Non è una dolorosa necessità

L’informazione della Rai continua a far parte a pieno titolo del giornale unico del virus. Lo abbiamo potuto verificare appieno alcuni giorni orsono, durante la puntata pomeridiana di La vita in diretta, condotta da Alberto Matano.  In un lungo servizio dedicato alla morte del neonato avvenuta all’Ospedale Sandro Pertini di Roma, di cui mi sono occupato recentemente, i giornalisti del servizio pubblico hanno completamente glissato sull’aspetto dirimente degli assurdi protocolli anti-Covid ancora vigenti nei nostri luoghi di cura. Protocolli, che è importante sottolineare, sono stati duramente contestati dal padre della piccola vittima innocente. Ebbene, nel servizio, nel quale sono stati messi in evidenza altri inquietanti particolari – sembra che per ben tre giorni la sfortunata puerpera abbia chiesto aiuto al personale, senza però ottenere alcuna assistenza – nessun accenno critico è emerso per ciò che riguarda i diabolici protocolli. Neppure nei commenti in studio, che hanno coinvolto il conduttore e la criminologa Roberta Bruzzone, tale questione è stata minimamente sfiorata.

E che la cosa non fosse determinata da una svista, bensì da una deliberata intenzione di sorvolare sull’imbarazzante aspetto delle misure anti-Covid, lo abbiamo capito da un chiaro dettaglio. Sembra, infatti, che nelle dichiarazioni del padre del bimbo, lette da un attore e che corrispondevano esattamente a quelle riportate dalla stampa nazionale, sia stato tagliato il seguente passaggio: “Molte donne sono lasciate sole nei reparti anche a causa delle restrizioni anti-Covid. I protocolli andrebbero rivisti”. In sostanza, così come poi è accaduto, eliminando il disperato J’accuse dell’inconsolabile genitore, le conclusioni della breve inchiesta si sono focalizzate sugli aspetti delle eventuali responsabilità civili e penali, derubricando completamente gli stessi protocolli. In tal modo, gli stessi demenziali protocolli, sui quali sarebbe stato corretto puntare il dito, sono stati fatti passare per una dolorosa necessità. D’altro canto, questi ultimi hanno rappresentato e ancora in parte rappresentano il prodotto di un sistema incentrato sul terrore pandemico di cui il summenzionato giornale unico ha sempre svolto un ruolo centrale. Tant’è che ancora oggi, a distanza di tre anni, per la Rai è ancora un tabù esprimere un qualunque giudizio critico sulle residue, demenziali misure anti-Covid che hanno già causato fin troppi danni.

Aggiornato il 31 gennaio 2023 alle ore 10:45