Pagina 7 - Opinione del 04-9-2012

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II
ECONOMIA
II
Wall Street contro la City.Ma sarà vero scontro?
e Wall Street e la City, i due
pesi massimi della finanza e
della speculazione, si scontrano,
vuol dire che è suonata la cam-
panella dell’ultimo round per il
sistema finanziario? È troppo pre-
sto per dirlo. Da tempo tra i due
templi della finanza c’è un cre-
scendo di colpi per la supremazia.
Dall’inizio della crisi negli Usa
indagini parlamentari e giudizia-
rie hanno portato a galla i giochi
sporchi della finanza speculativa,
come dimostrano le vicende dei
mutui subprime, dei derivati Otc
e di tutte quelle operazioni ad al-
to rischio fatte dalle grandi ban-
che americane. Alcune come la
Lehman Brothers sono fallite, al-
tre come la Wachovia Bank sono
state assorbite da altre. Fallimenti
e acquisizioni spesso hanno co-
perto il grande marcio dei loro
bilanci. Naturalmente hanno an-
che così dissolto le responsabilità
penali per le grandi truffe dei de-
rivati della Lehman e per il rici-
claggio dei soldi della droga della
Wachovia.
Sono emerse le responsabilità
delle “too big to fail”, come la Jp
Morgan o la Goldman Sachs, in
azioni speculative e anche frau-
dolente. Il tutto messo a tacere
con alcune dimissioni di manager
e con il pagamento di multe che
in realtà sono una piccola percen-
tuale dei guadagni illeciti.
Indubbiamente Wall Street ha
accusato il colpo. Ha perso la sua
centralità basata sul fatto che la
gran parte delle operazioni finan-
ziarie erano fatte in dollari. Ha
licenziato operatori e persino ta-
gliato bonus. Ha ridotto le sue at-
tività. Ma nel contempo ha lotta-
to contro le riforme volute da
Obama fino a neutralizzarle in
gran parte.
Recentemente anche
Bloom-
berg News
ha scritto che Wall
Street dovrebbe ulteriormente ri-
durre i suoi team di 3.000 unità
mentre la City si preparerebbe ad
assumere altri 9.000 operatori fi-
nanziari. Sono dati eloquenti.
Intanto l’annacquata riforma
“Dodd-Frank” dei mercati finan-
ziari americani starebbe per in-
trodurre dei nuovi regolamenti
che, seppur molto limitati, po-
trebbero portare gli speculatori e
gli altri operatori a disertare Wall
Street per non essere “schedati”
e sottoposti ai controlli delle
agenzie americane.
In verità anche la City ha su-
bito colpi pesanti, ma si è tenuta
sotto traccia. La City è un tut-
t’uno con il sistema di potere po-
litico ed oligarchico britannico.
Ecco perché a parte qualche
denuncia verbale, Londra non ha
ancora presentato un’indagine se-
ria sulle malefatte speculative. Ep-
pure è proprio nella City che ha
sede l’80% di tutti gli hedge
funds mondiali ed è sempre qui
che una grande mole di derivati
Otc viene contrattata con moda-
lità altamente opache.
D’altra parte è noto che la Ci-
ty rappresenta almeno il 10%
dell’intero Pil inglese. I rapporti
con il potere politico britannico
sono stati resi palesi al summit di
Bruxelles dello scorso 9 dicembre
S
quando il premier David Came-
ron si rifiutò di sottoscrivere l’ac-
cordo europeo che tra l’altro ven-
tilava l’idea della Tobin tax sulle
transazioni finanziarie.
I problemi per la City sono ar-
rivati dall’altra sponda atlantica.
Sulla scia di certe indagini aperte
in Europa, i Dipartimenti di Giu-
stizia di New York e del Connec-
ticut hanno accusato la Barclays
di aver guidato per anni la mani-
polazione del Libor. È vero che
anche due banche americane so-
no coinvolte, la Jp Morgan e la
Citigroup, ma per la grande stam-
pa americana la responsabilità è
soprattutto inglese ed europea.
Come da noi già evidenziato
tempo fa, una commissione del
Senato americano ha accusato la
Hong Kong & Shanghai Banking
Corporation (Hsbc) di riciclaggio
di soldi sporchi della droga tra
gli Usa e il Messico. Il procura-
tore di New York Ben Lawsky
ha denunciato una banca storica
inglese, la Standard Chartered, di
aver “lavato” 200 miliardi di dol-
lari iraniani contravvenendo alle
sanzioni americane contro Te-
hran.
Secondo il
New York Times
la
denuncia riguarderebbe anche la
Deutsche Bank che sarebbe coin-
volta in business con i cosiddetti
“stati canaglia”, quali la Corea
del Nord, la Siria, il Sudan, Cuba
e l’Iran. Anche 5 banche europee,
le olandesi Abn Amro e Ing, le
britanniche Barclays e Lloyd e il
Credit Suisse, sono accusate di
condurre affari con Corea del
Nord, Cuba e Iran che finanzie-
rebbero terrorismo e traffico di
droga. Ciò dimostra che sono
aperti molti fronti.
Anche da queste accuse, de-
nunce e scandali il quadro dell’in-
tero sistema finanziario mondiale
risulta fortemente compromesso.
Del resto era già noto che parte
della speculazione si basava an-
che su traffici illeciti.
Ci auguriamo che finalmente
la verità sulla crisi sistemica
emerga in tutta la sua portata.
Wall Street e la City sono due
“lupi famelici” che per il momen-
to si azzannano tra di loro per la
supremazia e per i resti della car-
cassa del sistema finanziario. Ma
l’Europa dovrebbe vigilare seria-
mente perché potrebbe diventare
la preda su cui i lupi insieme po-
trebbero accanirsi.
* Sottosegretario all’Economia
del governo Prodi
** Economista
Dall’inizio della crisi
negli Usa indagini
parlamentari
e giudiziarie hanno
portato a galla i giochi
sporchi della finanza
speculativa, come
dimostrano le vicende
dei mutui subprime,
dei derivati Otc e di tutte
quelle operazioni ad alto
rischio fatte dalle grandi
banche americane.
Alcune come la Lehman
Brothers sono fallite,
altre come laWachovia
Bank sono state
assorbite da altre.
Fallimenti e acquisizioni
spesso hanno coperto
il grande marcio dei loro
bilanci. Indubbiamente
Wall Street ha accusato
il colpo. Ha perso la sua
centralità basata sul fatto
che la gran parte
delle operazioni
finanziarie erano fatte
in dollari. In verità anche
la City ha subito colpi
pesanti, ma si è tenuta
sotto traccia. La City
è un tutt’uno
con il sistema di potere
politico ed oligarchico
britannico. Ecco perché,
a parte qualche denuncia
verbale, Londra
non ha ancora
presentato un’indagine
seria sulle malefatte
speculative. Eppure
è proprio nella City
che ha sede l’80%
di tutti gli hedge funds
mondiali ed è sempre
qui che una grande mole
di derivati Otc viene
contrattata con modalità
altamente opache
di
MARIO LETTIERI*
e
PAOLO RAIMONDI**
L’OPINIONE delle Libertà
MARTEDÌ 4 SETTEMBRE 2012
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