Pagina 6 - Opinione del 06-9-2012

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Bank of America Stadium: è questo il vero
nome dello stadio del football di Charlotte
dove Barack Obama dovrebbe parlare oggi,
per via dello sponsor della sua edificazione
che qui ha il suo quartier generale. Ma i De-
mocratici preferiscono chiamarlo con il nome
della squadra locale, Panthers Stadium, per
evitare imbarazzanti associazioni con un gi-
gante della finanza.
Questo però è decisamente il meno. Il fat-
to è che, stadio o non stadio, una location
così tipicamente “sudista” è decisamente in-
solita per consacrare la candidatura alla rie-
lezione di un presidente come Obama. Ep-
pure la Convention Nazionale Democratica
si è aperta proprio qui: in
un uno Stato del Sud di
quelli nei quali da sempre
domina il voto conserva-
tore e nei quali, dai tempi
di Nixon, il voto conser-
vatore soffia nelle vele del
Partito Repubblicano nel-
le elezioni nazionali. E in
una città che vanta fiera-
mente quale proprio resi-
dente più illustre il novan-
taduenne reverendo Billy
Graham, vera e propria
istituzione vivente della
città: il più celebre dei
predicatori americani, definito da Harold
Bloom «il Papa dell’America protestante»,
colui che dall’ultimo dopoguerra in poi tutti
i presidenti hanno voluto incontrare come
una sorta di consigliere spirituale, a prescin-
dere dalle sue idee conservatrici. D’accordo,
non siamo nel “Profondo Sud” (mica è il
South Carolina questo!), ma siamo comun-
que decisamente nel Sud. Prima di Obama,
l’ultimo candidato democratico a vincere in
North Carolina era stato il georgiano Jimmy
Carter, quando era stato eletto alla Casa
Bianca nel lontano 1976. Nel 2004, George
W. Bush stracciò in South Carolina lo sfidante
democratico John Kerry, lasciandolo indietro
di dodici punti percentuali, 56% contro 44,
nonostante questi avesse chiamato ad affian-
carlo come candidato alla vicepresidenza
John Edwards, all’epoca popolare senatore
eletto proprio in questo Stato. È stato quindi
un piccolo miracolo quello realizzato da
Obama quattro anni fa, quando il candidato
Democratico conquistò il
North Carolina battendo
l’avversario
John
McCain; vinse però di un
nonnulla, meno di mezzo
punto percentuale, il
49,7% contro il 49,3. Fu
l’unico stato “sudista” ol-
tre alla confinante Virgi-
nia (la Florida non si con-
sidera politicamente tale)
strappato ai repubblicani,
ed in assoluto quello che
Obama vinse con il mar-
gine più esiguo (in Virgi-
nia invece Obama vinse
di sette punti, ribaltando simmetricamente il
risultato di Bush del 2004; ma se si votasse
oggi, stando alla media dei sondaggi calcolata
da
RealClearPolitics
, il suo vantaggio sarebbe
decimato e quindi a rischio sorpasso).
ALESSANDROTAPPARINI
alessandrotapparini.blogspot.it
ra le azioni del governo previste dal-
l’agenda approvata dal Consiglio dei
ministri del 24 agosto, è compreso anche
lo studio di una disciplina di regolamen-
tazione delle attività di lobbying. L’unica
disciplina in materia esistente è quella
adottata dal ministro delle Politiche Agri-
cole per regolamentare il rapporto tra il
suo dicastero e i gruppi di pressione. Non
è ancora chiaro se si intenda proseguire
la strada aperta dal ministro Catania, con
atti emanati dalle singole amministrazioni
per disciplinare i rapporti tra la loro strut-
tura e le lobby, o se si ambisca ad una re-
golamentazione di portata più generale,
che detti regole comuni
cui debbano sottostare
tutte le amministrazioni.
La prima strada sembra
più agevole, dato che
ogni ministero può
adottare norme in ma-
teria con decreti relativi
all’organizzazione e alle
attività dei propri uffici.
Probabilmente il proli-
ferare di qualche decina
di albi e decreti dal con-
tenuto eterogeneo non
è il risultato più auspi-
cabile.
Difficilmente potrà veder la luce, dati
i tempi stretti, una legge in materia o un
regolamento di portata generale, che co-
munque dovrebbe poggiarsi su una norma
di legge di rango primario. Al di là della
forma, il rapporto tra l’amministrazione
e i gruppi di pressione si concreta in uno
T
scambio di informazioni: l’amministra-
zione fornisce informazioni sui processi
decisionali in atto; i gruppi di pressione
consegnano al decisore pubblico informa-
zioni, dati, argomenti, raccolti dalla con-
creta esperienza di attori impegnati nel
settore o altri soggetti la cui sfera giuri-
dica può essere toccata dalla decisione
che sta per essere assunta, a sostegno di
una decisione pubblica. Più il processo
decisionale è aperto e trasparente, più la
partecipazione dei gruppi di pressione può
svolgersi in modo altrettanto trasparente
e su base paritaria. Il rischio più grosso
è che l’albo istituito si trasformi in un or-
dine professionale a nu-
mero chiuso. Si ostrui-
rebbero i canali di
informazione tra l’am-
ministrazione e pezzi
della società e del tes-
suto economico, qualo-
ra i requisiti si riferisse-
ro
ai
soggetti
rappresentati. Così co-
me il requisito di una
laurea in determinate
materie
ridurrebbe
l’ambito delle compe-
tenze e dei saperi con
cui l’amministrazione
può venire a contatto attraverso i canali
della lobbying istituzionalizzata. Un re-
quisito di età o anzianità, infine, ostaco-
lerebbe indebitamente l’accesso alla pro-
fessione dei giovani.
DIEGO MENEGON
www.libertiamo.it
Come fare lobby senza
creare albi e ordini inutili
Trasparenza e apertura
sono gli obiettivi
che il nostro governo
dovrebbe perseguire
nel regolamentare
il rapporto tra i ministeri
e i diversi gruppi
di pressione esistenti
Lo stadio delle pantere
lancia la sfida di Obama
Charlotte (N. Carolina)
ospita la convention
dei Democratici.
La location sudista
consacra la corsa
del presidente,
ma le incognite
sono dietro l’angolo
L’OPINIONE delle Libertà
GIOVEDÌ 6 SETTEMBRE 2012
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