rimarie Pd, c’è odore di bal-
lottaggi. Nelle ultime ore è
scoppiato il putiferio intorno alla
pagina di giornale acquistata dai
renziani per invitare gli elettori
a registrarsi tramite il sito ad hoc
.
Pubblicità
apparentemente neutra, ma ri-
conducibile alla fondazione Big
Bang e che per questo ha fatto
infuriare l’establishment demo-
cratico.
Su Twitter è stata subito guer-
ra, con gli staff dei due candidati
a darsele di santa ragione. Poi ec-
co l’esposto dei comitati di Ber-
sani, Vendola, Tabacci e Puppato
contro uno spot «ingannevole»,
in quanto «palesemente ricondu-
cibile al candidato Matteo Ren-
zi» che, pertanto, «sta tentando
artatamente di modificare in ma-
niera consistente la base eletto-
rale dei votanti per il turno di
ballottaggio».
Sorvolando su quanto dettato
dal regolamento circa le modalità
di voto per il secondo turno, nel-
le ultime ore è tornato d’attualità
il divieto «ai candidati e ai loro
sostenitori di ricorrere a qualsiasi
forma di pubblicità a pagamento,
come, ad esempio spot su radio,
televisioni, giornali, internet o af-
fitto di spazi su cartelloni pub-
blicitari». E se nei giorni scorsi
giravano voci su alcune presunte
scorrettezze da parte di Renzi e
Bersani proprio sul terreno degli
spot, oggi il caso si allarga fino
ad oltrepassare la vituperata pa-
gina di giornale acquistata dalla
banda dei rottamatori.
Da lunedì, girando per Roma,
automobilisti e pedoni si sono
imbattuti in un massiccio dispie-
gamento di manifesti.
Si trovano ovunque, nei tun-
nel della tangenziale e negli stra-
doni di Montesacro. Sulla Tibur-
P
tina e dalle parti della Nomenta-
na. La Capitale è tappezzata di
cartelloni recanti il solito mantra:
«
Domenica 2 dicembre tutti a
votare Bersani per cambiare l’Ita-
lia», firmato “Tutti per Bersani”,
comitato guidato da Tommaso
Giuntella e Alessandra Moretti a
sostegno della campagna di Ber-
sani 2013.
Decine? No, migliaia. Il bom-
bardamento, come sempre, è av-
venuto nella notte e nelle prime
ore del mattino. Molte pezze so-
no lì, sovrapposte l’un l’altra co-
me le più classiche delle affissioni
abusive. Altre ancora riempiono
ogni pertugio, dalle lamiere dei
cantieri della metropolitana agli
spazi pubblicitari sui marciapiedi.
I romani se ne sono accorti da
alcuni giorni, tanto che già mer-
coledì la pagina Facebook “Ro-
ma fa schifo” (dedita alle segna-
lazioni di decoro urbano)
stigmatizzava il fattaccio. Ora la
vicenda oltrepassa il territorio
capitolino, scomodando la rabbia
dei tifosi renziani e non solo. Per-
ché va bene che non siano am-
messe le inserzioni a pagamento,
ma come la mettiamo, caro Ber-
sani, con le affissioni abusive?
MARCO FATTORINI
di
MAURIZIO NAVARRA
ai Uno non ha davvero ba-
dato a spese. Ha allestito ap-
positamente lo studio nomentano
e messo a disposizione una eccel-
lente Monica Maggioni in grande
spolvero per una singolar tenzo-
ne che si avvia ad essere annove-
rata nella categoria “grandi even-
ti”.
Non è il confronto Obama–
Romney ma, fatte le debite pro-
porzioni, noi ci dobbiamo con-
tentare di un confronto
Bersani–Renzi.
Cosa dire di questo evento?
Tutto il bene possibile tranne,
forse, una mancanza di stile da
parte di tutti.
Troppo confusi per questo
scintillante testa a testa tre le due
più significative menti pensanti
del Partito democratico per ri-
cordarsi di Francesco Zaccaria,
operaio di 29 anni che quando
si è abbattuto il tornado sull’Ilva
di Taranto era nel porto, all’in-
terno della cabina di una gru, un
lavoratore ancora disperso dalla
furia degli elementi che si sono
abbattuti sulla città pugliese. Do-
po che sulla stessa città si era ab-
battuto un altro tornado, di altra
natura, che rischia di spegnere
una delle più importanti indu-
strie d’Europa.
Chi ha vinto il confronto? A
caldo sembra che abbia vinto
Renzi, forte della sua verve to-
scana che ha in certi punti lette-
ralmente sommerso Bersani.
Quest’ultimo, malgrado l’esi-
bita tranquillità, ha veramente
masticato amaro. E si è visto net-
tamente.
Poco da dire. Bersani ogni
volta che veniva messo all’angolo
metteva su la faccia di quello che
pensa: “Ma guarda un po’ ‘sto
R
ragazzino senza rispetto! Lascia
che vinca io e te la faccio vedere
io Firenze! Ti faccio fare il sin-
daco di Barberino di Mugello,
impertinente”.
Del programma futuro si è
parlato poco o nulla e tutti e due
i concorrenti sono rimasti sul ge-
nerico. Alla domanda della Mag-
gioni su cosa avrebbe fatto cia-
scuno dei contendenti da
presidente del Consiglio (oramai
che le elezioni siano appannaggio
del Pd è un dato scontato) addi-
rittura Bersani ha risposto che
avrebbe fatto qualche sorpresa;
caro italiano, il politico ti deve
sorprendere; mica ti può dire tut-
to. Sennò... magari non lo voti!
La trasmissione è però filata
via liscia e senza intoppi. Il con-
fronto c’è stato anche se Renzi,
ogni tanto, quasi a volersi scusa-
re di tanta sua arroganza, si è più
volte precipitato ad affermare
che in caso di vincita di Bersani
si sarebbe subito messo a dispo-
sizione del segretario.
Mi sarò distratto, ma Bersani
non ha mai risposto. Magari il
concetto è scontato, però lui non
ha detto la stessa cosa in caso di
vincita di Renzi. Signori. Conclu-
diamo con un inchino profondo.
I due hanno detto che hanno
fatto politica vera, mica chiac-
chiere e tabacchiere di legno che
il Banco di Napoli non l’impe-
gna! Bene. A domenica, e che
vinca chi vinca. Per il cittadino
italiano ho l’impressione, magari
sbagliata, che non sposti nulla.
La serata “politica” non è
conclusa. Senza neppure la fatica
di cambiare canale, si approda a
Vespa e
Porta a Porta
.
Non so
chi ha visto tutte e due le tra-
smissioni, ma vedendo la secon-
da sembrava di assistere alla ve-
glia funebre del Pdl.
Le dichiarazioni, si è un poco
salvata la Meloni, sono state sal-
modianti, quasi giaculatorie, un
rassegnato rosario recitato con
tutta la devozione possibile per
invocare il ritorno in campo del
Silvio salvatore universale, capa-
ce di dare sangue alle rape e di
invertire miracolisticamente il
corso dei fiumi.
C’è stato addirittura chi, fa-
cendo sfoggio di possedere qua-
lità divinatorie ed avere accesso
alle “segrete cose”, ha ipotizzato
due partiti per il Pdl: uno che fa-
rebbe le primarie e l’altro no.
Non è possibile mettere a
confronto i due spettacoli. Il Ber-
saRenzi ha vinto dieci a zero e
nel secondo, come ha detto Ve-
spa in punta di pungiglione, era
pieno di ex ministri che per aver-
li quando erano in carica erano
dolori. Questo l’epitaffio finale.
Sic transit gloria mundi.
II
POLITICA
II
K
Bruno VESPA
Da lunedì, a Roma,
automobilisti e pedoni
si sono imbattuti
in un massiccio
dispiegamento
di manifesti bersaniani.
E subito è scattata
l’ira dei tifosi renziani
segue dalla prima
La scelta sbagliata
(...)
Bersani e Monti hanno sentito parlare
del conflitto in atto tra sunniti e sciiti? Del
tentativo, in atto da alcuni decenni da parte
del regime khomeinista iraniano, di con-
quistare l’egemonia politica e religiosa e
della resistenza che a questo tentativo vie-
ne portata avanti dall’Arabia Saudita e da-
gli emirati del Golfo?
L’ispiratore ed il realizzatore della svolta
anti–israeliana della politica estera italiana
hanno avuto il vago sentore che i missili
iraniani lanciati da Hamas contro Israele
sono serviti a distogliere l’attenzione mon-
diale dall’azione repressiva che il governo
siriano, appoggiato dall’Iran, sta compien-
do contro i ribelli sunniti foraggiati dagli
emiri e dall’Arabia Saudita?
Bersani e Monti hanno tranquillamente
ignorato questi interrogativi ed hanno pre-
ferito seguire i loro pregiudizi, frutto di
vulgate diverse ma ispirate entrambe alla
tesi secondo cui la comparsa d’Israele ha
significato guerra e la sua scomparsa por-
terebbe automaticamente la pace. Forse è
il caso che qualcuno li informi che con la
loro scelta hanno reso accelerato i tempi
dell’Apocalisse atomica mediorientale.
ARTURO DIACONALE
Cambiale in bianco
(...)
dell’Iran nella questione mediorientale
hanno immediatamente suscitato nella si-
nistra e in ambienti istituzionali ipotesi di
connivenza del sindaco di Firenze con il
mondo della finanza ebraica? Non è ne-
cessario prendere il cannocchiale per rico-
noscere in questo gentile cadeaux un ulte-
riore, ributtante gesto di genuflessione nei
confronti del mondo arabo. Un’indecenza
che va a coronare la decisione del nostro
premier di avviare il processo di svendita
del nostro sistema aziendale con la mala-
fede di chi sa bene che questo significherà
accelerare quell’infiltrazione dei sauditi,
dei quatarioti e degli emirati, già padroni
di squadre di calcio e di sistemi aziendali
europei, nell’industria strategica italiana.
E che il dominio economico galopperà ve-
loce verso l’obiettivo di trasformarsi in un
dominio religioso che ci priverà delle nostre
libertà.
BARBARA ALESSANDRINI
Una destra sinistra
(...)
Il tutto mentre gli altri tre parlavano
del Banco Alimentare, di quanto bisogna
tornare a pensare la politica senza fare
politica, di cooptazione. Se nel suo salotto
Vespa, al posto di Lupi, della Gelmini e
della Santanché, avesse messo la Melan-
dri, Livia Turco e Diliberto, sarebbe stato
uguale: il remake di un vecchio film sul
grigismo della sinistra passata, oggi in-
carnato da questa destra. Destra e sinistra
oggi non sono uguali, non rappresentano
la stessa cosa; e non solo per gli argomen-
ti e i contenuti. La questione è che la si-
nistra è uscita dall’autoreferenzialità e ha
deciso di avere un leader, scegliendoselo.
La destra ha fatto il contrario: si è chiusa
in una stanza sempre più piccola e si è
messa a parlare a se stessa. Chissà se Ber-
lusconi ha guardato Rai Uno l’altra sera,
e chissà se ha capito che non basterà un
suo eventuale ritorno in campo per inter-
rompere la trama di questa commedia de-
gli equivoci. Chissà se ha capito che, per
rifondare un progetto liberal–identitario,
non ha bisogno di replicanti inutili e cor-
tigiani ma di persone libere, come Giorgia
Meloni o come Antonio Martino, come
Guido Crosetto, come tutti quelli che so-
no ancora in grado di donare alla politica
le sue due armi più efficaci in questa fase
di crisi: umiltà e verità.
GIAMPAOLO ROSSI
Confronto (poco equilibrato)
tra Pd e Pdl nel salottodi Rai1
Primarie Pd, guerra
di spot emanifesti
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SABATO 1 DICEMBRE 2012
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