Cospito: istigare i violenti, mortificare i nonviolenti

Considerazioni sul caso dell’anarchico Alfredo Cospito, in sciopero della fame da credo ormai oltre cento giorni. La “fermezza” di cui taluni strologano, lo Stato che non cede, sono scempiaggini; lo erano negli anni in cui massima era la recrudescenza del terrorismo, di più oggi.

Purtroppo con questa vicenda ci si è infilati in un cul-de-sac che rischia davvero di avere un epilogo drammatico. Fare di Cospito una sorta di martire è quanto di più stupido e criminale ci possa essere. Peccato d’altra parte che Cospito e i suoi amici non comprendano che seguire le orme di Bobby Sands e degli altri irlandesi che si lasciarono morire di fame detenuti nelle carceri britanniche non serve a nulla. Marco Pannella, che ha praticato scioperi della fame e digiuni per tutta la vita, ne faceva strumento di lotta di speranza e di dialogo per la vita; non di disperazione per la morte, propria o altrui.

Detto questo, non ci si stancherà mai di dire che una grave responsabilità pesa su noi giornalisti e su tutti coloro che fanno in qualche modo informazione. La questione oggi è anche il lungo e penoso sciopero della fame di Cospito; ma soprattutto è la questione del 41 bis, su cui nessuno o quasi si sogna di fare una seria riflessione, un vero confronto e dibattito: sull’istituto in quanto tale; se sia compatibile con la Costituzione e i diritti dell’Uomo. È cosa che semplicemente si rimuove, o se ne parla in modo criminalmente demenziale. Anche di Cospito: ora che è arrivato a cento e passa giorni di violenza su se stesso; e ora che vengono messi in essere in Italia e in altri Paesi comportamenti violenti e criminali, ecco che se ne parla: di quei comportamenti, non della questione che ne è alla base.

La stessa cosa, sia pure in termini per fortuna meno cruenti, accade con quei sedicenti ambientalisti: ignorati, ma enfatizzati quando si rendono protagonisti di episodi discutibilissimi come l’imbrattamento di opere d’arte o monumenti.

Fino a quando si adottano metodi e tecniche nonviolente, si viene ignorati. Lo si vede con le manifestazioni radicali a sostegno del popolo iraniano: nonviolente, dunque ignorate. Se, Dio non voglia, qualcuno esasperato si dovesse abbandonare a qualche comportamento violento di sicuro non mancherebbero titoli e visibilità.

Questa è la nostra colpevole responsabilità di giornalisti: sistematicamente premiamo i violenti, sistematicamente mortifichiamo i nonviolenti. Con ciò di fatto si istiga a comportamenti criminali e violenti.

Aggiornato il 02 febbraio 2023 alle ore 10:00