Pagina 1 - Opinione del 5-8-2012

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Direttore ARTURO DIACONALE
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Domenica 5 Agosto 2012
delle Libertà
Quei mercati cattivi e quei governi incompresi
icordo che nel recente passato
circolava una frase propagan-
distica, espressa dai governi in crisi
di credibilità, secondo la quale le co-
se realizzate non erano state ade-
guatamente spiegate al popolo, così
da subìre l’eccessiva penalizzazione
di un giudizio fondamentalmente
distorto. Una tesi, quest’ultima, che
ho sempre considerato ridicola e as-
solutamente controproducente sul
piano politico.
Ebbene, in questi giorni il pre-
mier Monti ha sostanzialmente ag-
giornato questa formula, sostenendo
candidamente che il nostro paese
starebbe scontando sul piano finan-
ziario l’eccessiva sottovalutazione
R
dei mercati in merito alle misure che
il suo esecutivo tecnico ha adottato
per rimettere in sesto l’Italia. In altri
termini, la febbre da cavallo dello
spread, tornato pericolosamente in-
torno ai 500 punti, deriverebbe in
buona parte dalla incapacità degli
investitori di capire fino in fondo la
bontà della cura economico-finan-
ziaria adottata dai professori prestati
alla politica.
Quindi, tanto per cambiare, dob-
biamo prendere atto che il destino
cinico e baro ci riserva sempre la
beffa di governi assai validi ma sem-
pre dannatamente incompresi.
L’idea, al contrario, che possano
aver ragione coloro i quali mostrano
diffidenza nei confronti di una certa
politica non sembra proprio passare
per l’anticamera del cervello di chi
ne porta la responsabilità. Sono gli
altri che sbagliano nel giudizio, o
per mancanza di una corretta divul-
gazione o, come ha rilevato l’attuale
presidente del Consiglio, a causa di
una informazione incompleta.
Ma forse, nella situazione attua-
le, le cose non stanno proprio in
questi termini. Forse i mercati stan-
no considerando non così salvifiche
le scelte di un governo tecnico, so-
prattutto perchè troppo sbilanciate
sul fronte delle tasse, acuendo in tal
modo la grave recessone già in atto.
Forse proprio la micidiale combina-
zione di questo fattore, ossia la cre-
scita sotto zero, con un indebita-
mento che ha raggiunto il 123,3 del
Pil -qualcosa come duemila miliardi
- ed una spesa corrente che nessuno,
professori compresi, sembra riuscire
a contenere è stata fin troppo ben
compresa da chi è chiamato ad in-
vestire i suoi quattrini nel nostro
paese.
In parole ancor più semplici, la
mia impressione sulla percezione dei
mercati circa il nostro rischio paese
mi risulta assolutamente corretta, in
rapporto alle oscure prospettive di
un sistema affetto oramai endemi-
camente...
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2
Lanuova stagione somalaparte dallaCostituzione
ecenti agenzie echeggiano fi-
nalmente buone novità da
Mogadiscio: i giovani somali tor-
nano ad affollare le spiagge, liberi
dai timori dei colpi vaganti, da
quando le forze dell’Unione afri-
cana hanno allontanato gli Sha-
bab. Allo stesso tempo, si registra
una leggera ripresa dell’economia,
generata dai modesti capitali ac-
cantonati dai somali all’estero, che
stanno rientrando nella capitale.
Anche il percorso di stabilizza-
zione politica, imposto per ultimo
dagli accordi di Addis Abeba dello
scorso 23 maggio, ha registrato
progressi che non erano immagi-
nabili nei presupposti in cui fu av-
R
viato. Attualmente, il paese è gui-
dato dalle Istituzioni federali tran-
sitorie (presidente, governo e par-
lamento), attivate con la
Conferenza di pace di Nairobi nel
2004 e, secondo lo scadenzario
adottato ad Addis Abeba, entro il
20 agosto dovrà essere eletto il
nuovo presidente della Repubblica
somala da parte del nuovo parla-
mento federale dopo che un’As-
semblea costituente, che ha aperto
i lavori lo scorso 25 luglio, avrà
selezionato i 225 deputati che lo
andranno a comporre.
Obiettivo dell’Assemblea co-
stituente è anche adottare la Co-
stituzione provvisoria, che potrà
divenire definitiva a seguito di re-
ferendum popolare. In essa, come
in altre Costituzioni ad ispirazio-
ne islamica, sin dai primi articoli
viene sancito chiaramente che la
Shari’ah è fonte principale della
legislazione e dell’intero ordina-
mento statale e che nessuna legge
può essere contraria ai dettami
dell’Islam. Parimenti è affermato
che l’Islam è religione ufficiale di
Stato e che i diritti fondamentali
e le libertà delle persone sono a
fondamento del nuovo Stato so-
malo. Anche la tutela della fami-
glia trova concrete garanzie, seb-
bene per ora manchi un
qualunque cenno alle “pari oppor-
tunità” uomo-donna.
Il sistema giudiziario prevede
una magistratura indipendente ma
con la Shari’ah quale riferimento
diretto e, con tale scelta, il legisla-
tore ha voluto asserire che, oltre
a possedere una religione di stato,
la Somalia vuole seguire anche la
tradizione giuridica islamica, pur
utilizzando strumenti occidentali
quali i codici e la Costituzione
scritta.
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2
di
FERDINANDO FEDI
Il difficile percorso
di stabilizzazione
politica del paese,
imposto dagli accordi
di Addis Abeba
dello scorso 23 maggio,
ha registrato progressi
che non erano
neppure immaginabili
quando fu avviato
di
CLAUDIO ROMITI
Invece di lamentarci,
faremmo meglio
a prendercela con chi,
oggi come ieri, continua
a cullarsi nella nefasta
illusione di riuscire
ad esorcizzare
le italiche difficoltà
a colpi di luoghi
comuni o di frasi fatte
Unasse tra liberali per salvare l’Italia
K
La vicenda della legge eletto-
rale dimostra che non è questa la sta-
gione in cui poter realizzare riforme
serie, capaci di incidere profondamente
sulle grandi questioni irrisolte che gra-
vano sul paese. Bisogna prendere atto
della realtà e regolarsi di conseguenza
mettendo in conto, sulla base di quanto è
avvenuto sulle riforme abortite di Monti o
su quelle mancate, che l’unica stagione
in cui provvedimenti incisivi possono es-
sere concordati e realizzati segue e non
precede una elezione politica. Già, ma
quali riforme? E promosse da chi? Il pe-
ricolo che grava sul paese è che dopo il
voto la frammentazione sia uguale a
quella di oggi. Di qui la necessità di inco-
minciare a riflettere su questo pericolo.
Per non arrivare del tutto impreparati ad
un appuntamento dal cui esito può di-
pendere la sopravvivenza stessa del no-
stro paese. L’appello, dunque, è ai liberali
del centro destra e del centro sinistra. Ma
chi avverte la responsabilità di contri-
buire alla soluzione della crisi del paese
s’impegni da subito a battersi dopo le
elezioni per la realizzazione delle riforme
indispensabili.