La rivincita di Sparta

mercoledì 8 marzo 2023


Gli ucraini a Bakhmut – città circondata e rasa al suolo – resistono a oltranza. Il loro eroismo spiazza i russi, all’interno dei quali pare che si sia aperta una crepa tra l’esercito regolare e i mercenari della Wagner. E anche le munizioni comincerebbero a scarseggiare. Gli ucraini sono come Leonida alle Termopili.

Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, si reca a Gerusalemme: qualche battuta di rito sull’antisemitismo ma, soprattutto, la seconda carica dello Stato è lì per portare il sostegno dell’Italia a Israele, al suo diritto a esistere e a difendere i territori. Israele è una sorta di Sparta giudaica. I suoi giovani, nell’andare anche a scuola in uniforme e armati, sono dei veri e propri spartiati. I palestinesi, invece, sono una specie d’iloti.

Israele è sostenuto dagli ebrei della diaspora, che sono organizzatissimi e molto potenti negli Stati Uniti d’America. Perciò, lo supportano a spada tratta. Fino a ieri, nelle opinioni pubbliche degli Stati liberi le simpatie erano rivolte nei confronti dell’Atene di Pericle, Patria della democrazia. Una democrazia molto diversa dai nostri regimi rappresentativi. I cittadini furono la minoranza dei residenti. Andavano esclusi gli stranieri (lì per i loro commerci) e gli schiavi. La forma di produzione schiavistica sollevava i cittadini stessi dai lavori pesanti, sicché ebbero molto tempo libero per recarsi in piazza, discutere e deliberare. Nonché per passeggiare negli orti di Academo, di Licio o sotto il portico della Stoà, filosofeggiando. Non come noi che, poiché dobbiamo pure lavorare, siamo costretti a farci rappresentare in Parlamento.

Comunque, le opinioni pubbliche della moderna Atene mediata simpatizzavano, fino a ieri, per l’antica Atene. Adesso gli spiriti, nelle democrazie liberali, sono tutti per i Leonida ucraini e per gli spartani israeliani. Li sostengono con armi e risorse economiche, oltre che con sofisticati strumenti di guerra psicologica. Però non con il proprio sangue.

Combattano e cadano loro: noi celebriamo gli eroi, maestri di retorica, sofisti.


di Riccardo Scarpa