Il professore spiritista

mercoledì 7 giugno 2023


Sassolini di Lehner

Lo spiritista Romano Prodi grida all’autoritarismo in divenire. La marcia su Roma alle porte? Io non me ne sono accorto, forse perché non evoco gli spiriti dei morti e son privo di doti da medium.

Fra l’altro, lo spiritista non ha mai spiegato, se non con un’antologia di supercazzole, come facesse a sapere di “Gradoli”, già covo delle Bierre, ben prima della polizia. Comunque, l’allievo di Allan Kardec è, in assoluto, il meno autorizzato a gettare consimili allarmi da “Roma o Morte!”.

Nell’agosto del 1991, fui inviato a Mosca per seguire l’estremo tentativo dei neobolscevichi di conservare lo status quo in Urss, attraverso un colpo di Stato e il dispiegamento dell’Armata rossa nei grandi centri urbani, a cominciare da Mosca. Il primo ministro Valentin Pavlov, Boris Pugo ministro dell’Interno, il vicepresidente Gennadij Janaev, Vladimir Krjuckov, boss del Kgb, defenestrarono ufficialmente Gorbaciov – sul quale, però, non mancarono sospetti di connivenza, vedi le accuse dell’autorevole ministro degli Esteri Eduard Shevardnadze – in quei giorni in vacanza a Foros in Crimea.

Il putsch fu tempestivamente condannato in tutto il mondo, financo dai comunisti italiani, con tanto di editoriali su L’Unità.

Valentin Pavlov, del resto, stava per rovinare l’ultima grande balla propagandistica del Pci-Pds: la riformabilità del comunismo.

Ebbene, l’unico cazzaro globale, lesto a plaudire il golpe di Pavlov, fu lo spiritista Prodi, che sul Corriere della Sera del 20 agosto 1991 (giorno nel quale, davanti ai miei occhi, un cingolato degli Omon – i poliziotti antisommossa – passò sul corpo di uno studente sino a spiaccicarlo, rendendolo quasi ad una sola cruenta dimensione) affermò: “Conosco bene Pavlov... direi che per certi versi quello che ha fatto in queste ore è una scelta coerente. Mi aspetto entro pochi giorni passi decisivi per quanto riguarda la gestione dell’economia.

Insomma, Prodi non notò neppure un pizzico di autoritarismo in quell’azione, anzi la sostenne con oscena impudenza.

Certo, Prodi aveva forti interessi a tenersi buono il Cremlino, visto che la sua Nomisma era ospitata dentro un ministero sovietico. E Nomisma non era l’unico affare in terra russa.

Peccato per il nostro Romano che il putsch già al terzo giorno puzzava di fallimento, tanto che si lesse la ferale notizia: Pavlov ha il raffreddore.

Dalle parti sovietiche, di raffreddore si muore, visto che rinite acuta è l’eufemismo classico per indicare sconfitta o defunzione.

Il diritto costituzionale a dire stronzate non lo inibisco certo neppure a Romano Prodi, ma, rimembrando il percorso da “Gradoli” sino al “bravo Valentin”, posso rimarcare che Prodi usa spesso la bocca per affermare qualcosa di più grave, preoccupante e occulto delle stronzate.


di Giancarlo Lehner