Pagina 4 - Opinione del 2-8-2012

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rove di dialogo nella maggio-
ranza, mentre cresce la protesta
di Lega e Idv. A scattare la foto-
grafia dello stato dell’arte dopo la
riunione di ieri del Comitato ri-
stretto sulla legge elettorale è il vi-
cecapogruppo del Popolo della Li-
bertà, Gaetano Quagliariello,
secondo il quale «c’è ampia intesa
su cinque punti, mentre restano le
distanze su tre, sui quali però è
aperto il confronto». Ieri, insom-
ma, «è stato fatto un passo avan-
ti», come conferma il relatore Enzo
Bianco (Pd), che presenta un testo
che preferisce definire «punti qua-
lificanti di una proposta». Tra gli
ancora scettici, è possibile contare
Nichi Vendola, fresco promesso
sposo di Pier Ferdinando Casini.
«Ho parlato con Bersani stamat-
tina (ieri,
ndr
), nel corso del nostro
incontro, anche di legge elettorale.
P
Io gli ho detto la mia opinione: sic-
come il Parlamento si sta avvitan-
do su se stesso, si potrebbe pren-
dere sul serio uno di quei nostri
proclami quando facciamo appello
alla democrazia. Un milione e
200mila italiani si sono espressi
apponendo la firma sulla richiesta
di referendum che intendeva ripri-
stinare il Mattarellum come legge
elettorale. Quel referendum è stato
cancellato. Ma noi potremmo la-
vorare a ripristinare il Mattarel-
lum».
La maggioranza che sostiene il
governo Monti, però, sembra avere
in mente un altro percorso per la
riforma elettorale. E soprattutto
un altro esito finale. Gaetano Qua-
gliariello, parlando con i giornalisti
a palazzo Madama prima della
riunione del comitato ristretto,
professava ottimismo ma chiedeva
uno sforzo al Partito democratico:
«Restiamo in attesa della proposta
del Pd che, però deve essere di
compromesso, una proposta di
partenza come la nostra». Ci deve
essere, insomma, «un parallelismo;
il Pd e le altre forze politiche fac-
ciano anche loro delle proposte in
modo da consentire di mettere in-
sieme quello su cui c’è unanimità,
lasciando in discussione i punti re-
sidui». Dicendosi pronto a «sacri-
ficare le ferie sull’altare della rifor-
ma», Quagliariello si diceva
comunque «fiducioso che la legge
possa andare in porto anche in
tempi rapidi». Ora, dopo il comi-
tato ristretto almeno un consenso
di massima sui metodi della con-
sultazione sembra essere stato tro-
vato. E se la discussione residua ri-
guardasse davvero soltato “tre
punti su otto”, un osservatore
II
POLITICA
II
LaCorte dei conti è pessimista sul futuro dellaRai
di
DIMITRI BUFFA
el 2010 la Rai ha chiuso il
proprio conto economico con
una perdita di 128,4 milioni di eu-
ro e quindi «in peggioramento ri-
spetto all’esercizio precedente». Lo
mette nero su bianco la Corte dei
conti nella propria relazione perio-
dica da poco trasmessa al Parla-
mento.
La crisi quindi morde e non po-
co il colosso dell’informazione pub-
blica radio televisiva, spesso al cen-
tro delle polemiche e delle tensioni
lottizzatorie dei vari partiti politici.
In particolare «il patrimonio netto
evidenzia una riduzione comples-
siva del 25% rispetto all’esercizio
2009». Il conto economico conso-
lidato espone «un risultato negativo
per 98,2 milioni di euro». Manco
a dirlo, «anche per il 2010 l’eva-
sione dal pagamento del canone di
abbonamento è stata elevata:
26,7% per il canone ordinario e
60% per il canone speciale».
La Corte dei conti lamenta che
non siano state introdotte «misure
volte ad arginare il fenomeno»,
mentre «il ricavo derivante dalla
pubblicità ha evidenziato consisten-
te flessione rispetto agli esercizi pre-
gressi», cioè, ad esempio, circa 200
milioni di euro in meno rispetto al
2007. Infine «il contenimento dei
costi della produzione non è ap-
parso adeguato in relazione alla si-
tuazione economico-finanziaria del-
la società».
Tradotto in parole povere sem-
bra il ritratto della battaglia di Ca-
N
poretto al momento di contare
morti e feriti. Eppure se si va a ve-
dere nel dettaglio, a parte il masto-
dontico compenso del direttore ge-
nerale dell’epoca, Mauro Masi,
oltre 720mila euro annui, le spese
per il personale dirigenziale, e in
special modo quelle per i consiglieri
di amministrazione, risultavano ab-
bastanza contenute. Presidenti e
cda hanno navigato sulla cifra non
enorme di 177mila euro che com-
prendeva uno stipendio da 98 mila
più un’indennità da 75mila ciascu-
no. Non scandalosi neanche i com-
pensi dei sindaci, 45mila euro lordi
annui e del loro presidente, 63mila
euro lordi.
Nelle considerazioni finali tra
pagina 156 e pagina 162 della re-
lazione della Corte dei conti non si
dimostra alcun particolare ottimi-
smo per il futuro. Ad esempio, «va
segnalata l’esigenza di assumere
tutte le iniziative che si riterranno
più idonee per mantenere sotto
stretto controllo l’andamento del
costo del lavoro e degli oneri con-
nessi, sia per la Società che per il
Gruppo, considerando l’incidenza
di circa il 30% di tale fattore sul
costo della produzione ed attesa la
difficoltà di conseguire maggiori in-
troiti dalle attuali fonti di entrata».
La Corte rappresenta, inoltre,
«la necessità di una significativa ri-
duzione dei costi relativi alle con-
sulenze esterne, che hanno inciso
sul bilancio del 2010 per circa tre
milioni di euro, limitandone il ri-
corso in casi eccezionali, per periodi
limitati e sempre che le professio-
nalità richieste non siano annove-
rate all’interno delle risorse umane
della società». Una
vexata quaestio
si potrebbe tranquillamente dire.
La rigorosa razionalizzazione dei
costi «permetterebbe di neutraliz-
zare gli squilibri rilevati nella con-
tabilità separata e, ove coniugata
ad una efficace lotta all’evasione
del pagamento del canone radiote-
levisivo, inciderebbe sulla misura
del canone stesso, consentendone
la diminuzione a beneficio della
collettività che lo corrisponde».
A determinare risultati negativi
della gestione, oltre il mancato ri-
goroso contenimento dei costi e la
ridotta espansione di taluni ricavi,
ha contribuito la «inadeguatezza
del contratto di servizio (stipulato
tra il ministero dello Sviluppo eco-
nomico e la Rai) in tema di coper-
tura dei costi che lo svolgimento
del servizio pubblico comporta».
AI riguardo si segnala che «in
sede di rinnovo del Contratto di
servizio, vengono definite le attività
di Servizio pubblico, ma non anche
le risorse pubbliche aggiuntive da
rapportare alla nuova entità dei
compiti affidati e che dovrebbero
derivare, sulla base della vigente
normativa, dagli introiti da canone
e dalla parte della raccolta pubbli-
citaria da esporre nell’aggregato».
La Corte ribadisce il giudizio,
espresso nelle precedenti relazioni,
secondo cui il modello della con-
tabilità separata, «sicuramente va-
lido per dimostrare all’Unione eu-
ropea che il finanziamento
pubblico non supera il costo com-
plessivo sostenuto dalla concessio-
naria per lo svolgimento del servi-
zio pubblico», non può essere
assunto quale strumento «unico ed
esclusivo per determinare la misura
del canone di abbonamento».Per-
chè alcuni valori «provengono da
procedure basate sull’applicazione
di parametri numerici e sull’ipote-
tica applicazione di vincoli norma-
tivi previsti per la generalità degli
operatori del settore». Dalla rela-
zione poi veniamo a scoprire un
dettaglio che ha dell’incredibile: «In
relazione alle perdite evidenziate
nell’aggregato “a”, nei vari esercizi,
la società ha chiesto in più occasio-
ni al ministero dello Sviluppo eco-
nomico di provvedere a corrispon-
dere gli importi alla stregua delle
obbligazioni derivanti dal contratto
di servizio, secondo cui i costi del
servizio pubblico devono essere co-
perti dal gettito del canone (e dalla
pubblicità residua). Di recente, poi,
ha formalizzato atto di intimazione
nei confronti del ministero stesso
chiedendo il pagamento delle som-
me non erogate per compensare i
costi del servizio pubblico».
In pratica, fra un po’ avremo la
Rai che pignora il ministero delle
Telecomunicazioni. Nella prospet-
tiva illustrata nel piano Industriale
della società 2010-2012, dell’insor-
genza, nell’immediato futuro, di
gravi difficoltà per il perseguimento
dell’equilibrio di bilancio, a causa
soprattutto della prevista riduzione
dei ricavi pubblicitari, la Rai ha va-
lutato, «in linea con quanto rileva-
to da questa Corte, al fine del con-
tenimento dei costi della
produzione, l’opportunità di porre
in liquidazione o incorporare alcu-
ne società controllate, in rapporto
al perseguimento dei propri scopi,
trasferendo, alle sue strutture le at-
tività svolte dalle società soppres-
se».
Last but not least
, le sanzioni
economiche comminate dall’Ag-
com, spesso su input di partiti di
minoranza come quello dei Radi-
cali italiani, «per la inosservanza,
da parte della Rai, dei principi ge-
nerali in materia di informazione e
di ulteriori compiti di pubblico se-
vrizio nel settore radiotelevisivo,
nei programmi di informazione e
di propaganda». Tali sanzioni han-
no gravato sul bilancio della società
per oltre 0,5 milioni di euro.
La Corte quindi «raccomanda
alla Società di attenersi nelle pro-
prie trasmissioni agli obblighi im-
posti dalla normativa vigente, onde
evitare di privarsi di risorse per
fronteggiare eventuali sanzioni ir-
rogate dalla Autorità per le garan-
zie nelle comunicazioni».
Un monito che si potrebbe an-
che tradurre con il classico “chi
rompe paga e i cocci sono suoi”.
Legge elettorale,maggioranza
in cerca del dialogo perduto
Il passivo di bilancio
per il 2010 è di 128,4
milioni. E le prospettive
non sembrano migliori
esterno potrebbe anche pensare
che l’intesa sia effettivamente a
portata di mano. A non crederci,
però, sono in molti. Uno è proprio
l’omologo di Quagliariello alla Ca-
mera. Per il vicecapogruppo degli
azzurri a Montecitorio, Osvaldo
Napoli, infatti, «è di tutta evidenza
che Bersani ciurla nel manico». «Il
Pdl - aggiunge Napoli - non ha po-
sto condizioni per un confronto
aperto sulla legge elettorale, ma
questo non basta per fare una buo-
na legge se il Pd mette paletti come
fa Bersani. Qual è il senso delle sue
affermazioni sulla “irrinunciabili-
tà” del premio di maggioranza alla
coalizione e non al partito? È ov-
vio che siamo di fronte al tentativo
scoperto di Bersani di rovesciare il
tavolo delle trattative per andare
al voto con il Porcellum. Lo scan-
dalo non sta nel fatto di volerlo,
ma nel fatto di volerlo e negarlo.
La doppiezza togliattiana è soprav-
vissuta al suo ideatore». Togliatti
a parte, adesso sarebbe bene che -
prima di mettersi d’accordo con il
Pd - nel Pdl si mettano d’accordo
con se stessi.
(m.l.)
L’OPINIONE delle Libertà
GIOVEDÌ 2 AGOSTO 2012
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