Pagina 4 - Opinione del 05-9-2012

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II
POLITICA
II
Crollano le vendite
La crisi dei quotidiani
Editoria: Rizzoli e La7,
movimenti d’autunno
Le colpe sinistre
nel caso dell’Ilva
n merito alla situazione spino-
sa dell’Ilva di Taranto si è in
vena ora di tirare le somme in
merito alle responsabilità poli-
tiche. Il consigliere regionale pu-
gliese del Pdl, Pietro Lospinuso
ha fatto notare che mentre si as-
siste «con il fiato sospeso – sono
sue le parole - al sadico balletto
in corso sulla pelle del futuro di
Taranto e non soltanto di Taran-
to, non possiamo consentire che
un identico giudizio di condanna
coinvolga indiscriminatamente
tutta la politica locale, a fronte
di comportamenti molto diver-
si».
Nello specifico si è riferito al-
la definizione di un concreto e
preveggente, quanto purtroppo
inattuato, Contratto di Program-
ma, a cui aveva partecipato, che
nel 2004, ai tempi del penultimo
governo Berlusconi, del governo
regionale di Fitto e dell’ammini-
strazione comunale di Rossana
Dibello, definì e finanziò un pia-
no di risanamento dell’area Ilva.
Questo piano tra l’altro con-
teneva la sostituzione delle co-
kerie obsolete, di cui l’allora sin-
daco di Taranto, Rossana
Dibello, aveva ordinato la chiu-
sura, la realizzazione della me-
ga-barriera per contenere le pol-
veri ed il trasferimento dei
condomini più interessati. All’uo-
po, oltre agli ingenti investimenti
I
che l’azienda si impegnò a rea-
lizzare ed ha realizzato, si resero
disponibili 56 milioni di euro
pubblici, che invece le successive
amministrazioni di sinistra- ha
tenuto a precisare Lospinuso -
non seppero e/o non vollero uti-
lizzare.
Così come – ha fatto notare
- hanno perso 25 milioni finaliz-
zati al risanamento del Mar Pic-
colo e 20 milioni per il Distri-
park, preferendo distrarre i
tarantini con leggine regionali
tanto strombazzate quanto inu-
tili.
Di questo i tarantini ed i pu-
gliesi tutti hanno il diritto ed il
dovere di chiedere conto a Ven-
dola, a Florido, a Stefano ed a
quanti con loro bloccarono quel
progetto invece di migliorarlo, e
non hanno saputo in questi anni
far altro, sulla questione ambien-
tale tarantina, che diffondere
proclami a vuoto, autentiche
“grida” manzoniane, secondo il
consigliere pidiellino. «Noi fa-
cemmo la nostra parte per la sa-
lute, abbiamo continuato a farla
denunciando le omissioni e le de-
predazioni di cui sopra, e ci sia-
mo schierati dalla parte dei la-
voratori quando gli altri
vezzeggiavano ed aizzavano gli
ideologi della chiusure al buio»
ha polemicamente concluso.
VITO PIEPOLI
di
LUCA PAUTASSO
attone a rischio crollo: le ca-
se degli italiani potrebbero
valere la metà di quanto valessero
nel 2007. È quanto sostengono le
cassandre della crisi immobiliare
italiana: di questo passo il valore
commerciale degli immobili ri-
schia di perdere il 50% rispetto ai
picchi eccezionali dei prezzi di cin-
que anni fa. Ma davvero rischia-
mo una bolla come quella spagno-
la? E soprattutto: cosa è successo
all’investimento preferito dalle fa-
miglie italiane per trasformarlo
quasi in una sorta di flop?
Per Giuliano Olivati, presidente
bergamasco della Federazione ita-
liana agenti immobiliari profes-
sionali, previsioni così pessimisti-
che sono forse un po’ azzardate,
ma un calo c’è. E si vede.
«Anche il centro studi di Con-
findustria conferma quello che
l’Osservatorio immobiliare Fiaip
Bergamo sta predicando da alme-
no tre anni: la ricreazione è finita,
l’economia italiana, europea e
mondiale è drammaticamente
cambiata, la possibilità di spesa e
indebitamento delle famiglie si è
ridotta, e perciò non possono non
scendere i prezzi delle case» dice
Olivati.
In Italia le famiglie hanno sem-
pre avuto una particolare predile-
zione ad investire acquistando il
M
cosiddetto “tetto sulla testa”. Una
tendenza, osserva Olivati, molto
più marcata che in altri paesi eu-
ropei: «Da noi il tasso di famiglie
proprietarie sta tra l’80% e l’85%,
mentre in Germania e Olanda si
attesta più o meno al 50%» pro-
segue. Ma le “care vecchie abitu-
dini” non bastano a tenere in vita
il mercato immobiliare così come
siamo stati abituati a pensarlo ne-
gli ultimi anni: «È chiaro che in
Italia la famiglia-tipo dedicherà
alla casa un budget superiore, ma
c’è un limite fisiologico, dato che
non è possibile destinare all’acqui-
sto della casa più di un terzo del
reddito e i salari non sono in cre-
scita. Le banche per soprammer-
cato o non fanno mutui o finan-
ziano solo il 50-60% del valore
della casa, e il credit crunch è uno
dei fattori-chiave della crisi immo-
biliare».
Ecco allora il perché del crollo.
Ma crollo di quanto? «Che i va-
lori siano scesi dal 2008 a oggi
mediamente del 30% è un dato
appurato da qualsiasi agente im-
mobiliare italiano; che la forbice
di trattativa nel 2012 viaggi tra -
15 e -20% anche» sostiene Oliva-
ti. Che lancia poi un avvertimento:
«Se la profezia degli economisti
pessimisti si avverasse, sarebbe
l’euro che si rimangia il suo rad-
doppio dei prezzi sulla lira».
«Quella attuale – spiega anco-
ra il presidente Fiaip Bergamo - è
una nuova fase economica strut-
turalmente imparagonabile a quel-
la precedente. Non è nemmeno
una bolla immobiliare. Non siamo
Dubai» dice. Allora con cosa dob-
biamo fare i conti? «Con un mu-
tamento strutturale epocale del-
l’economia, macro e micro».
E cosa significa? «Che siamo
diventati tutti più poveri, tanto le
famiglie quanto sistema-paese. An-
che i prezzi delle case, che non so-
no oggetti sulla Luna ma cose in
vendita che esistono qui e ora, si
regolano di conseguenza». Occor-
re farsene una ragione, dunque, e
agire di conseguenza. Perché non
è tutto perduto, anzi: «È ancora
possibile fare ottime trattative che
soddisfino il venditore e l’acqui-
rente».
Ecco come crolla il mattone
Varrà lametà rispetto al 2007
Secondo i pessimisti,
il valore commerciale
degli immobili rischia
di perdere il 50%
rispetto ai picchi
eccezionali di cinque
anni fa. Rischiamo
una bolla alla spagnola?
estate che chiudono, calo di vendite dei
quotidiani e dei periodici. Lo stop delle
trasmissioni della tv digitale Dalia è l’ultimo
della serie dopo la chiusura del quotidiano
free press
City
e dei due giornali della sinistra
Liberazione
e
Il Riformista
. A 8 mesi dal li-
cenziamento i 16 dipendenti dell’emittente
televisiva Teletirreno, che ha cessato le tra-
smissioni nel novembre del 2011, devono es-
sere ancora liquidate delle loro spettanze re-
tributive. È scontro al gruppo Dmail
(azionisti il presidente dell’Atalanta Percassi,
quello del Torino Urbano Cairo e Adriano
De Carolis) il circuito che dopo l’acquisto di
Netweek
è costituito da 42 testate locali del
Nord Italia, 600 mila copie al giorno. Il crollo
in borsa in agosto e le dimissioni dagli organi
societari hanno gettato lo scompiglio a fronte
di un indebitamento che si aggira sui 30 mi-
lioni. La Consob ha acceso i riflettori sulla
gestione. In pericolo centinaia di posti di la-
voro. In Friuli la tv
Telequattro
, in difficoltà,
ha tagliato le sedi di Udine e Gorizia mentre
a Trieste sono rimasti solo due giornalisti. A
Lucca
NoiTv
ha messo in mobilità 7 gior-
nalisti per la crisi degli investimenti pubbli-
citari. Al
Sole24ore
, il colosso economico del-
la Confindustria, sono state ridotte 160 unità
a seguito del piano di razionalizzazione delle
strutture che ha comportato
la revisione del piano industriale per renderlo
compatibile con un mercato in continua con-
trazione. Misure drastiche per la radio sono
state messe in campo dai Paolini. Don Pietro
Truglia, l’amministratore delegato subentrato
a Vito Franciolla, ha suonato un campanello
d’allarme sul bilancio del gruppo chiuso nel
2011 con una perdita di oltre 9 milioni con
T
ipotesi di tagli dei 283 addetti. Dopo la chiu-
sura di
Telesubalpina
perdono copie sia
Fa-
miglia cristiana
, diretta da don Antonio Scior-
tino, sia il mensile
Jesus
che
il Giornalino
.
In cinque anni il mondo dell’editoria ha
perduto quasi un milione di copie. La crisi
maggiore si è registrata tra il 2008-09 con
un calo anche degli abbonamenti cartacei di
oltre l’11 per cento. In questo periodo è
esploso il fenomeno dell’informazione on
line che ha portato il numero degli utenti di
quotidiani sui siti web dai 4 ai 6 milioni. I
mutamenti del sistema dei media sono quindi
enormi ed ancora non s’intravede un asse-
stamento. Le vendite così crollano ma au-
mentano i lettori grazie quindi alla diffusione
dei nuovi supporti tecnologici. I siti web e le
applicazioni mobili per Smartphone e tablet
hanno moltiplicato i canali di fruizione del-
l’informazione, spingendo le testate giorna-
listiche a fornire on line i propri contenuti.
Fino a pochi anni fa il sistema di distribu-
zione era vincolato e limitato alle edicole.
Oggi gli strumenti si sono ampliati. Basta un
computer e Internet per collegarsi da ogni
parte del mondo con il giornale preferito. In
questo quadro dall’incerte prospettive s’in-
serisce lo scontro giornalistico tra testate della
carta stampata o radiotelevisive per sostenere
o contrastare certe soluzioni
o ricostruzioni politiche, economiche e cul-
turali. Lo scontro fratricida tra giornali-par-
tito della sinistra (
Il Fatto
contro
Repubbli-
ca
,
Europa
ex popolari contro
l’Unità
, Luca
Telese che lascia Travaglio per fondare il nuo-
vo quotidiano
Pubblico
, le inondazioni sul
web di Beppe Grillo) è un fatto nuovo.
(s.m.)
è movimento nell’autunno editoriale.
Cambiano o si assestano le proprie-
tà, si sfornano nuovi programmi tv soprat-
tutto d’approfondimento politico in vista
delle elezioni del 2013, si chiudono testate,
giornalisti e lavoratori del settore vengono
licenziati alla faccia della riforma del mer-
cato del lavoro. Le decisioni più rilevanti
riguardano
La 7
,
il Corriere della Sera
, la
nuova gestione Rai (4,1 milioni l’ attivo
di bilancio 2011 dopo 5 anni di rosso) con
l’esautoramento del cda. Ormai fanno tut-
to la presidente Anna Maria Tarantola e
il direttore generale Luigi Gubitosi che ri-
spondono solo a Palazzo Chigi e quindi a
Mario Monti che li ha scelti e voluti. Par-
tiamo da Telecom. Il braccio operativo
Ita-
lia Media
sta completando l’iter di vendita
della tv
La 7
che il direttore Enrico Men-
tana sta tenendo a galla come terzo polo
grazie al telegiornale, gli speciali e appro-
fondimenti politici che tuttavia non supe-
rano mai il milione e mezzo d’ascolto. La
salute economica di
Telecom Italia Media
non attraversa un buon momento tanto
da rifiutare il salvataggio della tv digitale
Dalia
che ha cessato le trasmissioni. Do-
veva essere l’alternativa a
Mediaset
sul di-
gitale terrestre ma il mancato accordo con
Telecom ha fatto precipitare le cose. Re-
stano a casa 25 giornalisti, circa 150 gio-
vani tra tecnici ed amministrativi e frastor-
nati 600 mila abbonanti che avevano tirato
fuori in anticipo gli euro per vedere le par-
tite di Cagliari, Catania, Cesena, Chievo,
Lecce, Parma, Sampdoria. Per
La 7
, che
nell’ultimo semestre ha perduto 49 milioni
di euro su 70 di fatturato, il dossier sul
C’
suo stato di salute è all’esame delle 15 so-
cietà che hanno risposto alla proposta d’in-
teressamento. Tra i potenziali interessati
all’acquisto si stanno facendo avanti due
esperti del settore, Claudio Sposito del
Fondo Clessidra e Marco Bassetti. Per
il
Corriere della sera
dopo le turbolenze
dell’estate (circola con insistenza l’ipotesi
di un aumento di capitale della Rcs a causa
del miliardo di deficit a metà 2012) l’attesa
di decisioni e cambiamenti è per l’assem-
blea straordinaria del 16 ottobre convo-
cata per la ricostruzione del capitale. Il so-
cio di maggioranza Giuseppe Rotelli
(16,5%) sarebbe d’accordo spinto anche
da Diego Della Valle, che vorrebbe salire
ancora dal suo 5,5%. Per Mediobanca in-
vece (14,2%) l’aumento di capitale non
costituisce l’unica alternativa. La vendita
di Flammarion e Data, l’arrivo di un par-
tner industriale internazionale potrebbero
consentire l’abbattimento di 450 milioni
di debito. Riflettori puntati allora sulle
mosse del nuovo amministratore delegato,
Pietro Scott Jovane, nominato a maggio.
Nell’operazione tagli e riduzione dei costi
potrebbero essere inserito anche il rime-
scolamento delle alleanze. Tenendo conto
che anche Piazzetta Cuccia è nel mirino
degli operatori per le sue partecipazioni
strategiche in Rcs, Generali e Telecom è
probabile un autunno di grandi fibrilla-
zioni intorno alle galassie editoriali. Qual-
che chiarimento verrà già il 5 settembre
dalla relazione dell’ad Alberto Nagel coin-
volto nelle richieste di buonuscita della fa-
miglia Ligresti da Fonsai.
SERGIO MENICUCCI
L’OPINIONE delle Libertà
MERCOLEDÌ 5 SETTEMBRE 2012
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