Cinque Stelle e Covid: effetti indesiderati

sabato 4 marzo 2023


Mettetevi comodi. Procuratevi un secchiello colmo di popcorn – a chi non piacciono i popcorn – e godetevi lo spettacolo. Sta per andare in scena la pièce tragicomica dei Cinque Stelle che perdono quella faccia che non hanno mai avuto. L’occasione per l’ennesima messinscena dell’Opera buffa pentastellata si è presentata con l’avviso di chiusura delle indagini da parte della Procura della Repubblica di Bergamo che faceva luce sull’ipotesi di reato di epidemia colposa e omicidio colposo per la diffusione anomala del Covid in Val Seriana. All’esito dell’inchiesta, durata tre anni, sono stati emessi 19 avvisi di garanzia che hanno raggiunto il capo del Governo e il ministro della Salute in carica all’epoca dei fatti contestati, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, e l’allora assessore regionale lombardo alla Sanità, Giulio Gallera. Risultano indagati anche i vertici del Comitato tecnico-scientifico che ha coadiuvato il lavoro del ministro della Salute, Roberto Speranza, nel corso della crisi pandemica nonché l’ex capo del Dipartimento della Protezione civile, Angelo Borrelli, e l’ex direttore vicario dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), Ranieri Guerra.

Ça va sans dire, il presidente del Consiglio che ha gestito la prima fase della pandemia è stato Giuseppe Conte. Ed è di lui che desideriamo occuparci, tralasciando per il momento ogni considerazione sulla fondatezza di un procedimento penale costruito post festum. Vi domanderete perché solo Giuseppe Conte. Semplicemente perché lui è grillino, anzi è il capo dei grillini. Cioè è il leader di quella banda degli onesti che, con il proprio giustizialismo d’accatto, ha ammorbato l’aria già poco salubre della cosiddetta “Terza Repubblica”. Le regole del Codice etico del Movimento – a proposito, è ancora in vigore? – non sanciscono il principio-cardine della presunzione di gravità nella valutazione di eventuali reati contestati dall’Autorità giudiziaria a un indagato appartenente al Cinque Stelle? L’iscritto Giuseppe Conte, ricevuta l’informazione di garanzia, avrebbe dovuto procedere all’autosospensione da tutte le cariche rivestite nel partito. Non risulta l’abbia fatto. Risulta invece che nessuno tra i grillini glielo abbia chiesto. Ma come? Non erano quelli che pretendevano le dimissioni di chiunque altro esponente pubblico venisse solo sfiorato da un’indagine giudiziaria? Non erano quelli che onestà-onestà era il grido di battaglia per l’assalto al cielo del potere inquinato dal malaffare? E il garante del Movimento, “l’elevato”, il comico censore dei costumi altrui, Beppe Grillo, cosa pensa?

Per i pentastellati l’avvocato di Volturara Appula non si tocca, forse perché nella loro bizzarra concezione del Diritto, che provocherebbe un’eccitazione orgasmica a un gigante della Teoria del Diritto stesso quale Hans Kelsen (se fosse in vita), le regole sono fatte solo per chi non si sa regolare. E loro, i grillini, si sanno regolare. Sono uomini e donne di mondo che non necessitano di codici comportamentali ai quali attenersi. Perciò, si accusino pure gli altri delle peggiori nefandezze, mentre il loro leader è talmente candido e specchiato da dover essere giudicato innocente a prescindere, come direbbe Totò.

Tuttavia, la vicenda non può essere liquidata facilmente e, soprattutto, senza clamori mediatici. Dopo l’avviso di chiusura indagine, per gli inquirenti, il passo successivo è la richiesta al Giudice del rinvio a giudizio degli indagati. Ne vedremo delle belle. La posizione di Giuseppe Conte, insieme a quella di Roberto Speranza, verrà stralciata e inviata per competenza al Collegio chiamato, a norma della Legge costituzionale del 16 gennaio 1989, numero 1, a pronunciarsi sui presunti reati commessi dal presidente del Consiglio e dai ministri nell’esercizio delle loro funzioni. Ma il rinvio alla giurisdizione del “tribunale dei ministri” non è automatico. Occorre che la Camera legislativa di appartenenza dell’indagato si pronunci sulla concessione dell’autorizzazione a procedere. Come si comporterà Giuseppe Conte nel passaggio parlamentare? Come si posizioneranno i pentastellati? Cosa faranno gli altri partiti? Già, perché dallo scorso 25 settembre la musica è cambiata. La maggioranza in Parlamento è di centrodestra. Quindi, le sorti processuali di Conte e di Speranza sono nelle mani dei loro avversari. L’attuale coalizione che governa il Paese è in grado di mandarli a processo? Lo farà? Non dimentichiamo che nel centrodestra, in particolare in Forza Italia, vige l’inderogabilità del principio della non interferenza del potere giudiziario nelle dinamiche della politica. In condizioni ordinarie, avremmo suggerito a Conte e a Speranza di stare tranquilli perché non gli sarebbe accaduto nulla. Oggi è un’altra storia. C’è stata di mezzo l’ignobile vicenda della concessione dell’autorizzazione a procedere a carico dell’allora ministro dell’Interno, Matteo Salvini, per il reato gravissimo di sequestro di persona commesso in danno degli immigrati presenti a bordo di navi che ne avevano effettuato il recupero in mare. In quel frangente, i Cinque Stelle erano al potere con il centrosinistra e volevano farla pagare all’ex alleato leghista, colpevole di aver affondato il primo Governo Conte. E lo fecero. Sono passati alla storia i sorrisetti compiaciuti del premier Giuseppe Conte e dell’allora ministro degli Esteri, il grillino Luigi Di Maio, all’esisto delle votazioni in Senato che consegnavano Salvini alla Giustizia ordinaria. È lecito domandarsi: cosa farà la Lega? Restituirà la pugnalata ricevuta e chiederà agli alleati di fare altrettanto?

Di là dalle umane vendette, esiste un problema sostanziale che il centrodestra non può ignorare ai fini della valutazione sul comportamento da assumere in sede di votazione. Se non dovesse concederla, essendo coinvolti nel procedimento penale anche due esponenti politici del centrodestra – il presidente della regione Lombardia, Attilio Fontana, e l’ex assessore regionale Giulio Gallera – che non godono delle medesime garanzie costituzionali di cui beneficiano i due ex membri del Governo, si potrebbe determinare la paradossale condizione di un processo delicatissimo, che ruota sulle decisioni assunte dai vertici governativi per fronteggiare il dilagare dell’epidemia, portato avanti solo a carico di una parte politica non al Governo all’epoca dei fatti mentre l’altra, quella della sinistra dei Cinque Stelle e del Partito Democratico a cui oggi è collegato Speranza, non verrebbe toccata. È ipotizzabile che, annusata l’aria, Giuseppe Conte e Roberto Speranza giochino d’anticipo fingendo il beau geste di essere loro a chiedere di essere mandati a processo e non di attendere il voto sfavorevole dell’Aula.

Indipendentemente da ciò che vorranno fare i due, resta la domanda su quale sarà l’atteggiamento in Aula dei Cinque Stelle. Comunque vada, sono in un cul-de-sac. Se voteranno contro l’autorizzazione a procedere renderanno manifesto, pur di favorire il loro leader, il tradimento delle regole che essi stessi si sono dati. Se voteranno a favore della richiesta dei giudici, avranno salvato la faccia davanti all’elettorato che li giudica, ma saranno precipitati in una contraddizione che ugualmente li discredita. Come pensare di tenersi un solo minuto di più un leader contro cui essi stessi hanno votato un’autorizzazione a procedere? Non sarà meno scomoda la posizione del Pd. Sotto la segreteria del rancoroso Enrico Letta un voto favorevole all’autorizzazione a procedere sarebbe stato scontato. Oggi c’è al timone del partito Elly Schlein, che punta a ricucire il rapporto con i Cinque Stelle. Come farlo se i “dem” non mostrano solidarietà verso il capo pentastellato? C’è poi la posizione di Roberto Speranza. Fino a ieri l’ex ministro della Salute capeggiava una formazione politica minore ma formalmente autonoma, benché ancillare al Partito Democratico. Però, proprio in questi giorni Speranza ha annunciato l’intenzione di fare ritorno alla casa-madre. Che fanno i “dem”, lo “fottono” ancor prima di accoglierlo? Probabilmente, l’inchiesta di Bergamo, come molte altre dello stesso genere, finirà in una bolla di sapone. I parenti delle vittime si dovranno accontentare, a titolo riparatorio, di alcuni anni di gogna mediatica che verrà somministrata agli imputati. Andrà peggio ai Cinque Stelle i quali, essendo cresciuti elettoralmente in una bolla di sapone, proprio come una bolla di sapone si dissolveranno nel nulla. Nessuna meraviglia. Non è forse scritto nella Bibbia: cenere alla cenere, polvere alla polvere?


di Cristofaro Sola