato e della società è fondata sul tacito presupposto che l’uomo non pensi. Una testa che non si offra in qualsiasi tipo di situazione come un capace spazio vuoto non avrà vita facile nel mondo”.

I gestori del Metaverso lo sanno.

(*) Articolo tratto dal quotidiano La Sicilia 

Aggiornato il 04 dicembre 2022 alle ore 09:57